Poeta palestinese vince il Premio Pulitzer per giornalismo di commento sulle sofferenze dei Palestinesi durante il genocidio israeliano

Il poeta e scrittore palestinese Mosab Abu Toha (Foto d’archivio).

PressTV. Il poeta e scrittore palestinese Mosab Abu Toha ha ricevuto il Premio Pulitzer 2025 per giornalismo di commento sulle sofferenze dei Palestinesi durante il genocidio israeliano nella Striscia di Gaza assediata.

Abu Toha, 32 anni, ha vinto il premio per i suoi toccanti articoli pubblicati su The New Yorker, che descrivono le difficoltà della vita nel territorio palestinese devastato dalla guerra durante la guerra genocida israeliana sul territorio iniziata nell’ottobre 2023.

Il poeta palestinese, nato e cresciuto a Gaza, ha annunciato la notizia sul suo account X, affermando: “Ho appena vinto il Premio Pulitzer di Commento . Che porti speranza. Che sia una favola”.

Il comitato del Pulitzer ha elogiato il suo lavoro per la potente miscela di esperienza personale e intuizione giornalistica, che porta l’attenzione globale sul costo umano della guerra.

In una dichiarazione di lunedì, il comitato del Pulitzer ha affermato che gli articoli di Abu Toha hanno descritto la “carneficina fisica ed emotiva a Gaza che collega un report profondo all’intimità di un memoir per trasmettere l’esperienza palestinese di oltre un anno e mezzo di guerra con Israele”.

I racconti in prima persona di Abu Toha sulla devastazione – in particolare il suo arresto nel 2023 da parte delle forze israeliane mentre cercava di andarsene con la famiglia – costituiscono la struttura emotiva e narrativa dei suoi scritti.

Racconta il trauma di essere stato separato dalla moglie e dai figli, picchiato e trattenuto in un centro di detenzione israeliano, quando scrive dell’onere emotivo e fisico della guerra, della distruzione della sua casa e della profonda diffidenza che ha affrontato all’estero.

Le riflessioni di Abu Toha oscillano tra i ricordi di un passato più pacifico a Gaza e la dura realtà della sopravvivenza quotidiana. Ha usato storie profondamente personali  utili non solo come testimonianza, ma anche come un modo per umanizzare una guerra a tutti gli effetti spesso vista in termini politici astratti.

“Desidero ardentemente tornare a Gaza, sedermi al tavolo della cucina con mia madre e mio padre e preparare il tè per le mie sorelle. Non ho bisogno di mangiare. Voglio soltanto  guardarli ancora”, ha scritto nel suo articolo intitolato “La lotta quotidiana della mia famiglia per trovare cibo a Gaza”, pubblicato su The New Yorker nel febbraio dello scorso anno.

Lunedì, in un post successivo su X,  ha ringraziato la giuria del Pulitzer che lo ha selezionato come vincitore del premio di quest’anno per giornalismo di commento, e ha dedicato “questo successo alla mia famiglia, amici, insegnanti e studenti a Gaza”.

Inoltre, Abu Toha ha benedetto i suoi cari che sono stati uccisi durante la guerra in corso, ricordandone la sorte con tono commosso.

“Benedizioni ai 31 membri della mia famiglia che sono stati uccisi in un attacco aereo nel 2023. Benedizioni alle anime dei miei quattro cugine, due delle quali uccisi con i loro mariti e i loro figli. Benedizioni all’anima della mia prozia, Fatima, il cui “cadavere” resta sotto le macerie della sua casa dall’ottobre 2024. Benedizioni alle tombe dei miei nonni che non troverò mai. Benedizioni alle anime dei miei studenti che sono stati uccisi mentre cercavano cibo o legna da ardere. Alla scuola dove ho studiato e dove ho insegnato, alla biblioteca che ho fondato e alla quale ho aggiunto un libro di poesie prima del 2023. Benedizioni a molti, molti altri”, ha aggiunto.

Ha anche pregato “per un cessate il fuoco immediato e permanente e GIUSTIZIA e PACE!”

Oltre al giornalismo, Abu Toha ha dato un contributo duraturo alla vita culturale palestinese fondando la biblioteca Edward Said, la prima biblioteca in lingua inglese di Gaza, e pubblicando raccolte di poesie che analizzano la guerra, l’identità e la resilienza.

Traduzione per InfoPal di Edy Meroli