PCHR scioccato dalla decisione della Corte Suprema di Gaza inerente l’imposizione di permessi di viaggio anticipati da parte del ministero degli Interni

PCHR scioccato dalla decisione della Corte Suprema di Gaza inerente all’imposizione di permessi di viaggio anticipati da parte del Ministero degli Interni

9 settembre 2013 – Il Centro Palestinese per i Diritti Umani (PCHR) è rimasto scioccato dalla decisione della Corte Suprema di Gaza, emessa domenica 8 settembre 2013, che respinge la petizione del PCHR contro il ministero dell’Interno riguardante i palestinesi che desiderano viaggiare attraverso il passo di Beit Hanoun (Erez) e il loro dover ottenere permessi anticipati da parte del ministero degli Interni. Il PCHR conferma che questa decisione ha stabilito nuove posizioni giuridiche per il ministero degli Interni e che i suoi servizi di sicurezza violano le norme giuridiche e costituzionali.

Il PCHR aveva presentato una petizione alla Corte Suprema il 12 maggio 2013 a seguito della decisione del ministero di Interni, nello stesso giorno, di impedire all’avvocato Iyad al-Alami (direttore dell’Unità Giuridica del PCHR) ed all’avvocato Mohammed Bseisso di recarsi in Cisgiordania attraverso il passo di Beit Hanoun, poiché entrambi si erano rifiutati di ottenere i permessi anticipati da parte del ministero, considerando questa procedura una violazione della legge e della costituzione. Il 27 febbraio 2013, il ministero degli Interni aveva dichiarato attraverso la sua pagina web che era stata presa la decisione riguardo le persone che desiderassero viaggiare attraverso il passo di Beit Hanoun, ovvero di rivolgersi anticipatamente al ministero per ottenere le necessarie autorizzazioni.

Tuttavia, il PCHR è stato sorpreso dalla decisione della Corte di rinviare a giudizio la petizione per la seduta dell’8 settembre 2013, sebbene la Corte avesse tenuto 6 sedute prima di prendere in considerazione la petizione da quando è stata presentata; la petizione è caratterizzata da urgenza, secondo la legge. Il PCHR ha espresso preoccupazione per tale decisione e l’ha considerata una forma di procrastinazione ingiustificata.

Domenica 8 settembre 2013, la Corte ha respinto la petizione ed il PCHR è stato obbligato a pagare le tasse, le spese ed i costi di difesa.

Si precisa che questa decisione della Corte è la seconda nel suo genere ad essere presa da un alto organo giudiziario a Gaza, in risposta alle petizioni del PCHR. Il 18 giugno 2012, la Corte Suprema, nelle sue funzioni costituzionali, aveva emesso una decisione che respingeva una petizione presentata dal PCHR contro la “decisione 229/2011” del Consiglio dei ministri, che aveva stabilito anch’essa nuove posizioni giuridiche per il ministero degli Interni, violando le disposizioni della Legge 1/2002 delle Associazioni di beneficenza e delle Organizzazioni della Comunità, rivendicando la loro non-competenza.

Alla luce di quanto sopra, mentre è danneggiato dalla decisione della Corte Suprema, il PCHR: 

1 – sottolinea che la decisione della Corte ha stabilito una nuova posizione giuridica per i servizi di sicurezza e che il ministero degli Interni viola norme giuridiche, norme costituzionali e la decisione 72/2013 del Consiglio dei ministri di Gaza, che organizza le procedure di divieto di viaggio in conformità con la Costituzione.
2 – sottolinea che la decisione del ministero degli Interni di obbligare le persone ad ottenere i permessi anticipati per essere in grado di viaggiare è una violazione della legge ed è viziata dalla non-competenza e dall’abuso di autorità, dal momento che la magistratura è l’unico organo che ha il potere di emanare decisioni di divieto di viaggio.
3 – afferma che il diritto alla libertà di circolazione è garantita ai sensi degli articoli 11 (2), 20 e 28 della Legge fondamentale palestinese.
4 – si aspettava un’immediata decisione positiva dalla Corte Suprema a sostegno della legge e della Costituzione, tanto più che i casi presentati davanti ai tribunali competenti sono spesso i diritti connessi e pertinenti agli interessi pubblici, in coerenza con i principi dei diritti umani che sono garantiti dalla legge fondamentale palestinese e dalle norme internazionali.

Traduzione per InfoPal a cura di Erica Celada