Abbiamo seguito con attenzione il caso "Papa -Islam" di questi giorni, l’"errore" del pontefice romano e la reazione violenta di folle di musulmani offesi. Tv e giornali in tutto il mondo non fanno altro, in queste ore, che parlarne, rinfocolando odio e tensioni.
E’ ora di smetterla, crediamo. Eccessiva, tutta questa reazione, sarebbero bastati comunicati delle maggiori figure religiose dell’islam mondiale, richieste di rettifica e occasioni pubbliche e dotte di confronto tra cristianesimo e islam. Cioè, tra due grandi Religioni e Civiltà, a pari dignità.
La violenza non paga: spesso, come in questi frangenti, è fine a se stessa, e finisce con il confermare quello che si voleva smentire. E’ irrazionale cercare di dimostrare con l’aggressione – attacchi, chiese bruciate, rabbia urlata dalle piazze – che le parole del Papa sono sbagliate laddove cita Manuele II Paleologo ", Mostrami pure ciò che Maometto ha portato di nuovo, e vi troverai soltanto delle cose cattive e disumane, come la sua direttiva di diffondere per mezzo della spada la fede che egli predicava". L’imperatore, dopo essersi pronunciato in modo così pesante, spiega poi minuziosamente le ragioni per cui la diffusione della fede mediante la violenza è cosa irragionevole. La violenza è in contrasto con la natura di Dio e la natura dell’anima. "Dio non si compiace del sangue – egli dice -, non agire secondo ragioneF×< 8`(T", è contrario alla natura di Dio. La fede è frutto dell’anima, non del corpo. Chi quindi vuole condurre qualcuno alla fede ha bisogno della capacità di parlare bene e di ragionare correttamente, non invece della violenza e della minaccia… Per convincere un’anima ragionevole non è necessario disporre né del proprio braccio, né di strumenti per colpire né di qualunque altro mezzo con cui si possa minacciare una persona di morte… ".
Cosa si vuol ottenere? Convincere, con la violenza, che i musulmani non sono violenti? E’ un paradosso. Ci sono altri mezzi – ad esempio la parola, gli scritti, il buon esempio – che possono aiutare in tal senso.
Sorvoliamo l’analisi delle motivazioni papali per la scelta del suo discorso – l’ha fatto apposta per provocare una reazione, è stato sprovveduto e semplicista, voleva offrire una teorizzazione alle guerre di Bush? -, e concentriamoci sulla spropositata e irrazionale risposta che, paradosso della sorte, rischia di essere una tragica "prova del nove" per tanti.
Perché tanta rabbia? Perché l’Occidente porta avanti guerre di rapina – prima con il colonialismo e poi con l’attuale mascherata guerra al terrorismo finalizzata all’appropriazione di risorse? -; perché l’ignoranza e la miseria dei popoli musulmani (e non solo) è strumentalizzata dai governanti corrotti per allontanare da sé minacce e lotte di liberazione? Altro?
Ma perché, anziché utilizzare tanta energia distruttiva contro persone in buona o cattiva fede che offendono con parole o disegni, non canalizzarla per difendere il proprio popolo, la propria terra, la propria famiglia, la propria comunità dalla globalizzazione dilagante di guerre, sfruttamento, ingiustizie, soprusi, miseria?
Perché non reagire con decisione all’oppressione dei regimi dittatoriali? Perché non sostenere con la stessa determinazione la causa della Palestina oppressa?
Viene da dire: combattere contro le frasi mal poste o le vignette stupide è facile. Forse molto facile e molto utile.
Più difficile è tirare giù i tiranni dai troni e mandare a casa gli oppressori.
Angela Lano