Prigionieri politici palestinesi iniziano sciopero della fame

Imemc. Molti detenuti politici palestinesi imprigionati da Israele hanno deciso di iniziare lo sciopero della fame, domenica, mentre altri vi si uniranno in tutte le carceri se Israele non risponderà alle loro richieste.

Le principali richieste dei detenuti: miglioramento delle condizioni di vita, cure mediche, diritti alle visite dei familiari, rimozione dei disturbatori di segnale/frequenze che causa rischio per la salute.

Citando fonti tra i detenuti, il quotidiano israeliano Haaretz ha scritto che il governo israeliano ha espresso la volontà di rimuovere i ricevitori di cellulari per impedire lo sciopero, ma ha aggiunto che l’ufficio del ministro israeliano di Pubblica sicurezza Gilad Erdan ha fortemente negato.

Haaretz  ha riportato che giovedì si sono svolti alcuni incontri tra funzionari israeliani e membri del movimento di Hamas detenuti, e un altro, venerdì, che ha incluso membri del Jihad islamico.

Alcune delle richieste presentate dai detenuti includono la ripresa delle visite familiari della Striscia di Gaza, l’annullamento delle pene inflitte a tutti i prigionieri nel campo di detenzione nel deserto del Negev, imposte all’inizio di questa settimana dopo che due poliziotti sono stati accoltellati.

I detenuti chiedono anche alimenti migliori nelle mense.

Haaretz ha aggiunto che il governo israeliano ha proposto di riprendere i colloqui con i detenuti dopo le elezioni del Knesset, che si terranno martedì 9 aprile 2019. Ha affermato che i detenuti hanno accettato di discutere questa proposta con le loro fazioni politiche, prima di arrivare a un decisione entro sabato sera.

Haaretz ha anche detto che i funzionari israeliani stanno cercando di impedire ai prigionieri di svolgere lo sciopero della fame, soprattutto perché ciò potrebbe portare a proteste di massa in tutta la Cisgiordania e nella Striscia di Gaza.

Il servizio carcerario israeliano ha già dispiegato altri soldati nelle carceri e nei centri di detenzione, in previsione delle proteste.