Panico in Israele

941154Al-akhbar.com. Di Yahya Dabouq. Il 21 gennaio, Israele è passato da uno stato di ansia ad uno stato di panico dopo che i tentativi di contenere la rabbia dell’Iran e di Hezbollah – offrendo martedì delle attenuanti per mitigare e scuse indirette per voce di un ufficiale maggiore della sicurezza – sono falliti. Il panico si è impadronito della gente nelle colonie nel nord di Israele quando si è diffusa la notizia che alcuni commandos di Hezbollah stavano attraversando il confine per effettuare operazioni di sequestro.

Hezbollah, il partito di Resistenza Islamica libanese, ha tenuto il 21 gennaio i funerali degli ultimi due dei sei martiri che sono stati assassinati domenica da un bombardamento aereo israeliano nella città siriana di Quneitra. Nel frattempo, sono iniziati i preparativi per celebrare, domenica prossima a Dahiyeh, sobborgo nel sud di Beirut, la commemorazione ad una settimana dal loro martirio. Fonti smentiscono, parlando ad Al-Akhbar, che il Segretario generale di Hezbollah Sayyed Hassan Nasrallah intenda tenere un discorso spiegando il punto di vista del partito circa le circostanze dell’attacco ed il modo con il quale la resistenza se ne occuperà.

Le parti interessate all’interno di Hezbollah hanno continuato ad investigare i dettagli dell’attacco, studiando le informazioni circonstanziate, ed offrendo alla leadership del partito le eventuali risposte (ognuno è consapevole che una risposta debba essere inevitabile). Hezbollah si sta comportamento in modo sincero a proposito delle conseguenze dell’attacco. Hezbollah non sta aspettando “chiarimenti, spiegazioni o scuse” da parte di Israele. Come al solito, la resistenza è preoccupata di come scoraggiare e punire Israele, prendendo in considerazione, questa volta, il problema di come espandere il fronte nord da Shebaa in Libano fino alle Alture del Golan, in Siria.

A livello nazionale, contatti non ufficiali sono stati intrapresi a marzo 2014 tra i membri della coalizione all’interno e fuori dal governo – senza nessuna dichiarazione pubblica, finora – che chiedono ad “Hezbollah di non vendicarsi degli attacchi fino a quando ciò non avvenga in territorio libanese”.

Intanto, le colonie del nord di Israele vicino al confine col Libano sono entrate in uno stato di panico, il giorno successivo alla diffusione della notizia tra i coloni che un commando di Hezbollah stava attraversando il confine per svolgere “operazioni di sequestro” in una delle colonie. Il dispiegamento di rinforzi militari nella parte centrale del confine, con blocco delle strade, chiedendo ai coloni di restare all’interno delle loro case fino a quando le operazioni di ricerca e perlustrazione non fossero terminate, ha soltanto aumentato il panico tra la gente.

Secondo i media israeliani, questa trepidazione ha spinto i coloni a chiudere i loro negozi, le strade erano deserte senza né auto né persone a piedi, con la polizia e l’esercito che bloccava le strade principali e quelle laterali. L’esercito israeliano ha annunciato che stava incrementando il grado di preparazione lungo il confine con il Libano, adottando tutte le misure anticipatamente per poter affrontare qualsiasi infiltrato ostile che volesse rapire soldati e coloni.

Dopo ore di massima allerta, l’esercito israeliano ha annunciato che non era ancora stato individuato nessun gruppo che stesse attraversando il confine con il Libano verso le colonie – precisamente nell’area della montagna di Ramim, nella parte centrale. L’esercito ha riaperto tutte le strade chiedendo ai coloni di tornare alle loro vite normali. Gli organi di stampa riportavano che le voci circa le operazioni di infiltrazione avevano suggerito al “capo di stato maggiore dell’esercito israeliano, Benny Gantz, l’annullamento della sua partecipazione alla conferenza dei capi militari degli stati membri della NATO”.

Il dibattito comincia

I media israeliani hanno cominciato a criticare la decisione affrettata di lanciare un attacco a Quneitra, dicendo che esso si fondava su una analisi costi-benefici non ben ponderata, invitando ad investigare sul fallimento dell’intelligence che ha contraddistinto l’attacco, e criticando le istituzioni politiche per la loro risposta.

Amos Harel, esperto di questioni militari presso il quotidiano Haaretz, ha chiesto ai membri della Knesset per gli Affari Esteri e al Comitato per la Sicurezza di dedicare più tempo prossimamente per discutere le “crisi di sicurezza maggiori”, in particolar modo le minacce costituite dall’Iran e da Hezbollah, e di porre, a coloro che hanno preso la decisione di attaccare, alcune domande fondamentali. Era Jihad Mughniyeh l’obiettivo previsto, oppure volevano uccidere il Brigadiere-Generale iraniano Mohammed Ali Allahdadi? I servizi segreti erano al corrente che il generale fosse nel gruppo designato? I vantaggi derivanti dall’uccisione di Mughniyeh valgono le eventuali perdite che il suo assassinio potrebbe innescare nell’escalation di violenza con Hezbollah? Harel chiede anche circa il livello di preparazione del fronte interno nel caso scoppiasse una guerra – data la minaccia di Hezbollah di lanciare decine di migliaia di missili su centri residenziali israeliani – e a proposito dei preparativi in anticipo per questo tipo di confronti ed i piani dell’esercito per combattare questa guerra.

Il giornalista di Yediot Ahronot Nahum Barnea ha ciriticato l’attacco a Quneitra, motivandolo con il fatto che esso ha difetti evidenti e che è stato un “errore”. Ha spiegato che “le scuse a metà di martedì da parte di un’anonima fonte israeliana non hanno compensato il primo incidente. Al contrario, lo hanno peggiorato… Il fatto che una fonte israeliana ammetta adesso che il generale iraniano è stato ucciso per errore dimostra che i giornalisti sospettosi non sono gli unici che la pensano in questo modo. Così la pensano le fonti dell’establishment della difesa di Israele”. Ha aggiunto: “Potrebbe esservi stato un difetto nel processo decisionale. Questo attacco è stato effettuato soltanto dopo aver ricevuto l’approvazione a livello politico, dal primo ministro e dal ministro della difesa… In ogni caso, il livello politico è responsabile”.

Alex Fishman, analista militare di Yediot Ahronot, ha affermato che la risposta israeliana all’attacco è cambiata da imbarazzo a panico. Israele, ha detto, sembra un paese schizofrenico. Da una parte, non vuole ammettere di aver attaccato, dall’altra parte ammette di aver assassinato il generale iraniano per errore, cioé effettuando l’attacco del quale non si prende nessuna responsabilità.

Il quotidiano vicino al primo ministro Benjamin Netanyahu, Israel Today, ha fatto i salti mortali per difendere le sue decisioni e per provare a zittire le critiche col pretesto dell’interesse di Israele. In un articolo dal titolo “L’Iran dovrebbe finirla con le minacce”, ha sostenuto che Israele non può smettere di combattere le organizzazioni terroristiche. Deve inviare un messaggio ai leader terroristi, di volta in volta, che non possono vivere nella sicurezza assoluta.

Traduzione di Aisha Tiziana Bravi