Pchr alla “comunità internazionale”: ponete fine alla sofferenza dei prigionieri palestinesi

f5fb8458-9695-4d1e-ba62-735a0f69bc6bIn occasione della Giornata del Prigioniero palestinese, il PCHR chiede alla comunità internazionale di porre fine alle sofferenze di migliaia di prigionieri.

Il 17 aprile 2016 segna la ricorrenza della Giornata del Prigioniero palestinese che è stato interamente dedicato dal popolo palestinese, sia a livello locale che internazionale, al supporto  della causa dei prigionieri palestinesi rinchiusi nelle carceri israeliane. Fin dal 1979, i Palestinesi hanno sempre commemorato questo giorno che ricorda l’anniversario del rilascio di alcuni detenuti palestinesi nel primo accordo di scambio di prigionieri avvenuto il 17 aprile 1974.

Quest’anno, la Giornata del Prigioniero palestinese giunge proprio nel momento in cui la sofferenza dei prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane si sta sempre più aggravando a causa delle crescenti violazioni e misure punitive imposte da Israele su oltre 7.000 detenuti palestinesi nelle prigioni e in altre strutture detentive israeliane. Questi prigionieri hanno sperimentato condizioni detentive crudeli ed inumane, compresa la tortura ed altri trattamenti degradanti. Questi ultimi comprendono i divieti di visite da parte dei familiari e all’educazione, perquisizioni corporali approfondite, raid notturni, isolamento e negligenza sanitaria. Questi prigionieri vengono detenuti in piu’ di 20 carceri ed altre strutture detentive, la maggioranza delle quali si trova all’interno di Israele in flagrante violazione dell’art. 76 della Quarta Convenzione di Ginevra, che stabilisce “che le persone accusate di reati devono essere detenute nel paese occupato, e se condannate, qui devono scontare le loro pene”. Tra questi prigionieri, ve ne sono 370 della Striscia di Gaza ed il resto proviene dalla Cisgiordania, compresa Gerusalemme, e dalla comunità palestinese all’interno della Linea Verde.

Le autorità di occupazione continuano a trattenere circa 700 detenuti amministrativi nelle carceri israeliane ed altre strutture di detenzione, compresi 2 membri del Consiglio Legislativo Palestinese (PLC) in palese violazione del loro diritto ad un processo equo ed al diritto di ricevere una difesa adeguata e di essere informati a proposito delle accuse formulate contro di loro. La violazione del diritto ad un processo equo fa parte della politica della detenzione amministrativa applicata in base ad una norma amministrativa e non ad una sentenza del tribunale, in modo da violare il procedimento giudiziario equo.

Lo sciopero della fame è stata una decisione intrapresa da decine di prigionieri palestinesi per protestare contro le condizioni detentive inumane, tra cui l’utilizzo della detenzione amministrativa senza processo come misura punitiva. Pertanto, le autorità israeliane hanno iniziato ad usare l’alimentazione forzata contro chi faceva lo sciopero della fame. Il 30 luglio 2015, la Knesset israeliana ha approvato, in seconda e terza lettura, la modifica alla cosiddetta “Legge per la prevenzione dei danni durante lo sciopero della fame”. Il 12 gennaio 2016, le forze israeliane hanno alimentato con la forza il giornalista Mohammed al-Qiq, che era in sciopero della fame da circa 50 giorni.

Le autorità israeliane hanno continuato ad applicare la politica della negligenza sanitaria contro i prigionieri palestinesi. Il Servizio delle Carceri Israeliane ha ritardato appositamente nel fornire anche solo i livelli minimi di cure mediche a centinaia di pazienti in prigione; a causa di ciò le loro condizioni di salute sono peggiorate portando, in alcuni casi, alla morte. Tra le decine di pazienti imprigionati nelle carceri israeliane, compresi centinaia che soffrono di malattie croniche e gravi, 20 sono permanentemente ricoverati presso l’ospedale della prigione di al-Ramleh. Questi 20 pazienti soffrono di disabilità fisiche, paralisi, problemi cardiaci e tumori. Tale politica ha portato alla morte del detenuto Fadi al-Darbi (30 anni), di Jenin, nell’ottobre del 2015, che soffriva a causa di una grave emorragia cerebrale, presso il Soroka Hospital nella città di Beersheba, in Israele. Ciò è avvenuto alcuni giorni dopo il suo trasferimento dal carcere Ramon, in Israele. Da sottolineare che al-Darbi ha trascorso 10 anni in carcere sui 14 della sentenza.

Le cifre e le statistiche del PCHR mostrano che vi è stato un notevole incremento nel numero dei Palestinesi arrestati. L’anno scorso, le forze israeliane avevano arrestato 3.935 Palestinesi nei Territori Occupati (oPt), cioè 11 Palestinesi al giorno. Di questi arrestati, 791 erano bambini, la maggior parte fermati a seguito delle proteste che erano cominciate nell’ottobre del 2015. Il totale dei prigionieri comprendeva 3.751 provenienti dalla Cisgiordania, la maggior parte dei quali arrestati negli ultimitre mesi dell’anno. Allo stesso tempo, 184 Palestinesi della Striscia di Gaza sono stati arrestati durante il 2015 mentre cercavano di passare di nascosto attraverso la recinzione di confine per cercare lavoro in Israele, o mentre viaggiavano e dovevano attraversare il passaggio di Beit Hanoun “Erez”, compresi pazienti, studenti e uomini d’affari, o anche mentre pescavano nelle acque di fronte alla Striscia di Gaza.

Le forze israeliane hanno perseguito ed arrestato attivisti e difensori dei diritti umani per le loro lotte politiche e pacifiche. Il 6 dicembre 2015, la corte militare israeliana di Ofer ha condannato il membro del PLC Khalidah Jarrar (52 anni) a 15 mesi di carcere, pena sospesa per 12 mesi entro un periodo di cinque anni, ed ha imposto una multa di 10.000 NIS. inoltre, la corte militare ha accusato Jarrar di essere membro di un movimento fuorilegge e di incitamento contro Israele, oltre ad aver partecipato ad attività contro Israele. L’avvocato Mohammed al-Khateeb, un attivista del comitato popolare contro il muro e le attività delle colonie, è stato arrestato mentre partecipava ad una manifestazione pacifica nel villaggio di Bil’in per protestare contro il muro di annessione, ma è stato scarcerato su cauzione di 500 NIS il 16 novembre del 2015 a condizione che apparirà davanti al tribunale piu’ avanti.

Le forze israeliane, negli anni passati, hanno arrestato cinque membri del PLC, tra cui Marwan al-Barghuthi il rappresentante del gruppo parlamentare di Fatah che fu arrestato nel 2002; Ahmed Sa’adat, rappresentante del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina (PFLP) che fu arrestato nel 2006 e che sta scontando una pena a 30 anni di reclusione; e il detenuto amministrativo Jamal al-Natcheh, rappresentante del gruppo parlamentare di Hamas. Il 2 aprile del 2015 le forze israeliane hanno arrestato, nella sua abitazione, Khalidah Jarrar, membro del PLC. Il 20 ottobre, Hasan Yousif dalla sua abitazione di Ramallah, membro del PLC rappresentante del gruppo di Hamas.

Nella Giornata del Prigioniero palestinese, il PCHR pone l’attenzione sulle crescenti violazioni commesse contro i prigionieri palestinesi e sul peggioramento delle loro condizioni carcerarie, a seguito dell’ostinazione di Israele nel voler adottare misure che violano il diritto umanitario internazionale ed i piu’ elementari standard dei diritti umani, ai quali Israele è obbligato per legge. Il PCHR pone in evidenza anche il silenzio della comunità internazionale riguardo a tali violazioni, confermando l’indifferenza della comunità nei confronti del diritto umanitario internazionale.

Alla luce di tutto questo, il PCHR chiede:

  1. Alle parti contraenti della Quarta Convenzione di Ginevra del 1949 di adempiere ai loro obblighi.
  2. Alle organizzazioni internazionali per i diritti umani di dar seguito alla causa dei prigionieri palestinesi e di mobilitare il sostegno internazionale per premere su Israele perchè ponga fine a tutte le sue pratiche arbitrarie contro i prigionieri palestinesi.
  3. Ai paesi europei di applicare l’articolo 2 dell’Accordo di Associazione Europa-Israele il quale prevede che Israele debba rispettare i diritti umani come pre-condizione per la cooperazione economica tra gli stati della UE ed Israele.
  4. Al relatore speciale sulla tortura e sugli altri trattamenti o punizioni crudeli, inumani o degradanti, di aprire un’indagine sulla morte di Fadi al-Darbi che provi la vasta diffusione delle negligenze sanitarie nelle carceri israeliane.
  5. Al relatore speciale sulla situazione dei diritti umani nei territori palestinesi occupati dal 1967 di dar seguito all’indagine sulla morte di Fadi al-Darbi e di inviare una relazione a questo proposito alle Nazioni Unite, e
  6. Agli organi delle Nazioni Unite, al Comitato Internazionale della Croce Rossa e alla comunità internazionale di fare pressione affinché Israele migliori le condizioni di detenzione dei prigionieri palestinesi, perché fermi le torture e apra le carceri agli osservatori fino a quando i prigionieri non vengano rilasciati.

Traduzione di Aisha Tiziana Bravi