Per i 6000 palestinesi bloccati al valico di Rafah la sofferenza continua…


Proseguono gli sforzi del governo israeliano per imporre una punizione collettiva alla popolazione civile della Striscia di Gaza.

6000 palestinesi sono ancora bloccati al valico di Rafah, a un mese e mezzo dalla chiusura: si tratta di persone che si erano recate in Egitto per motivi di salute – gravi malattie -, scolastici, lavorativi, ecc., a cui da 45 giorni è negato l’ingresso nella Striscia.

La situazione è sempre più drammatica, esasperata dal caldo afoso, dalla mancanza di generi di prima necessità, di assistenza sanitaria, di igiene.
Circa 30 cittadini sono morti, tra cui giovani donne malate di cancro, anziani e minori.

Questa non è la prima volta che le forze di occupazione israeliane chiudono il valico di Rafah per un lungo periodo di tempo, ma da quando si sono ritirati dalla Striscia, due anni fa, non avevano mai impedito il rientro a casa nelle due direzioni di transito – Egitto e Gaza. 

In un comunicato, il centro "Al-Mizan per i diritti i umani" ha dichiarato: "Non ci sono ostacoli veri alla riapertura del valico, se non il piano delle forze di occupazione di punire collettivamente i civili".
Al-Mizan ha rinnovato la propria condanna alla chiusura del passaggio e ha aggiunto che privare gli abitanti della Striscia di Gaza del loro diritto alla libertà di movimento rappresenta "una forma brutale di punizione collettiva praticata dalle forze di occupazione contro i civili, una politicizzazione della loro sofferenza e una sottomissione della questione dei diritti umani a posizioni politiche".

Al-Mizar ha chiesto all’Autorità Nazionale palestinese, in particolare ad Abu Mazen (il presidente Mahmoud Abbas), di rafforzare gli sforzi e le pressioni in modo da garantire l’apertura del valico di Rafah e far tornare a casa le migliaia di palestinesi bloccati dal lato egiziano. Ha inoltre rinnovato l’appello alla comunità internazionale, soprattutto agli Stati che hanno sottoscritto la Quarta Convenzione di Ginevra, affinché intervengano immediatamente per mettere limite alla sofferenza dei civili.

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