Palestinesi tra i superstiti del naufragio avvenuto al largo delle coste turche

Ma’an-Reuters. “Non sono state identificate nazionalità palestinesi tra le vittime del mortale naufragio di una imbarcazione di immigrati salpata dalle coste turche”. E’ quanto ha affermato ieri sera, venerdì 7 settembre, l’ambasciata palestinese ad Ankara.

La squadra inviata a Izmir dall’ambasciata per cercare superstiti palestinesi ha confermato che 10 sono stati identificati come tali. Due dei palestinesi sopravvissuti sono di campi profughi libanesi, e altri otto di campi in Siria.

Report iniziali, ieri, parlavano di un consistente numero di palestinesi a bordo, ma l’ambasciata ritiene che superstiti siriani abbiano dato generalità palestinese per evitare l’espulsione dalla Turchia.

La cronaca di ieri, venerdì 7 settembre.

Fonti ufficiali affermano che almeno 61 immigrati, palestinesi e siriani, dei quali più della metà sono bambini, hanno perso la vita a seguito del naufragio della loro barca sovraffollata, avvenuto a poche decine di metri dalle costa occidentale turca sul Mar Egeo.

Tahsin Kurtbeyoglu, il governatore del distretto costiero di Menderes, nella provincia di Izmir, ha riferito a Reuters che le indagini preliminari dimostrano che la causa dell’affondamento è stato il sovraffollamento della piccola imbarcazione.

La  destinazione dell’imbarcazione è tuttora ignota, tuttavia, Ahmetbeyli, il piccolo villaggio turco dal quale lo scafo era salpato, dista solo pochi chilometri dall’isola greca di Samos. La Grecia, a sua volta, rappresenta una frequentatissima via d’accesso per gli immigrati che cercano di  varcare i confini dell’Unione Europea.

In un comunicato stampa, l’ufficio del governatore di Izmir rende noto che “il bilancio del naufragio è di 61 vittime, di cui 12 uomini, 18 donne, 28 bambini e tre neonati”.

I media turchi riferiscono che l’alto numero dei morti è dovuto al fatto che le donne e i bambini erano rinchiusi in un vano nella parte inferiore dell’imbarcazione, tuttavia questo dato non trova conferme ufficiali.

Kurtbeyoglu, ha dichiarato che 46 persone sono state tratte in salvo, tra cui ci sono il capitano della barca ed il suo assistente, entrambi di nazionalità turca, e attualmente in stato di arresto.

Ha anche aggiunto che tutti i cadaveri sono stati estratti dalla barca, ed è improbabile che il bilancio delle vittime si aggravi ulteriormente.

L’ufficio del governatore di Smirne afferma che i sopravvissuti, di nazionalità palestinese e siriana, sono stati trasferiti ad Ahmetbeyli per sottoporsi ai controlli sanitari, e due di loro sono stati ricoverati in ospedale.

I media turchi riferiscono la presenza di cittadini iracheni a bordo dell’imbarcazione, tuttavia queste affermazioni non trovano conferme.

La posizione della Turchia come ponte tra l’Asia e l’Europa, insieme al suo relativo benessere economico, rispetto ai paesi confinanti, l’ha da tempo eletta sia come destinazione che come luogo di transito per gli immigrati provenienti dal Medio Oriente e da altre regioni più distanti, come l’Africa e l’Asia meridionale.

Secondo l’Organizzazione Mondiale per l’Immigrazione, che affianca i governi nella lotta all’immigrazione clandestina, la posizione della Turchia fa di essa una meta principale del traffico di esseri umani.

Secondo le Nazioni Unite, nell’ultimo anno, un numero record di immigrati, 1.500, per lo più africani, ha perso la vita nel tentativo di raggiungere le coste europee, con le rivolte in Tunisia e in Libia, che hanno aggravato il bilancio.

Il caos in Siria ha spinto più persone a fuggire.

In seguito alla rivolta contro il presidente Bashar al-Assad, iniziata più di 17 mesi fa, oltre 200mila siriani hanno cercato rifugio in Giordania, Iraq, Libano e, soprattutto, in Turchia.

Dalla Turchia un numero sempre crescente preme per varcare i confini dell’Unione Europea, specialmente in Grecia; la maggior parte di essi cerca asilo politico nel nord dell’Europa.

La Turchia ospita attualmente 80mila profughi siriani nei campi profughi situati al confine sud-est con la Siria, a centinaia di chilometri dal loro Paese d’origine.

Multeci-Der, un gruppo turco con sede a Izmir che si occupa dei diritti dei rifugiati, afferma che un numero crescente di clandestini siriani è stato fermato nelle ultime settimane in Grecia mentre tentava di fuggire dalla Turchia.

In un comunicato diffuso dal gruppo si legge: “Le procedure per richiedere l’asilo politico  devono essere trasparenti, più veloci ed accessibili alle persone richiedenti asilo, altrimenti questi ultimi non avranno altra scelta se non quella di affidarsi ai trafficanti di esseri umani.

Immagini televisive hanno mostrato delle piccole imbarcazioni e squadre di subacquei alla ricerca dei superstiti appena fuori da Ahmetbeyli.

Un comunicato ufficiale ha reso noto che l’imbarcazione è affondata a meno di 100 metri dalla costa, dopo essere salpata intorno alle 5:30 del mattino (02:30 GMT).

L’isola greca di Samos è ben visibile da Ahmetbeyli, quest’ultima  si trova in una  famosa regione costiera frequentata da turisti, sia turchi sia stranieri.

Circa 130mila immigrati attraversa ogni anno le frontiere marittime e di terra della Grecia, la maggior parte di loro transita dalla Turchia.

Secondo l’agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), lo scorso anno più di mille immigrati sono giunti in Grecia via mare, secondo i dati del governo greco; altri 55mila hanno attraversato il confine terrestre tra Grecia e Turchia a Evros.

Nel mese di aprile, la Grecia ha aperto un centro di detenzione costruito di proposito per gli immigrati irregolari: è stato il primo di circa 50 centri che i funzionari greci avevano dichiarato di voler completare entro la metà del 2013.