Perché Israele ha attaccato così tanti obiettivi civili palestinesi?

68c581a6-5853-4d92-b304-4d1564b0fc93Memo. Di Ahmed Omar. Il presupposto generale che gli organi di stampa e gli attivisti internazionali tentano di comunicare al pubblico è che quando uno stato attacca obiettivi civili è inumano, infrange la legge internazionale e ignora i diritti umani. Comunque, tali affermazioni sono teoriche. In una situazione di conflitto, gli stati diventano entità guidate dagli interessi e si sentono in diritto di prendere tutte le misure necessarie per riuscire ad ottenere i loro scopi. Che ci piaccia oppure no, questo potrebbe comprendere prendere di mira i cosiddetti obiettivi civili.

Il recente attacco sulla Striscia di Gaza ha sollevato la questione su Israele che colpisce i civili palestinesi. A prescindere dal dibattito morale e sulla legittimità, attaccare civili palestinesi implica risvolti politici, economici e sociali.

In merito agli obiettivi dell’Operazione Margine Protettivo sono state rilasciate diverse dichiarazioni ufficiali da parte di Israele, dal “distruggere i tunnel usati per perpetrare attacchi a Israele” a “prevenire il lancio di razzi” e “ripristinare la calma”. I veri obiettivi di Israele si possono dedurre dagli esiti politici che sono stati perseguiti nelle negoziazioni al Cairo per il cessate il fuoco.

Secondo indiscrezioni, Israele ha accettato di ritirare il blocco imposto a Gaza per il rientro delle forze dell’Autorità Palestinese (soprattutto guardie presidenziali, seguaci di Fatah) per controllare il confine con l’Egitto e la consegna degli stipendi degli impiegati del governo di Hamas tramite il Ministero delle Finanze dell’Anp. Alle richieste di istituire porti marittimi e aerei a Gaza, Israele ha risposto chiedendo il completo smantellamento di Hamas e di altri gruppi di resistenza e il ritorno agli accordi di Oslo permettendo che solo l’Anp sia autorizzata a possedere armi con lo scopo di mantenere l’ordine civile[1]. Inoltre, la dichiarazione ufficiale di Israele sostiene di non voler distruggere completamente Hamas, ma piuttosto fermare le operazioni militari contro obiettivi israeliani[2]. In altre parole, le finalità dichiarate di Israele sono di contenimento e dissuasione, non di porre fine al conflitto. Chiarito questo, colpire i civili palestinesi, quanto è rilevante per ottenere questi risultati?

A livello politico, il messaggio che il consiglio di Israele vuole mandare ai palestinesi, coloro che secondo Israele[3] si distinguono dagli agenti operativi di Hamas, è che l’appoggio a gruppi armati, specialmente Hamas, può solamente danneggiarli. Secondo l’Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari (OCHA), a partire dal 22 agosto il bilancio delle vittime palestinesi del Margine Protettivo era di 2042 morti, di cui 1444 identificati come civili. Il numero di sfollati (IDPs) è arrivato a 460 mila persone, più di un quarto dell’intera popolazione palestinese di Gaza, 280 mila dei quali sono rifugiate nelle scuole UNRWA (United Nations Relief and Works Agency). Più di 10.200 palestinesi, compresi 3106 bambini e 1970 donne, e 368 anziani, sono rimasti feriti. Più di un migliaio di abitazioni sono state oggetto di attacchi aerei e si stima che almeno 17.200 unità abitative siano state completamente distrutte o seriamente danneggiate[4]. Queste spaventose statistiche rispecchiano fino a che punto Israele vuole che i palestinesi di Gaza credano che opporsi al controllo israeliano sul loro territorio peggiorerà solamente le loro vite. Se accettano l’occupazione, la vita sarà più facile per loro, relativamente parlando.

Ancora più importante è che l’attuale coalizione al governo di Israele vuole distrarre i palestinesi dal vero nodo del conflitto Palestina-Israele, che ruota intorno al territorio. Provocando traumi di massa e perdite fra i civili, Israele vuole che la sopravvivenza sia la preoccupazione dei palestinesi. Fintanto che la popolazione non riuscirà a rimettere insieme i pezzi della propria vita, non sarà in grado di comprendere le questioni più importanti del conflitto. Il governo di Israele crede che se i palestinesi saranno impegnati nella ricostruzione di Gaza non saranno interessati alla ricostruzione della Palestina come unica entità. Questo aiuterà Israele anche nel distrarre l’attenzione internazionale dalle massicce acquisizioni di terra e proprietà tramite insediamenti illegali e deportazioni che stanno avendo luogo in Cisgiordania e Gerusalemme Est.

È interessante che Israele voglia anche isolare la popolazione dalla leadership politica. Fino ad ora, nessun leader politico palestinese è stato assassinato da Israele. Il governo vuole che le persone capiscano di soffrire molto più dei loro leader politici, molti dei quali neanche vivono a Gaza; loro si trovano sani e salvi in Giordania, Qatar e Turchia. Quelli rimasti a Gaza hanno profondi bunker sottoterra per la loro sicurezza. Facendo questo, Israele mira a creare un problema di immagine fra i palestinesi che si sentiranno abbandonati, avendo sofferto gravi perdite senza nessun risultato tangibile.

Israele trae beneficio economico dalle situazioni di conflitto (come fanno molti altri stati) compreso questo. Per iniziare, l’industria di armi può testare i nuovi prodotti; Gaza è il terreno di prova dove nuove armi e munizioni possono essere testati su bersagli vivi[5]. Questo è allettante per potenziali acquirenti nel mercato internazionale di armi, che fa guadagnare ad Israele più di $7 miliardi all’anno[6]. I legami militari di Israele con altri stati aumentano dopo ogni attacco alla Striscia di Gaza grazie all’aumento del numero di affari nel mercato delle armi. A marzo, l’Argentina ha stretto un accordo con Israele per comprare degli aerei militari per il valore di miliardi di dollari americani[7]. A febbraio 2012, Israele ha firmato un contratto per la vendita di armi all’Azerbaijan per $1,6 miliardi; il contratto prevedeva anche la vendita di droni così come di sistemi di difesa antiaerea e missilistica[8]. Fra il 2002 e il 2007, l’India ha acquistato da Israele $5miliardi di attrezzature militari[9].

Dopo la notizia della scoperta di giacimenti di gas al largo delle coste di Gaza, il governo Israeliano sente il bisogno di mettere al sicuro i giacimenti da possibili tentativi di sabotaggio da parte di Hamas o altri gruppi perché ha intenzione di iniziare ad investire nella produzione di gas nel prossimo futuro[10]. “Educando” i palestinesi, non ci dovrebbero essere richieste o tentativi di disturbare questo processo, che garantirà la sicurezza dei giacimenti di gas.

Un argomento poco trattato è il programma di addestramento anti-guerriglia di Israele che solitamente sfrutta lezioni apprese durante il pattugliamento e gli scontri nelle zone ostili della Striscia di Gaza. Israele addestra le forze di polizia in America[11], Argentina, Cile, Etiopia e altri paesi; questo addestramento è tenuto con il pretesto dell’esperienza di Israele nelle tattiche anti-terrorismo ed è usato per aumentare la reputazione dell’industria militare israeliana e le vendite a livello mondiale.

Oltre a voler cambiare i sentimenti e la percezione nei confronti della resistenza armata, il governo di Israele vuole, in ultimo, che i palestinesi di Gaza attraversino un serio malcontento sociale all’indomani di questa operazione fino a che i sostenitori di Hamas (accusati di aver dato motivo ad Israele di rifarsi sulla popolazione di Gaza) vengano affrontati dagli altri palestinesi, che supportino sia Fatah o che non siano schierati.  Nel lungo periodo, la speranza di Israele che se gli sforzi militari non riescono ad ottenere esiti politici auspicabili, i palestinesi saranno comunque insoddisfatti di Hamas e dei suoi sostenitori[12] .

Sebbene questa non abbia avuto risultati dopo le operazioni del 2008/2009 e del 2012, il governo israeliano vuole evitare che Hamas faccia leva sulla coesione sociale, mettendolo nella posizione di venir incolpato delle sofferenze dei palestinesi di Gaza. Inoltre, durante l’attacco del 2014, Israele è sembrata più determinata a porre fine alla possibilità di far governare Gaza da Hamas dopo aver realizzato che gli sforzi per contenerlo, sovraccaricandolo di responsabilità governative, sono falliti su tutta la linea. Questo rende chiaro perché il consiglio di Israele desideri ripristinare a Gaza il regime di Fatah, relativamente più contenibile e controllabile.

Questa determinazione si può anche notare nella volontà di Israele di colpire l’industria e il commercio a Gaza durante l’attuale conflitto. La più grande compagnia privata di Gaza, “Alawda Biscuit and ice cream factory”, che dava lavoro a 400 persone, è stata distrutta dalle bombe israeliane; altri attacchi hanno colpito una fabbrica di spugne, gli uffici della più grande rete di distribuzione di frutta di Gaza, la fabbrica di scatole, cartone e buste di plastica di “El-Majd Industrial and Trading corporation”, così come anche il più grande importatore e distributore di prodotti caseari, la Roward International[13]. Queste poche aziende e industrie di Gaza sono per lo più proprietà di ricche famiglie che hanno sempre avuto buoni rapporti con gli uomini d’affari israeliani; quasi tutte le materie prime passavano per Israele.

Tali aziende non sono generalmente coinvolte nelle attività di resistenza armata e sono di solito ignorate dalle operazioni militari di Israele. Prendere di mira questo settore della società palestinese ha lo scopo di forzare le famiglie che gestiscono gli affari e le fabbriche  a rivedere il loro tacito supporto, o accettazione, al governo di Hamas. Questo mette in condizione le famiglie benestanti di fare pressione per un risultato politico che assicuri loro gli interessi commerciali con Israele e allo stesso tempo isola ulteriormente Hamas dal sostegno pubblico.

Invece di credere che Israele sia solamente uno stato criminale perché colpisce obiettivi civili, la tattica dovrebbe essere vista sotto un profilo più ampio, come una ben definita strategia politica, economica e sociale. Non tenendo conto del dibattito morale e umanitario, è utile per vedere oltre le indubbie atrocità perpetrate contro i civili, che ci si aspetta riaccadano nel futuro.

L’autore è un palestinese della Striscia di Gaza, Palestina. Attualmente sta studiando politiche internazionali a Londra, UK.

 

Traduzione di Elisa Blasucci


[1] Negoziati palestinesi e israeliani al Cairo hanno portato al prolungamento di 24 h il cessate il fuoco

[2] Israele sta affrontando una Guerra di Attrito contro Hamas?

[3] Molte dichiarazioni in merito sono state rilascaite da Avichay Adraee, il portavoce arabo dell’Esercito Israeliano. si prega di voler consultare la sua pagina Facebook usata per rilasciare tali dichiarazioni

[4] Gaza Emergency Situation Report (dal 22 agosto 2014, 08.00h.)

[5] Gaza: terreno di prova per la tecnologia militare israeliana

[6] In Israele le esportazioni di apparati di difesa e armi raggiungono i $7miliardi nel 2012

[7] l’Argentina compra aerei militari israeliani di 30 anni

[8] Israele firma accordo con Azerbaijan per $1,6 miliardi

[9] Relazioni bilaterali India-Israele: stato attuale e prospettive future

[10] L’attacco a Gaza delle Forze di Difesa Israeliane è per avere il controllo del gas palestinese, evita la crisi energetica israeliana

[11] Cooperazione strategica Us- Israele

[12] Israele sta affrontando una Guerra di Attrito contro Hamas?

[13] “Vogliono che diventiamo dipendenti dagli aiuti” – l’economia di Gaza rovinata dai bombardamenti israeliani