Potenziamento delle relazioni tra UE e Israele.

Infopress

di  Luisa Morgantini

Vicepresidente del Parlamento Europeo

GUE-NGL

 

Potete trovare di seguito, per vostra informazione una lettera del Primo Ministro Palestinese Salam Fayyad che esprime riserve verso il potenziamento delle relazioni tra UE e Israele. La lettera è stata inviata a tutti i Primi Ministri degli Stati Membri dell’Unione Europea, all’Alto Rappresentante Javier Solana, a José Manuel Barroso, Presidente della Commissione Europea,  alla commissaria per le Relazioni Esterne Benita Ferrero Waldner, e a Hans-Gert Pöttering Presidente del Parlamento Europeo.

 

Riserve su tale potenziamento sono state espresse anche nel comunicato stampa diffuso ieri dalla Delegazione ad hoc del Gruppo di Lavoro su Pace e Medio Oriente del Parlamento Europeo (alla quale ho partecipato  ) composta da 14 Membri del PE che sono appena rientrati da una missione – 30 maggio-2 giugno 2008- in Palestina (West Bank e Gaza) e Israele.

 

Di seguito troverete il comunicato stampa.

 

Cordialmente.

 

 

Luisa Morgantini

 

Vice Presidente del Parlamento Europeo

 

 

 

 

 

Salam Fayyad

Autorità Nazionale Palestinese

Ufficio del Primo Ministro

 

 

27 maggio 2008

 

 

Re:      Potenziamento delle relazioni tra UE e Israele

 

Sua Eccellenza,

Sono venuto a conoscenza del fatto che l’Unione Europea sta valutando la possibilità di potenziare le sue relazioni con Israele, incluse le sfere politiche e economiche, e che il Consiglio potrebbe prendere una decisione in merito il prossimo 16 giugno.

Le scrivo per esprimere le mie profonde riserve riguardo un tale potenziamento, mentre Israele continua a violare sistematicamente i diritti umani dei Palestinesi e a eludere i suoi obblighi internazionali, inclusi alcuni  dei suoi impegni presi con l’UE.

E’ nostra convinzione che per l’Unione Europea uno dei principali fondamenti logici per estendere la cooperazione politica ed economica ai paesi terzi vicini, nel quadro di una Politica Europea di vicinato, sia quello di generare incentivi affinché quei paesi terzi rispettino i valori europei, tra questi centrali sono i diritti umani, la democrazia e il rispetto della legge.

 

Ora, ciò che temiamo accada nel caso di Israele è una dissociazione dell’incentivo (ad esempio, l’integrazione economica) dal comportamento auspicato (ad esempio, rispetto dei diritti umani).

 

Nei mesi che hanno seguito Annapolis, abbiamo continuato ad osservare un evidente mancato rispetto da parte di Israele per i diritti individuali e nazionali dei Palestinesi, in violazione del diritto  internazionale e della Road Map.

 

E’ continuata la costruzione di insediamenti, almeno 101 (escluse le colonie dell’area di Gerusalemme).

Analogamente, dopo Annapolis le Autorità Israeliane hanno emesso appalti per 847 nuove unità abitative, rispetto alle 138 unità abitative degli 11 mesi precedenti ad Annapolis.

Allo stesso tempo, le Autorità israeliane hanno demolito almeno 185 strutture palestinesi, incluse 85 edifici residenziali, nei primi quattro mesi successivi ad Annapolis. Il numero dei checkpoint, blocchi stradali e di altre barriere fisiche al movimento ora superano le 600 unità. E, ovviamente,  Israele deve ancora adeguarsi alla sentenza del 2004 della Corte Internazionale di Giustizia, che ha sostenuto che le colonie e il Muro costruite sul Territorio Occupato Palestinese (OPT) sono illegali, e che richiede ad Israele di fermare la costruzione del Muro, rimuovere quelle parti già costruite e provvedere ai risarcimenti.   

 

 

Oltre a tutto ciò, malgrado i suoi impegni nel quadro del processo di Barcellona, Israele continua, attraverso una miriade di restrizioni, a intralciare l’attuazione dell’Accordo di Associazione Provvisorio concluso tra l’Unione Europea e l’OLP per conto dell’ANP. Per di più Israele continua ad infrangere il suo stesso Accordo di Associazione con la UE e le direttive europee riguardanti i prodotti delle colonie, permettendo a tali merci di essere esportate nell’Unione Europea come se queste fossero prodotte e/o completamente ottenute in Israele e rimborsando le imprese delle colonie (attraverso sussidi illegali) per ogni tassa di importazione pagata da queste attività commerciali nelle loro esportazioni verso l’Unione Europea.

 

Ad Annapolis, eravamo concordi, in conformità con quanto stabilito dalla Road Map, che gli Stati Uniti, per conto del Quartetto, avrebbero guidato un meccanismo trilaterale al fine di monitorare l’adempimento di ogni parte ai propri obblighi nei confronti della Road Map. Abbiamo necessità di constatare che tale meccanismo non rimanga vacuo e che conduca per  certo a risultati concreti.

Inoltre, in questo momento siamo a metà strada tra la ripresa dello stato permanente delle negoziazioni di Annapolis e la fine del 2008, data entro al quale prevediamo  di raggiungere un accordo che risolva tutte le questioni in sospeso per mettere fine a un conflitto che dura da decenni. Per l’Unione Europea, è quindi il momento più opportuno per agire su tale questione.

 

Se l’Unione Europea migliorasse i suoi rapporti con Israele in questo frangente, in considerazione della sistematica violazione degli obblighi legali e degli accordi da parte di Israele, i Palestinesi potrebbero ritenere questo potenziamento quale riconoscimento di un comportamento illegale – e Israele potrebbe interpretarlo quale conferma che un simile comportamento e le richieste della UE a mettervi fine, non portano ad alcuna conseguenza.

 

 Per di più, l’Unione Europea  priverebbe se stessa di un importante strumento per muovere il processo di pace nella giusta direzione e metterebbe a rischio la propria abilità nel giocare un ruolo politico attivo che questa regione necessita e che noi, Palestinesi, ci aspettiamo e sosteniamo.

 

Per l’Unione Europea è arrivato il momento di  comunicare al suo amico, Israele, che la chiave per rafforzare i suoi legami con l’Unione Europea è di dimostrare, con l’azione, che davvero condivide e accoglie gli obiettivi e i valori degli europei.

E’ arrivato il momento per la UE di dimostrare ai suoi amici Palestinesi e agli altri amici nella regione la serietà con la quale valuta la posizione e i principi che ha assunto nel processo di pace.

 

Ora – più che mai – è arrivato il momento per la UE di agire sulla posizione  che ha riaffermato ancora oggi che, l’attività di costruzione delle colonie di Israele “ovunque nei Territori Occupati Palestinesi, inclusa Gerusalemme Est, è illegale” e “costituisce una minaccia per la attuabilità della soluzione condivisa  dei due Stati.”

 

Devo sottolineare ancora che non consideriamo la ripresa o il potenziamento delle relazioni UE con l’Autorità Nazionale Palestinese quale sostituto adeguato per un’azione di principio nel caso delle relazioni UE con Israele. Il criterio , così come lo concepiamo, non è e non dovrebbe essere attinente.

 

Chiediamo alla UE di incoraggiare standard equi, consistenti e obiettivi nelle relazioni con tutti i suoi vicini.

Non posso sovrastimare il bisogno di responsabilità in questo frangente. Ogni credibilità e speranza di cui il processo di pace può aver goduto ad Annapolis, è rapidamente affievolita, come pure l’attuabilità di una soluzione condivisa per i due Stati.

Pertanto, esorto con forza la UE a pronunciarsi contro il potenziamento delle sue relazioni con Israele fino a quando Israele non rispetti le norme del diritto internazionale e i diritti umani, incluso il congelamento delle attività di espansione delle colonie e consenta al popolo palestinese di godere della stesse relazioni di vicinato con la UE, come altre nazioni della regione.

 

Sua Eccellenza accetti l’espressione della mia più alta considerazione.

 

Cordialmente,

 

 

 

COMUNICATO STAMPA

 

Delegazione del Parlamento Europeo chiede azioni urgenti per contrastare l’erosione della fiducia nel Processo di Pace tra Israele e Palestina

 

E’ CRUCIALE UN MIGLIORAMENTO CONCRETO

 

Gerusalemme 2/6/2008

 

Una delegazione del Parlamento Europeo ha visitato Israele e i Territori palestinesi dal 31 maggio al 2 giugno con lo scopo di valutare la situazione concreta in particolare riguardo agli sviluppi a partire dalla Conferenza di Annapolis.

 

"Abbiamo osservato miglioramenti incoraggianti nella situazione della sicurezza nelle municipalità della Cisgiordania, con i Palestinesi capaci di assumersi le proprie responsabilità. Eppure, le incursioni militari israeliane e altre restrizioni minano l’autorità e la capacità della polizia palestinese e delle forze di sicurezza di funzionare. 

 

Abbiamo inoltre visto gli inizi di una ripresa dell’economia palestinese, con un più ampi commerci, scambi e turismo in alcune aree della West Bank. Tuttavia, affinché questi miglioramenti economici e di sicurezza siano consolidati, la libertà di movimento di persone e merci deve essere garantita. L’adeguatezza palestinese in questo campo non è abbastanza; è richiesto un cambio nelle politiche da parte di Israele. L’attuale politica di erigere blocchi stradali e l’impatto del percorso della “barriera di separazione” intralcia seriamente gli sforzi correnti, fortemente sostenuti dall’Unione Europea, per arrivare ad una ripresa economica.

 

Abbiamo osservato l’espansione considerevole e continua di insediamenti che è illegale, e incompatibile con gli obiettivi disposti ad Annapolis e con la Road Map, rendendo impossibile la soluzione dei due stati. In particolare, siamo preoccupati del futuro di Gerusalemme Est, del progetto di insediamento "E1" e della situazione nella città vecchia di Hebron.

 

Nella Striscia di Gaza le tremende conseguenze dell’attuale politica di  sanzioni e del blocco economico sono state fin troppo evidenti. Drammatiche carenze di merci – in particolare di rifornimenti medici, cibo e carburante- creano una inaccettabile miseria umana, che, in cambio, genererà futura violenza. Siamo stati positivamente colpiti dalla mobilitazione della società civile, così come delle attività dell’UNRWA, che cerca di controbilanciare gli effetti dell’assedio. I loro sforzi hanno bisogno di un aumento immediato nel sostegno da parte della Comunità Internazionale.

 

Per conto del Parlamento Europeo, reiteriamo la nostra richiesta urgente di porre fine all’isolamento geografico e politico della Striscia di Gaza e di ricongiungerla al resto del mondo. Chiediamo al Quartetto e al suo rappresentante Tony Blair, e alle istituzioni dell’Autorità Palestinese di re-impegnarsi dal terreno e di collaborare con la popolazione di Gaza. Il solo progetto identificato nel contesto di progetti dall’impatto immediato (pianta delle fognature)  deve essere urgentemente attuato. Condanniamo il lancio di razzi sullo Stato di Israele e lo consideriamo totalmente controproducente per la volontà di pace che è il desiderio di una grande maggioranza della popolazione di Gaza.

 

Tutti i succitati punti sono stati sollevati durante le discussioni tra la delegazione e i membri della Knesset.

Infine, crediamo profondamente che senza seri segnali di buona fede tradotti in miglioramenti tangibili sul terreno, non sia ancora giunto il momento di potenziare le relazioni tra UE e Israele. “

 

La delegazione comprendeva quattordici Membri del Parlamento Europeo ed era co-presieduta da Véronique De Keyser (PES, BE) e Annemie Neyts (ALDE, BE). Alla delegazione ha preso parte anche Luisa Morgantini, Vice Presidente del Parlamento Europeo.

 

(traduzione a cura dell’Ufficio di Luisa Morgantini – Roma )

 

Per Informazioni Luisa Morgantini 00972 547271742 o Ufficio  0032 22 84 51 51 o 0039 06 69 95 02 17

Luisa.morgantini@europarl.europa.eu; www.luisamorgantini.net

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