Perché è necessario che lEuropa riconosca Hamas quale legittimo rappresentante del popolo palestinese.
Di Angela Lano
Ho iniziato a occuparmi di Palestina partendo da sinistra, negli anni 80, studentessa di Orientalistica a Torino, e poi dopo, come giornalista. I miei interlocutori palestinesi erano amici del FPLP, sia in Italia sia in Palestina. A loro e al compianto prof. Ascanio Dumontel, intellettuale di sinistra, devo il mio interesse per la Questione Palestinese, oggetto di gran parte dei miei studi universitari e della mia tesi di laurea.
Partendo da questa prospettiva, per anni ho letto Hamas come mera reazione alla corruzione palese della dirigenza di Fatah. Ne percepivo la popolarità nella Striscia di Gaza degli anni 90 in quanto area depressa e povera. Insomma, era per me un fenomeno populista, e maschilista, da studiare con attenzione.
Dallaltra parte, da anni, cè unANP guidata da una leadership di Fatah corrotta, collaborazionista, anti-patriottica.
Per tutte queste cose insieme, il Movimento di Resistenza islamica, il 25 gennaio del 2006, ha vinto forse le prime elezioni democratiche della regione, controllate da Osservatori internazionali. Pardon, le ha stravinte. Votato da musulmani, da cristiani preti e suore comprese entusiasti, atei, comunisti. Le elezioni erano state incoraggiate da Europa e Stati Uniti, arrogantemente certi che avrebbe vinto Fatah. Gli osservatori hanno impedito eventuali brogli e la vittoria è toccata allinnominabile Hamas.
Da lì, è nata la tragedia nella tragedia: il disumano embargo internazionale, economico e politico.
Squadroni della Morte, in stile salvadoregno, addestrati a uccidere e a terrorizzare, hanno iniziato a scorrazzare per la Striscia di Gaza fino alla presa di potere (perché, poi, usiamo questa espressione, visto che il potere ce laveva già avendo vinto le elezioni?) di Hamas, a giugno dellanno scorso, e lespulsione della frangia golpista di Fatah.
Ecco allora che il mondo, a destra e a sinistra, ha gridato al colpo di Stato, dimenticando volontariamente, e in malafede, lesito elettorale dellanno precedente.
Ma non illudiamoci di essere in grado di pensare queste cose con le nostre illustri teste, limbeccata viene sempre dalle solite fonti: gli Usa e Israele, ovviamente.
Per loro, il Movimento di Resistenza islamica NON deve essere riconosciuto in quanto unico vero ANTAGONISTA al progetto sionista di totale occupazione della Palestina, di pulizia etnica, di crimini di guerra rimasti impuniti.
Il disegno è chiaro, ma cè ancora chi crede, o fa finta di credere, per comodità, ignoranza, potere, carriera e altro, allo scontro di civiltà, alla guerra globale contro il terrorismo islamico, e, in nome della democrazia in stile Grande Fratello orwelliano, accetta le vergognose e dittatoriali black-lists made in Usa.
Black-list in cui Hamas è stato inserito, a tutto vantaggio di Israele, appunto
Sono forze di unAutorità che collabora con loccupante, che coordina la sicurezza, ma che, in realtà, perseguita la resistenza.
Perché è il movimento che ha vinto democratiche e trasparenti elezioni, volute, incoraggiate, monitorate dallOccidente.
Perché la resistenza dei popoli oppressi è riconosciuta dalle leggi internazionali.
Perché Hamas è un movimento di resistenza patriottica. Perché difende le istanze e i principi che un tempo erano retaggio dellOlp, tra cui il diritto al ritorno.
Sulla Via di Damasco. I dubbi che, come persona, e donna, di sinistra, ancora potevo serbare, sono stati fugati dalla recente partecipazione, come membro della delegazione italiana, al Congresso arabo-internazionale sul Diritto al Ritorno, svoltosi dal 23 al 24 novembre a Damasco.
Meshaal ci ha ricordato che, pur essendo nato in Palestina, non vi può far ritorno, come milioni di altri palestinesi in diaspora. Ha sottolineato che il problema non è con gli ebrei o con lebraismo, ma con loccupazione israeliana e che ognuno è libero di professare liberamente la propria fede.
Domande retoriche. Perché noi ci ostiniamo a dialogare con questa forza, lANP di Ramallah, la cui dirigenza non è stata eletta, il cui premier, Salaam Fayyad, non è stato scelto dal popolo?
Perché i nostri leader europei fanno loro visita, ma non accettano di essere ricevuti dal governo legittimo di Ismail Haniyah?
Sono domande che si pongono i cittadini comuni che hanno la fortuna e il privilegio di non informarsi attraverso i nostri sempre più illegibili e inguardabili quotidiani e tv sguaiatamente di parte. Se lo chiedono uomini e donne onesti che hanno a cuore la Giustizia e la verità.
Che vi/ci piaccia o meno, Hamas è uno dei movimenti di resistenza più amato dai palestinesi. Forse uno dei pochi rimasti di autentica resistenza politica contro loccupazione.
La sinistra, in Italia, ha perso anche su questo fronte: non ha avuto il coraggio di prendere posizioni nette contro i crimini israeliani. Ha nicchiato, tergiversato, accennato e ritrattato, indugiato alla Don Abbondio dei nostri tempi. Ed è stata mandata a stendere dal suo elettorato. Giustamente. Anche su questo.
Basta leggere i suoi quotidiani, per rendersi conto della débâcle: non sembrano più di sinistra, ma emanazione degli stessi padroni, delle stesse lobbies degli altri… Lorrido termine di Hamastan (territorio dominato da Hamas) è usato anche da loro, quale inno allignoranza e allincapacità di capire dinamiche, percorsi e nuovi scenari. Lincapacità di leggere il presente e immaginare il futuro. Di cambiare, di modificare pensieri e visioni. Di crescere. Di testimoniare e accogliere realtà altre
In nome della democrazia e del diritto internazionale tanto propagandati, lEuropa e i suoi leader riconoscano Hamas quale legittimo rappresentante del popolo oppresso di Palestina. Abbiano il coraggio di riconoscerlo ufficialmente e cancellino quel nome dalla black-list imposta loro da Israele e dagli Stati Uniti dAmerica. Per coerenza, contro lipocrisia imperante.