Palestinesi scomparsi, tra pulizia etnica e epistemicidio

Gaza. A Gaza, le persone non dormono, appena appoggiano la testa sul cuscino. Pensano ai loro cari scomparsi in circostanze misteriose, chiedendosi impotenti quando finalmente scopriranno il loro destino sconosciuto.

È una ferita aperta che genitori, fratelli e altri familiari soffrono aspettando il ritorno dei loro parenti lontani.

Anche se sono fiduciosi di incontrare i loro figli scomparsi, a volte le famiglie temono che possa essere accaduto loro qualcosa di brutto.

Con il cuore spezzato, chiedono insistentemente notizie dei figli scomparsi, supponendo che siano stati uccisi o imprigionati.

Ma la cosa più dura che genitori e familiari devono affrontare è l’incertezza.

Pulizia etnica e epistemicidio.

Tra l’assedio e i bombardamenti israeliani nella Striscia di Gaza, non solo i giovani scompaiono, ma anche le loro storie e notizie.

Jamal Nabil Abu Namous e Mumin Abu Jazar sono due giovani palestinesi di Gaza che sono scomparsi in eventi separati. Le loro famiglie, però, hanno provato un dolore simile.

Il 14 aprile 2024, Jamal ha deciso di attraversare il corridoio di Netzarim per raggiungere il nord della Striscia di Gaza, senza sapere che questo viaggio sarebbe stato davvero l’ultimo.

A Netzarim, spesso chiamata l’asse della morte di Israele, Jamal è scomparso del tutto. Non è stata trovata nessuna traccia di lui.

Jamal lavorava in un supermercato e viveva una vita normale. La sua improvvisa assenza ha sconvolto la vita della sua famiglia.

“Ogni giorno, Jamal usciva per andare al lavoro e poi tornava a casa, ma il 14 aprile non è tornato”, ha raccontato suo fratello Mohammed, sottolineando che hanno cercato ovunque e hanno chiesto a tutti quelli che conoscevano Jamal, ma invano.

Le condizioni di salute della madre di Jamal sono gravemente peggiorate. Ma il dolore ha ucciso suo padre, letteralmente non metaforicamente.

Sono passati mesi. La famiglia desiderava incontrare il figlio, o almeno conoscere la sua sorte.

Non si conosce ancora il destino di Mumin Abu Jazar, 17 anni. L’8 ottobre 2024, ha deciso di partire da Khan Yunis verso il bivio di al-Khirba, nella città di Rafah, quando era iniziata l’invasione di terra israeliana.

All’alba, Mumin se n’è andato. Per sempre. Non si udivano altro che i bombardamenti degli aerei e le cannonate dei carri armati. Da quel giorno, non si è più sentita una sola storia su Mumin.

“I carri armati israeliani erano schierati nell’area, ma Mumin era determinato ad andare là “, ha sottolineato suo cognato, Mohammed Abu Jazar.

Israele ha distrutto la casa della famiglia di Mumin. Non solamente i suoi genitori sono stati privati ​​di un riparo decente, ma anche di tranquillità e sonno. Piangono giorno e notte.

L’ultimo barlume di speranza per loro era cercare il suo nome nei registri dei martiri e nei registri dei prigionieri. Ma invano.

Hanno cercato qualsiasi prova o informazione che potesse condurli dove si trova il loro figlio Mumin.

“Stiamo cercando qualsiasi indizio. Vogliamo sapere se è vivo, morto o perfino imprigionato”, ha detto suo padre con voce tremante, affermando che il destino di suo figlio deve essere rivelato.

Almeno 14.000 Palestinesi sono scomparsi dopo che Israele, sostenuto dagli USA, ha commesso un brutale genocidio contro la Striscia di Gaza.

(Fonte: PIC).

Traduzione per InfoPal di Edy Meroli