Peres a Netanyahu: ‘Colonie da smantellare’

 

Peres a Netanyahu: «Colonie da smantellare»

L’ex premier invita Israele a “cedere” per una pace duratura con la Palestina

Tel Aviv – Israele deve essere consapevole che un accordo di pace con i palestinesi imporrà presto o tardi lo smantellamento, almeno parziale, delle colonie erette nei territori occupati.

A sostenerlo è il presidente, Shimon Peres, in un monito rivolto ieri a mezzo stampa al Paese e al governo – a maggioranza di destra – del premier Benyamin Netanyahu.

Intervistato da diversi giornali alla vigilia della festa dell’Indipendenza di oggi, Peres – memoria storica di decenni di tentativi negoziali abortiti – si è soffermato a lungo sulle prospettive (da mesi apparentemente stagnanti) del processo di pace. 

E ha indicato senza mezzi termini nel presidente moderato in carica dell’Autorità nazionale palestinese (Anp), Abu Mazen (Mahmud Abbas), l’interlocutore giusto con cui cercare di riprendere il filo del dialogo.

«Io ho criticato di recente Abbas», ha premesso il capo dello Stato israeliano riferendosi all’accordo di “riconciliazione nazionale” siglato la settimana scorsa al Cairo dal leader dell’Anp con la fazione integralista di Hamas.

«Ma questo non cancella la necessità di parlare con lui», ha subito aggiunto, osservando di non avere «intenzione di voltare le spalle al fronte della pace palestinese» e rinnovando fiducia ad Abu Mazen come partner «assolutamente» legittimo che «si oppone alla violenza e vuole la pace».

Secondo Peres, d’altro canto, anche il suo Paese deve essere pronto a fare concessioni. «In ogni futuro accordo politico Israele sarà obbligato a smantellare insediamenti», ha avvertito al riguardo, evocando due sbocchi paralleli: il rimpatrio di una parte di coloni, con il pagamento di indennizzi; e il “ricompattamento” del resto in tre sole aree d’insediamento omogeneo della Cisgiordania, sulla base di un limitato scambio di territori con i palestinesi rispetto ai vecchi confini internazionalmente riconosciuti del 1967.

Nella visione di Peres, il contenzioso territoriale è del resto ormai «compreso fra l’1,5 e non più del 7% (della Cisgiordania)».

«Divario che può essere colmato» a patto di ricorrere a una fase di negoziati segreti, ha proseguito il capo dello Stato. Rivolgendo insieme un messaggio di sprone e un suggerimento a Netanyahu a pochi giorni da una delicata e attesa visita del premier a Washington su invito di Barack Obama. Peres manifesta in ogni modo un senso d’urgenza, ammonendo che lo scenario cambierebbe in peggio se l’Anp – in assenza di negoziati – dovesse dar seguito all’intenzione di sottoporre a settembre all’assemblea generale dell’Onu il riconoscimento dello Stato palestinese. Con un passo unilaterale che a giudizio del presidente israeliano potrebbe significare «la prosecuzione del conflitto e dello spargimento di sangue».

http://www.corriere.com/viewstory.php?storyid=108575

 

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