Pasqua cristiana sotto assedio a Gerusalemme

pt26545Betlemme-Ma’an. Di Alex Shams. Alcuni gruppi di palestinesi cristiani a Gerusalemme hanno iniziato una campagna che condanna le restrizioni israeliane sulla libertà di culto, con l’arrivo della Pasqua, dato che alcune persone hanno il timore che si possa ripetere la violenza della polizia alla quale la Città Santa è stata testimone l’anno passato.
Prodotto dall’Organizzazione per lo Sviluppo e Progresso nel quartiere cristiano, un’associazione palestinese locale, con il supporto di vari gruppi di giovani palestinesi cristiani, il nuovo video chiede “libertà di culto per tutti” a Gerusalemme.
“I cristiani sono gli abitanti indigeni di questa terra e tutto ciò che vogliamo e poter pregare normalmente e con libertà nei nostri luoghi santi”, ha dichiarato Benayot Benayot, un membro del gruppo che ha prodotto il video, in un’intervista telefonica.
“I cristiani non hanno più la libertà di raggiungere la Chiesa del Santo Sepolcro”, ha aggiunto, sottolineando come la combinazione di check-point e violenza della polizia ha dissuaso molti dall’andare a Gerusalemme durante la settimana santa che precede la Pasqua.
Tutti gli anni, milioni di cristiani – incluse decine di migliaia di palestinesi cristiani – si radunano nella Città Santa per passare i giorni più sacri del calendario cristiano.
Negli ultimi anni, tuttavia, queste celebrazioni segnate dalla violenza e a volte le autorità israeliane hanno anche bandito l’entrata nella città ai palestinesi cristiani, lasciando invece entrare i pellegrini stranieri.
Benayot ha affermato che quando l’anno scorso ha cercato di andare alla Basilica del Santo Sepolcro, è stato assalito al check-point che le forze israeliane avevano montato.
“Quando sono andato alla basilica con  la mia famiglia, mi hanno arrestato, picchiato e mi hanno portato via”, ha dichiarato Benayot, condannando gli attacchi “brutali” da parte della polizia ai quali lui e altri cristiani sono stati sottoposti, l’anno scorso, quando hanno provato a raggiungere i luoghi santi.
“Le famiglie hanno smesso di venirci per le festività. Sono spaventati da cosa può succedergli se ci provano”, ha aggiunto.
I palestinesi accusano le autorità israeliane di aver installato molti posti di blocco della polizia intorno alla Città Vecchia di Gerusalemme, durante le festività, le quali attraggono una grande percentuale dei 200 mila membri della comunità cristiana palestinese.
“Gerusalemme è cambiata così tanto, che mi è difficile vederla ancora”, ha dichiarato Benayot.
“La persecuzione contro musulmani e cristiani è sempre presente”.
Tra scene di violenza della polizia contro i credenti, durante le cerimonie pasquali dell’anno scorso, il video mette in evidenza le politiche che dicono essere destinate a limitare l’accesso dei cristiani ai loro luoghi di culto, e intervista un certo numero di leader cristiani palestinesi importanti.
Issa Kassissieh, l’ambasciatore palestinese della Santa Sede, ha sostenuto che c’è una “politica sistematica” per prevenire il culto cristiano che si è intensificata negli ultimi tre anni.
Durante la Pasqua dell’anno passato, Kassissieh ha raccontato che “sul tetto e nei cortili della Basilica non c’era nessuno, fatta eccezione per i posti di blocco e per la polizia”, mentre diversi fedeli erano bloccati nei check-point nelle vicinanza.
Ibrahim Faltas, l’Amministratore generale per la Custodia della Terra Santa, ha sottolineato che le restrizioni imposte sui cristiani non sono, tuttavia, limitate al periodo pasquale,  ma riflettono le grandi politiche israeliane contro i palestinesi, a Gerusalemme.
La persecuzione contro i cristiani e gli arabi c’è sempre, ha affermato, aggiungendo che crede che la settimana di Pasqua sia stata presa di mira per il fatto di essere la più visibile dimostrazione della presenza cristiana durante l’anno.
In un rapporto pubblicato nel 2012, il Dipartimento di Stato degli USA ha evidenziato le restrizioni israeliane sulla libertà di culto dei palestinesi e cristiani, così come per i musulmani.  “Le chiusure severe e i coprifuochi imposti dal governo israeliano hanno influito negativamente sulla possibilità dei residenti di praticare la propria religione nei luoghi santi, incluse la Basilica del Santo Sepolcro e la moschea di al-Aqsa a Gerusalemme, così come la Basilica della Natività a Betlemme”.
“La barriera di separazione impedisce significativamente ai cristiani dell’area di Betlemme di raggiungere la Basilica del Santo Sepolcro e rende difficili le visite ai siti sacri a Betania (al-Eizariya) e Gerusalemme per i palestinesi cristiani che vivono sul lato di Gerusalemme della barriera”.
Una dichiarazione rilasciata dalla principale organizzazione cristiana palestinese nella Gerusalemme occupata dell’est, ha posto tali restrizioni nella politica ufficiale israeliana di “ebraicizzazione” di Gerusalemme.
“Le autorità d’occupazione vogliono negare la presenza cristiana e creare un’impressione di città totalmente ebrea”, afferma la dichiarazione.
“Noi viviamo qui e qui rimarremo”.
La politica di ebraicizzazione include anche la non autorizzazione alla costruzione e alla residenza a lungo termine per i palestinesi, mentre permette la costruzione di migliaia di case coloniali per gli ebrei, a fine di spostare il bilancio demografico.
Da quando Israele ha occupato la Gerusalemme Orientale, nel 1967, le autorità hanno anche separato sempre di più la Città Santa dalla circostante Cisgiordania Palestinese, attraverso un sistema di permessi, check-point e una barriera di separazione che ha tagliato fuori la città dal suo entroterra storico.
Il numero ristretto di permessi per recarsi Gerusalemme rilasciati ai palestinesi della Cisgiordania significa che pochi hanno la possibilità di entrare nella città, inclusi i più di 50 mila cristiani della Cisgiordania.
Il risultato di queste politiche è stato un effettivo, sebbene graduale, cambiamento della popolazione, visto che migliaia di palestinesi sono stati spinti o forzati a lasciare Gerusalemme.
Malgrado ciò, i leader cristiani palestinesi a Gerusalemme continuano determinati nel difendere la loro presenza nella Città Santa, e proteggere la loro libertà di culto.
“Mi vedo insieme a tutti noi, le famiglie cristiane a Gerusalemme, come guardiani e protettori della Terra Santa e custodi dei luoghi sacri”, ha dichiarato, in un video, Issa Kassissieh, l’ambasciatore palestinese del Vaticano.
Traduzione di F.H.L.