Aveva dodici anni quando fu creato lo stato di Israele nel 1948, la Nakba (il disastro), e fu testimone al tragico episodio del massacro degli abitanti del villaggio arabo di Deir Yassin. Da questo momento la sua vita e le sue esperienze rappresenteranno le tappe del popolo palestinese, dalla diaspora alla presa di coscienza della sconfitta dell’esercito arabo all’umiliazione e alla perdita di identità. La sua famiglia si rifugiò dapprima in un villaggio del Libano meridionale nella speranza di ritornare al più presto a casa. Successivamente dopo un periodo in Siria e in Kuwait ritornò stabilmente nel 1960 a Beirut, contribuendo, insieme a George Habbash, alla nascita del Fronte Popolare.
La vera colpa di Kanafani, agli occhi di Israele, non era solo l’essere palestinese e militante marxista, ma soprattutto rappresentare al mondo uno spaccato della società palestinese laica, aperta e amante dei diritti e della libertà. Una colpa imperdonabile per uno stato “canaglia” come Israele, che lo ha condannato.
Per tutte queste ragioni oggi ho voluto ricordare questa grande figura della resistenza palestinese. Ma soprattutto il pensiero a uomini come Ghassan Kanafani va in un momento nel quale in Medio oriente e nel mondo sembra prevalere la barbarie. Una barbarie tutta figlia del colonialismo occidentale, complice e responsabile della nascita degli embrioni di estremismo religioso quali Al Qaida e Isis.
Non dimentichiamo…
L’8 luglio 1972 furono uccisi Ghassan Kanafani e la nipote Lamis per la quale nove anni prima aveva scritto ‘La piccola lanterna’.
Un seme che nonostante tutto continua a crescere.
21 / 01 / 1963
A Lamis,
per i tuoi otto anni
Cara Lam
dopo tanti anni ho trovato la strada e ho capito dove fermarmi. Non sono un poeta e perciò non ti scriverò una poesia. Non sono nemmeno un sapiente e perciò non ti scriverò un trattato… così, per mantenere la promessa del regalo scriverò un racconto per te: scrivere racconti è il mio mestiere.
Ti scriverò un racconto dal titolo La piccola lanterna. Una lanterna piccola, ma che crescerà con te.
Ghassan.
fonte: ULAIA Arte Sud onlus