I Palestinesi stanno subendo un genocidio: Israele merita lo status internazionale di paria

MEMO.Di Firoz Osman. Gli impulsi d’ira dei sionisti contro la parola evocativa che inizia con la lettera A dovranno ora lottare contro la ignobile parola che inizia con la G. Il fatto che Israele sia una entità di Apartheid non si discute, con istituti ed accademici internazionali che lo dichiarano un crimine contro l’umanità. A ciò si deve ora aggiungere il fatto sempre più ovvio che i Palestinesi stanno subendo un Genocidio per mano dei coloni israeliani.

La creazione dello stato di Israele nel maggio del 1948 è stata un’impresa coloniale durante la quale i Palestinesi sono stati dislocati con una deliberata politica di terrore e di pulizia etnica che ha fatto spazio a coloni forestieri, provenienti in gran parte dall’Europa e dal Nord-America. Il colonialismo sionista si differenziava dalle altre imprese coloniali europee nelle sue intenzioni in quanto erano molto più ambiziose; in effetti si proponeva non soltanto di sfruttare le persone indigene e di rubare le loro risorse, ma anche di espellerli facendo insediare gli ebrei nelle terre rubate.

Fin dall’inizio, il sionismo – l’ideologia che sta alla base di Israele – ha ritenuto che il terrorismo fosse una delle armi indispensabili per raggiungere il conseguimento di una patria ebraica in Palestina. Civili innocenti palestinesi sono stati massacrati in gran numero, e sono stati presi di mira anche i funzionari del mandato britannico.

David Ben Gurion, il 1o Primo Ministro di Israele, enunciò chiaramente l’agenda sionista nel 1937, ben prima della sua realizzazione avvenuta nel 1948: “Noi dobbiamo espellere gli arabi prendendo il loro posto”. Secondo Ilan Pappé questa pulizia etnica è stata una politica programmata già dagli anni ’30. Pappé è un accademico israeliano autore di “La Pulizia Etnica della Palestina” che ha definito la politica israeliana nella Striscia di Gaza come un “genocidio graduale“. Invece di radunare i Palestinesi per compiere una esecuzione di massa, gli israeliani attuano politiche subdole volte a rendere la vita talmente miserabile per la popolazione indigena che questa decide autonomamente di andarsene a vivere altrove. Con le parole dei sionisti, questo si chiama “trasferimento silenzioso” e prevede l’erosione di terre e diritti, colonie illegali esclusive per gli ebrei, violenza omicida e la distruzione di massa delle infrastrutture ed abitazioni.

Tutto ciò è accompagnato da un blocco quasi totale di Gaza, aiutato e favorito dall’Egitto e dalla comunità internazionale. Le necessità di base, come cibo ed acqua pulita, sono scarse, le interruzioni elettriche durano anche fino a 20 ore al giorno, ed i materiali per ricostruire le infrastrutture distrutte non possono entrare nell’enclave. Questo, ad esempio, ha compromesso molto gravemente il settore sanitario, con emergenze e servizi diagnostici a rischio (risonanze magnetiche, tomografie computerizzate e raggi X, unità di terapia intensiva e sale operatorie) in 13 ospedali pubblici. Inoltre, la salute pubblica è minacciata da acque reflue non trattate – gli israeliani hanno distrutto le strutture e non consentono di effettuare le riparazioni – e da impianti di desalinizzazione danneggiati, così come da una ridotta capacità di raccolta dei rifiuti solidi.

Cinquanta organizzazioni umanitarie internazionali, tra le quali l’Organizzazione Mondiale della Sanità ed il Comitato internazionale della Croce Rossa, hanno chiesto la fine del blocco, definendolo una violazione del diritto internazionale. Lo strangolamento della Striscia di Gaza dal giugno 2007 ha provocato un lento cammino verso la malnutrizione, le malattie e la morte.

La Striscia di Gaza ha subito anche tre devastanti offensive militari israeliane, nel 2008, 2012 e 2014. Il loro costo è stato terribile, in termini di vittime civili così come per le infrastrutture. Migliaia di Palestinesi sono stati massacrati con le armi più orribili, compresi i bulldozer telecomandati che demoliscono le case con ancora dentro le famiglie, e droni che lanciano missili nelle strade affollate e all’interno di condomini, scuole, cliniche ed ospedali. Gaza è stata abbondantemente inondata di uranio impoverito, fosforo bianco e bombe a grappolo.

“Le forze israeliane potrebbero anche aver attaccato consapevolmente o deliberatamente persone che erano palesemente dei civili”, sostiene Human Rights Watch, “e strutture civili, tra le quali un ospedale; violazioni di leggi militari che indicano la presenza di crimini di guerra”.

Secondo Amnesty International: “Attaccare deliberatamente una abitazione civile è un crimine di guerra, e l’enorme quantità di abitazioni civili distrutte, in alcuni casi con intere famiglie al loro interno, indica un modello massiccio di ripetute violazioni delle leggi di guerra”.

Palestinesi, cavie di laboratorio per le armi israeliane.

Yotam Feldman, un ex-giornalista del quotidiano israeliano Haaretz e regista del documentario “The Lab”, afferma che Israele ha trasformato i Territori occupati in un laboratorio che utilizza per perfezionare, testare e mostrare i suoi arsenali militari.

L’autore di “War Against the People”, l’accademico israelo-americano Jeff Halper, spiega che Israele ha un vantaggio rispetto ai suoi rivali nel commercio di armi; il suo laboratorio militare è un terreno di prova in tempo reale con obiettivi viventi. “Avete 4,5 milioni di Palestinesi sui quali potete testare armi e dispositivi di sicurezza”, afferma Halper. “Ed è per questo motivo che Israele è all’avanguardia in questo mercato. Se lo si osserva da questo punto di vista, il mondo sembra diverso. All’improvviso, paesi che sembravano esserti nemici diventano tuoi amici. Sbucano fuori tutti i tipi di interessi”.

Di conseguenza, negli ultimi due decenni Israele è diventato uno dei principali esportatori di sicurezza, sorveglianza e attrezzature militari in quanto le ditte israeliane di tecnologia militare hanno contrassegnato i loro prodotti come “battle-tested” (testato in battaglia) e “combat proven” (collaudato in combattimento), dando pertanto ad esse un vantaggio competitivo nel mercato internazionale delle armi.

Israele è stato il fornitore più importante del regime di apartheid del Sudafrica ed ha collaborato nel suo sviluppo del programma nucleare, allungando per decenni l’oppressione sulla popolazione di non-bianchi. Ha fornito armi al governo del Ruanda anche quando questo era impegnato nel genocidio delle tribù Tutsi, considerato il genocidio più rapido nella storia umana. Oltre a tutto questo, Israele ha rifornito di armi anche i serbi mentre compivano la pulizia etnica dei musulmani bosniaci dell’ex-Jugoslavia.

Inoltre, Israele esporta armi ai gruppi terroristici in Siria e Libia, aiutandoli a destabilizzare l’intera regione. I regimi repressivi di tutto il mondo, compreso quello del Myanmar, sono mantenuti in piedi grazie alle armi israeliane, mentre i regimi tirannici come quello di Abdel Fattah Al Sisi in Egitto, i regni autoritari di Arabia Saudita e Bahrein, ed altri despoti ricevono un supporto simile da parte di Israele.

Gli israeliani hanno alimentato i focolai dell’islamofobia, aumentando deliberatamente le tensioni contro i musulmani, a livello globale. L’incoraggiamento sionista degli ultranazionalisti razzisti di estrema destra negli USA, in India e in Europa è sotto gli occhi di tutti, con “allarmi” fabbricati ed operazioni false-flag utilizzati per giustificare le illegittime ed immorali usurpazione, occupazione e colonizzazione della Palestina per mano di Israele.

Israele ha ottenuto l’appoggio internazionale dipingendosi come una sorta di bastione civilizzato nella battaglia tra “Islam ed Occidente”. Questo assomiglia, nel tono, alla islamofobia fomentata da ideologi di destra di tutto il mondo, tra cui Donald Trump, il quale ha dichiarato tristemente che “l’Islam ci odia” e ha fatto pressione per l’approvazione di un divieto contro i musulmani quando è divenuto presidente.

I signori della guerra sionisti sembrano essere dipendenti dalle guerre e dai tumulti sociali, così come lo erano altri colonizzatori, imperialisti, ultranazionalisti, fascisti e nazisti nati all’interno dell’Europa. Guerre senza fine significano non soltanto opportunità per l’espansione dello stato sionista verso la “Grande Israele”, ma anche la creazione di enormi profitti a spese delle vittime innocenti di tali politiche. Gli estenuanti ed alla fine infruttuosi “negoziati di pace” dimostrano chiaramente che l’estrema destra che governa Israele considera la pace come una minaccia. I sostenitori anti-apartheid, come l’arcivescovo Desmond Tutu, hanno sostenuto – a ragion veduta – che la versione israeliana dell’apartheid è peggiore di quella che hanno subito i non-bianchi in Sudafrica. In verità, essi riconoscono la natura genocida dell’auto-proclamato stato ebraico. Israele merita ben più del suo crescente status internazionale di paria.

Traduzione per InfoPal di Aisha Tiziana Bravi