Betlemme – Ma’an. Sono più di 100 mila i palestinesi che lavorano in Israele, circa 20 mila lavorano esclusivamente negli insediamenti israeliani. E’ quanto è stato dichiarato giovedì dal Palestinian Central Bureau of Statistics.
I risultati sono parte di un’indagine svolta tra luglio e settembre per documentare la manodopera in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza.
Secondo l’indagine, 103.000 palestinesi hanno lavorato in Palestina tra luglio e settembre, con più del 60% impiegati nel settore edilizio.
Di questo numero, 51 mila possiedono un permesso emesso da Israele, 34.600 lavorano senza permesso e 17.600 hanno la carta d’identità israeliana o un passaporto straniero.
La percentuale totale di manodopera era del 44,9% in Cisgiordania e del 41,1% nella Striscia di Gaza.
Esiste un grande differenza nella percentuale di manodopera tra uomini e donne, con una media del 69,5% degli uomini che lavorano rispetto al il 17,1% delle donne.
Il tasso di disoccupazione nella Striscia di Gaza era del 32,5% rispetto al 19,1% in Cisgiordania, con oltre il 43% di disoccupati con un’età compresa tra i 20 e i 24 anni, il tasso totale più alto di ogni demografia.
Nella Cisgiordania occupata, Hebron possiede il tasso di disoccupazione più alto con il 22,3%, mentre nella Striscia di Gaza, Khan Younis ha il tasso più alto con il 35,8%.
In media il 4% di bambini di età compresa tra i 10 e i 17 anni lavora, con una percentuale del 5,7% in Cisgiordania e del 1,3% nella Striscia di Gaza.
I palestinesi che lavorano in Israele affrontano un viaggio difficile per poter raggiungere il posto di lavoro, a volte camminano per ore tra gli affollati posti di blocco militari.
Secondo l’associazione per i diritti dei lavoratori Kav LaOved, ai lavoratori palestinesi viene spesso negato l’accesso in Israele con gli autobus, e nel novembre dello scorso anno il quotidiano israeliano Haaretz ha riferito che sistematicamente la polizia israeliana rimuoveva i palestinesi dai mezzi di trasporto pubblici.
Il ministro dei Trasporti israeliano ha dichiarato di avere intenzione di fondare delle linee di autobus diverse per israeliani e palestinesi. B’Tselem ha etichettato la mossa del ministro come “razzismo evidente”.
Traduzione di Giorgia Ielo