“Per proteggere gli innocenti e sconfiggere la dittatura di Assad, i siriani dovrebbero creare un rifugio lavorando con Israele”

“Per proteggere gli innocenti e sconfiggere la dittatura di Assad, i siriani dovrebbero creare un rifugio lavorando con Israele”.

Kamal Labawni – The Daily Beast. Ho passato più di un decennio nelle prigioni siriane, e quindi so di che tipo di regime si tratta. Uno di quelli che credono che la tortura sia una forma di dialogo. È stato molto tempo prima della ribellione siriana. Molto tempo prima che i miei connazionali uscissero per le strade protestando pacificamente per rivendicare la libertà. Molto tempo prima che il tributo dei morti raggiungesse quota 150 mila.

Negli ultimi tre anni, noi siriani abbiamo imparato molto su chi siano i nostri amici e chi i nostri nemici. Russia e Iran forniscono il supporto fondamentale che permette a Bashar Assad di rimanere al potere. Hezbollah ha riempito i ranghi dell’esercito siriano. Gli islamisti radicali sono stati importati da altre parti della regione per tentare di portar via la Siria dai siriani che si erano sollevati per protestare.

Le Nazioni Unite e i loro alleati tentano di sostenerci autorizzando la diplomazia della Convenzione di Ginevra. Ma il processo di Ginevra nei fatti ha ceduto, e ancora una volta dobbiamo capire che molto di più deve essere fatto per impedire alla dittatura di Assad di continuare a massacrare il suo popolo. Dall’America e dall’Europa riceviamo aiuti umanitari, ma per indebolire Assad poteva essere fatto di più.

Una volta, Israele aveva la colpa di tutto. Ma Israele non è più il nostro nemico. Vediamo come Israele abbia aperto le porte ai nostri feriti. Vediamo come i bambini siriani vengano trattati nelle prigioni siriane e come vengono trattati negli ospedali israeliani. Israele ha dato cibo, mentre Assad ha affamato il suo stesso popolo. La Siria ora ha solo un nemico: il regime di Assad, spalleggiato da Iran e Hezbollah. Incontro quotidianamente dissidenti e capi militari siriani e ho visto come, dopo decenni di lavaggio del cervello, la loro mentalità ha cominciato a cambiare.

È ingenuo pensare che la diplomazia possa fermare un regime che dilania bambini a sangue freddo e usa armi chimiche contro civili innocenti. Dobbiamo prima di tutto capire che Assad non lascerà, a meno di non venire cacciato. Israele, che ha avvertito il peso dell’avventatezza di Assad attraverso il suo sostegno ai gruppi terroristici come Hamas e Hezbollah, sarebbe un alleato naturale.

Recentemente ho proposto un’idea controversa: chiedere ad Israele di aiutare la nostra opposizione a sbarazzarsi del più brutale dittatore oggi in vita. Ho affermato che è la nostra sfida comune, ed è molto più importante delle alture del Golan. Il Golan in futuro potrebbe rimanere un giardino di pace per tutti. Credo che Israele possa riuscire a essere un partner, non un nemico. Dopo aver incontrato decine di ribelli nella gran parte delle province siriane, credo che molti sosterrebbero un simile piano.

Mentre le potenze occidentali ci permettono un processo diplomatico basato sul diritto internazionale, i gruppi radicali hanno colto l’opportunità di riempire il vuoto lasciato dalla brutalità di Assad, e ne è seguito il caos. Mentre è vero che forze estranee hanno portato i jihadisti a combattere le loro guerre per procura, posso dirvi che i moderati che hanno iniziato la rivoluzione esistono ancora e stanno ancora combattendo. Ma hanno estremo bisogno di aiuto.

Il popolo siriano ha dovuto sollevarsi perché siamo stati lasciati soli: i nostri bambini venivano uccisi e le nostre mogli venivano stuprate davanti ai nostri occhi. Non avevamo altra scelta che difenderci. Niente può riportarci coloro che sono stati gassati a morte nel Ghota o sono morti di fame a Homs. Ma per il bene del futuro dobbiamo rompere l’impasse; e non sarà una conferenza a Ginevra con il regime di Assad a farlo.

Il passo immediato necessario per i 4 milioni di sfollati in Siria è stabilire una free zone protetta, che Assad non possa raggiungere e dove possa cominciare il processo di ricostruzione. I nostri alleati negli Stati Uniti, in Europa, nel Medioriente e, sì, in Israele, dovrebbero agire secondo questa risoluzione. Ancora una volta imploriamo aiuto.

Ovviamente il problema siriano è troppo complesso perché noi ce ne possiamo occupare da soli, e, ancora una volta, imploriamo aiuto prima che muoiano ancora altri civili. Offriamo qualcos’altro in cambio, un cambio di paradigma dal popolo che è stato risvegliato.

Fateci unire le forze per cambiare il Medioriente. Sì, possiamo, insieme, terminare un incubo e iniziare a costruire nella nostra regione un capitolo diverso. Ma dobbiamo iniziare prima che tutte le speranze vengano soffocate da una macchina per uccidere destinata a perpetuare il suo lavoro. Dobbiamo agire prima che sia troppo tardi.

Traduzione di Elisa Proserpio