Perché la UE sta aiutando Israele nel trattamento dei suoi rifiuti in Cisgiordania?

E.I. Tre aziende europee si stanno candidando per un ruolo in un nuovo termovalorizzatore più rispettoso dell’ambiente, nell’insediamento israeliano di Maaleh Adumim.

Anche il luogo dell’impianto – nei Territori occupati, e quindi illegale secondo il diritto internazionale – non ha dissuaso l’Unione Europea, che sostiene l’attuazione del piano strategico israeliano 2030 di gestione dei rifiuti con 1,8 milioni di dollari, ed include l’impianto di Maaleh Adumim.

È previsto che l’impianto venga costruito presso il parco di riciclaggio est “Good Samaritan” (quindi profondamente all’interno dei Territori occupati) di Maaleh Adumim e soltanto a poche centinaia di metri dalle piccole comunità di pastori palestinesi.

Né l’Unione Europea né le compagnie europee, possono affermare di essere all’oscuro di tutto questo. Il bando di gara per questo progetto è stato emesso nell’ottobre dello scorso anno, lasciando molto tempo per poter eseguire tutte le adeguate verifiche.

Tuttavia, nel novembre di quest’anno, il quotidiano israeliano Calaclist ha rivelato che tre compagnie europee hanno intenzione di collaborare con Israele – il bando prevede che le ditte esterne debbano avere un partner locale – nella costruzione dell’impianto di riciclaggio illegale.

Si tratta di un’azienda tedesca, la Standardkessel Baumgarte, con sede a Duisburg e che sarà in collaborazione con l’Israeli Generation Capital Fund.

La Hitachi Zosen Inoya, con sede in Svizzera, propone una partnership con la ditta israeliana TMM Integrated Recycling Industries che in precedenza è stata di proprietà della Veolia.

La TMM attualmente gestisce la discarica di Tovlan, nella Cisgiordania occupata.

La compagnia italiana TM.E. SpA Termomeccanica Ecologia di Milano collabora con l’azienda israeliana Shikun & Binui che ha realizzato progetti nelle colonie di Maaleh Adumim e Har Homa.

In totale, sono otto i gruppi che stanno partecipando al bando, assieme ad altre aziende israeliane che lavorano in partnership con compagnie cinesi e giapponesi.

Tutte le aziende che hanno in programma la partecipazione alla realizzazione di questo impianto illegale di termovalorizzazione di Maaleh Adumim violano il diritto internazionale e devono essere chiamate a risponderne.

Sostegno dell’Unione Europea.

L’Unione Europea sostiene il ministero israeliano per la Protezione dell’Ambiente, nella realizzazione del suo piano strategico 2030, per migliorare la gestione dei rifiuti in Israele con il suo Twinning Project da 1,8 milioni di dollari.

L’accordo di gemellaggio definisce che “tutte le azioni finanziate dalla UE sono soggette alla politica della UE, con confini definiti di Israele in linea col diritto internazionale”.

Ma il piano strategico 2030 del ministero include anche il termovalorizzatore di Maaleh Adumim.

L’impianto avrà un costo fino a mezzo miliardo di dollari e tratterà circa 1.500 tonnellate di rifiuti al giorno provenienti dall’area metropolitana di Gerusalemme, tra cui la colonia di Maaleh Adumim.

Dovrà essere costruito un inceneritore per utilizzare i rifiuti destinati alla produzione di elettricità.

Secondo il diritto internazionale, il trasferimento del trattamento dei rifiuti israeliani nella Cisgiordania occupata è illegale. Non giova in alcun modo alla popolazione indigena palestinese. L’UE dovrebbe revocare immediatamente il suo sostegno al progetto.

Il progetto di gemellaggio proclama il fatto che vuole “contribuire alla protezione della salute umana ed ambientale di Israele”.

In apparenza, la salute umana, secondo l’UE, non riguarda e non si estende ai Palestinesi.

Traduzione per InfoPal di Aisha T. Brav