MEMO. Il portavoce del Consiglio dei Capi delle Chiese Cattoliche a Gerusalemme, Abu Nassar, ha espresso preoccupazione per il forte declino della popolazione cristiana della città santa nel corso degli anni, riferisce l’agenzia di stampa Anadolu.
Parlando all’agenzia Anadolu, Abu Nassar ha affermato che i cristiani costituivano circa il 25% della popolazione di Gerusalemme nel 1922. Ma da allora il numero è sceso drasticamente a meno dell’1%, ha osservato.
Secondo fonti israeliane, la popolazione di Gerusalemme era di 936.000 abitanti nel 2019. Gli ebrei costituivano il 62% della popolazione della città, con i Palestinesi per il restante 38%.
Abu Nassar ha detto che la popolazione cristiana conta meno di 10.000 gerosolimitani.
Ha attribuito il calo del numero dei cristiani a un insieme di motivi, che vanno da quelli economici a quelli politici.
Abu Nassar ha affermato che le sfide economiche hanno svolto un ruolo enorme nel declino della popolazione cristiana a Gerusalemme, e la pandemia di coronavirus è stato il colpo di grazia che ha negato alla città il reddito guadagnato dai turisti stranieri.
Orizzonte politico ambiguo.
Il leader della chiesa ha anche accusato l’ambiguità dell’orizzonte politico per il calo dei numeri.
“La situazione politica sta avviandosi verso l’ignoto perché non c’è processo di pace e nessuna prospettiva di una soluzione (sulla questione palestinese) e, quindi c’è una sorta di ambiguità che spaventa molte persone, cristiane e non cristiane allo stesso modo”, ha aggiunto.
Nel 1993, l’OLP e Israele firmarono gli Accordi di Oslo che concessero ai Palestinesi una forma di autogoverno. Anni di negoziati di pace tra le due parti, tuttavia, non sono riusciti a raggiungere l’obiettivo palestinese di creare uno stato indipendente.
I colloqui di pace appoggiati dagli Stati Uniti sono falliti nel 2014 a causa del rifiuto di Israele di bloccare la costruzione di insediamenti e di rilasciare i Palestinesi imprigionati prima del 1993.
Ma, mentre tutti i settori della società sono colpiti da sconvolgimenti politici ed economici, Abu Nassar ritiene che siano le minoranze etniche o religiose a soffrire di più.
Sono “l’anello più debole, non necessariamente perché sono colpiti, ma perché la loro presenza in uno stato di costante instabilità fa pensare all’immigrazione”, ha spiegato, e ha aggiunto che il numero in calo dei cristiani sconvolgerà la demografia della città.
“Questo problema è preoccupante, perché Gerusalemme è debitrice verso le tre religioni, Islam, Cristianesimo ed Ebraismo, e una di queste religioni sta quasi scomparendo, e questo è motivo di preoccupazione non solo per i cristiani, ma anche per i non cristiani, e per ogni persona che ama questo pluralismo a Gerusalemme”.
Estremismo ebraico.
Abu Nassar ha anche accusato gli attacchi degli estremisti ebrei contro i Palestinesi e l’espansione degli insediamenti illegali come un’altro motivo fondamentale alla base del declino della popolazione cristiana di Gerusalemme.
“C’è un aumento dell’attività di insediamento illegale in molti quartieri di Gerusalemme est, e questo non è un segreto, e colpisce molti luoghi, inclusi alcuni luoghi sacri cristiani”, ha evidenziato.
Abu Nassar ha criticato le autorità israeliane per non aver compiuto “sforzi sufficienti” per catturare gli estremisti responsabili.
Ha sottolineato che i capi delle chiese hanno espresso preoccupazione per l’esistenza di una sorta di minaccia per i cristiani a Gerusalemme e nei loro luoghi sacri.
Lo scorso dicembre i capi delle chiese cristiane a Gerusalemme hanno avvertito, in un comunicato, che i cristiani nella città santa “sono diventati il bersaglio di frequenti e persistenti attacchi da parte di gruppi estremisti (ebraici)”, soprattutto dal 2012.
Hanno elencato gli attacchi che vanno da “innumerevoli aggressioni fisiche e verbali a sacerdoti e altri ecclesiastici, alle chiese cristiane, con luoghi sacri regolarmente vandalizzati e profanati, e continue intimidazioni ai cristiani locali che cercano semplicemente di pregare liberamente e di svolgere la loro vita quotidiana”.
Hanno descritto gli attacchi come “tattiche” impiegate dai “gruppi estremisti nel tentativo sistematico di spingere la comunità cristiana fuori da Gerusalemme e da altre parti della Terra Santa”.
La dichiarazione avverte che i gruppi estremisti cercano di introdursi nei quartieri cristiani con intimidazioni e altri mezzi.
A febbraio è stato rivelato un piano per espropriare il terreno della chiesa sul Monte degli Ulivi, a Gerusalemme Est, per trasformarlo in un parco nazionale.
Tuttavia, il ministero per l’Ambiente israeliano ha annunciato il congelamento del piano dopo un forte messaggio dei capi delle chiese di Gerusalemme.
(Nella foto: il clero cattolico romano presso la Chiesa del Santo Sepolcro, nella Città Vecchia di Gerusalemme, 18 aprile 2019 [GALI TIBBON/AFP/Getty Images]).
Traduzione per InfoPal di Edy Meroli