Politici italiani e pinkwashing israeliano

InfoPal. Di Lorenzo Poli. Il deputato di Italia Viva (IV) Ivan Scalfarotto, che pochi giorni prima della Conferenza europea su Gerusalemme, ha lanciato pesanti e infondate accuse, è tra i più grandi sostenitori del pinkwashing israeliano, operazione d’immagine che lo Stato sionista, a partire già dagli anni Novanta, ha intenzionalmente promosso per dare un’immagine di sé quale “Paese paradiso per i diritti lgbtqi+ circondato da nazioni dove l’omosessualità è invece severamente proibita”. Si tratta di una narrazione contraddittoria, in quanto Israele è un Paese fortemente basato sul teocon, sull’integralismo ebraico e sulla giurisdizione religiosa. Eppure questo washing è riuscito nell’intento di colpire l’immaginario del mainstream, proponendo un presunto carattere democratico, civile e progressista, europeizzante ed occidentale di Tel Aviv.

Il pinkwashing israeliano è un dispositivo utile ad edulcorare l’immagine esterna del sionismo e a oscurare gli elementi autoritari militarizzati e antidemocratici che invece sono manifesti nella gestione dei Territori Occupati dal 1967 e nella violenza politica strutturale esercitata contro i palestinesi che vivono in Israele. Questo dispositivo è stato utilizzato in modo intensivo a partire dagli anni 2000, fortemente aiutato da campagne pubblicitarie mirate in modo specifico alle comunità lgbtqi+. Il 23 novembre 2011, la docente dell’Università di New York nonché romanziera e attivista queer e contro l’occupazione sionista, Sarah Schulman, titolava un potente articolo sul New York Times “Israel and Pinkwashing” descrivendo il fenomeno in tutte le sue sfaccettature. In una intervista a Il manifesto, l’attivista palestinese Ghadir Shafie, direttrice dell’associazione Aswat-Palestinian Feminist Center for Gender and Sexual Freedoms dichiarò: “La strada è ancora lunga ma la nostra società fa progressi e rifiutiamo l’uso che Israele fa della questione Lgbtq per colpire i palestinesi”.
Si tratta di una strumentalizzazione politica e sociale che ha come obiettivo quello di rappresentare i palestinesi come rozzi barbari e di nascondere sotto il tappeto le violazioni dei diritti umani che compie Israele.
Israele non deve dare lezioni a nessuno in termini di diritti e non abbiamo bisogno dei suoi ambasciatori che ce lo possano far credere, soprattutto se questi, come Scalfarotto, non si esprimono sulla condizione che la Palestina vive quotidianamente. 

(Foto copertina: Pinkwashing [Credits: Dean Spade).

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