Politiche discriminatorie israeliane: moglie e madre separata dalla sua famiglia

IMEMC. Le autorità israeliane hanno recentemente deportato una madre palestinese, che è sposata e ha vissuto con il marito e i figli a Gerusalemme negli ultimi sedici anni, dopo aver ripetutamente negato le sue richieste di residenza nella città occupata.

Il Centro informazioni di Wadi Hilweh a Silwan (Silwanic) ha affermato che la donna palestinese, identificata come Ibtisam Obeid, 35 anni, è sposata con Wisam Obeid, dalla città di al-‘Isawiya, a Gerusalemme, dove ha dato alla luce ai loro tre figli, Nayef, 14 anni, Mohammad, 13 anni, e Amira, 10 anni.

Sebbene sia sposata con un palestinese nativo di Gerusalemme, le autorità israeliane hanno continuato a negare le sue richieste e gli appelli per la residenza negli ultimi anni, per “motivi di sicurezza”, senza fornire ulteriori dettagli.

Wisam ha affermato che sua moglie è stata rapita dall’esercito due volte, il mese scorso, compreso quando loro due, insieme al loro figlio Nayef, sono stati fatti prigionieri, prima di essere rilasciati successivamente, ed il loro figlio ha ricevuto un ordine di detenzione domiciliare.

“Il mese scorso, i soldati hanno rapito me e mia moglie, e hanno presentato un’accusa contro di lei”, ha detto.

Ha aggiunto che la seconda volta che sua moglie è stata fatta prigioniera, è stata interrogata per diverse ore ed è stata rilasciata solo a condizione di essere costretta a lasciare Gerusalemme occupata.

“Hanno minacciato di rapire ed imprigionare me ed i miei figli, oltre a imporre multe salate se lei non lascia la città”, ha dichiarato il marito. “Prima di deportarla, i soldati hanno rifiutato di permetterle di tornare a casa anche solo per fare le valigie e le hanno detto beffardamente di salutare la nostra casa”.

Ibtisam ora vive con i suoi genitori, insieme a sua figlia Amira, nella città di Ramallah, mentre suo marito ed i suoi due figli vivono nella casa di al-‘Isawiya.

La donna è l’ultima vittima delle politiche discriminatorie d’Israele contro i palestinesi e le loro spose nella Gerusalemme occupata. Tali politiche distruggono le famiglie, negando loro la residenza ed i documenti di riunificazione familiare.