Peace Now: Israele approva la costruzione di 463 unità abitative in Cisgiordania

364291CBetlemme-Ma’an. L’amministrazione civile israeliana ha approvato un piano che prevede la costruzione di 463 nuove unità abitative negli insediamenti illegali della Cisgiordania occupata.
Secondo la ONG israeliana Peace Now, che ha diffuso la notizia,  il Comitato di Pianificazione dell’amministrazione civile ha ratificato una direttiva che approva la creazione di 20 nuove costruzioni nell’insediamento di Givat Zeev, 30 a Bet Arye, legalizzando retroattivamente altre 179 unità costruite ad Ofaim.

La ONG ha aggiunto che il Comitato sta per emanare un nuovo piano che prevede la creazione di 234 edifici ad Elqana.
Secondo le stime dell’organizzazione, dall’inizio dell’anno, Israele ha approvato la creazione di 2623 unità abitative, legalizzando retroattivamente 756 edifici già costruiti.
In un comunicato l’ONG afferma: “Il governo di (Benjamin) Netanyahu continua a pianificare e costruire in tutta la Cisgiordania occupata, facendo passare il messaggio che ogni edificio realizzato senza i necessari permessi verrà successivamente sanato”.

Nel documento si legge inoltre: “Non solo il governo non crede in una soluzione che preveda due stati, ma sta attivamente cercando di boicottare questa soluzione costruendo sempre più edifici nelle zone occupate. Questa politica contraddice gli interessi essenziali dello stato di Israele”.

La diffusione della notizia è avvenuta in concomitanza con l’incontro tra il primo ministro palestinese Rami Hamdallah e il Console Usa di Gerusalemme, incontro nel quale il capo del governo ha chiesto agli Stati Uniti di prendere provvedimenti seri per contrastare l’attività di insediamento israeliana.
Lo scorso martedì, il governo israeliano ha ricevuto un delegato delle Nazioni Unite, il quale ha avanzato critiche ufficiali sull’espansione degli insediamenti, affermando che questa politica “distorce la storia e le leggi internazionali”.

In un breafing del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, tenutosi il giorno prima, Nickolay Mladenov, Coordinatore ONU del Processo di pace in Medio Oriente, ha condannato Israele dicendo: “Come può un progetto che prevede la costruzione di 1700 unità abitative avvicinare le parti per giungere ad un serio negoziato di pace? Come può questo aumentare la sicurezza di Israele?”
In risposta a queste affermazioni il portavoce del primo ministro Benjamin Netanyahu ha emesso un comunicato in cui si legge: “Quanto detto da Mladenov equivale a sostenere che le costruzioni statunitensi a Washington o quelle francesi a Parigi sono illegali”, nonostante il fatto che le 196 unità abitative si trovino in territorio palestinese e che siano state costruite violando la Quarta Convenzione di Ginevra, che vieta il trasferimento di civili della forza occupante in un’area conquistata.

Nella nota del portavoce del governo israeliano, inoltre, si afferma che l’opposizione palestinese agli insediamenti si configura come la richiesta che “un futuro stato palestinese sia ripulito etnicamente dalla presenza israeliana”.

Il comunicato non fa riferimento al trasferimento forzato di migliaia di palestinesi prima e dopo la creazione dello stato di Israele, operazione che molti storici e associazioni di diritti civili hanno etichettato come “pulizia etnica”, senza considerare inoltre le ininterrotte attività di demolizione di edifici palestinesi e le violenze perpetrate da Israele.
Israele ha ricevuto dure critiche per l’enorme incremento dell’attività di insediamento illegale raggiunto negli ultimi mesi, periodo in cui sono stati approvati piani per la costruzione di migliaia di unità abitative nelle aree di Gerusalemme Est e della Cisgiordania occupata.

Molti leader internazionali e associazioni di diritti umani hanno fortemente condannato l’ampliamento degli insediamenti, affermando che si tratta di una manovra strategica per prevenire la creazione di uno stato palestinese indipendente e contiguo, attraverso un forte cambiamento del territorio, mentre alcuni membri del parlamento israeliano, il Knesset, hanno annunciato pubblicamente il sostegno a progetti che mirano all’annessione dell’intera Area C.
Da un lato numerosi membri della comunità internazionale chiedono l’interruzione dell’attività di insediamento e una soluzione pacifica al conflitto che preveda la creazione di due stati, dall’altro molti leader israeliani rivendicano il loro diritto di continuare nella loro politica di occupazione della Cisgiordania spingendosi fino a sostenere l’annessione dell’intera area.

Alcuni attivisti palestinesi hanno criticato la soluzione che prevede la creazione di due stati, giudicandola inadeguata e sostenendo che non porterebbe ad una pace duratura, proponendo la creazione di uno stato bi-nazionale con uguali diritti per palestinesi ed israeliani.

Traduzione di Mafalda Insigne