"Questo è solo l’inizio", ha dichiarato Abbas, riferendosi ai quasi 10.000 Palestinesi nelle prigioni israeliane. "Il nostro lavoro deve continuare finché ogni prigioniero sarà tornato a casa".
I soldati israeliani smetteranno di dare la caccia a 178 militanti di Fatah nella West Bank che sono a lungo stati nella lista dei ‘ricercati’ delle forze di sicurezza. I militanti hanno a loro volta consegnato le armi impegnandosi a non portare più attacchi contro Israele.
Il Primo Ministro israeliano Ehud Olmert ha anche iniziato a trasferire ad Abbas alcune delle centinaia di milioni di dollari provenienti da tasse doganali che Israele raccoglie per conto dell’Autorità Palestinese e che aveva bloccato dopo che Hamas, che rifiuta di riconoscere lo stato ebraico, arrivò al potere all’inizio del 2006.
Funzionari israeliani hanno dichiarato di sperare che i gesti alla fine aiutino un processo di pace che da molto tempo è in stallo. "Speriamo che l’insieme di passi compiuti dal governo Israeliano possa portare un nuovo periodo di cooperazione e di dialogo, che abbiamo girato l’angolo della dinamica negativa", ha detto il portavoce del ministero degli esteri Mark Regev.
"La vostra è una politica di piccoli cambiamenti. Fate una cosina qui e una cosina lì", ha detto al quotidiano israeliano Yediot Ahronot Salam Fayyad, il Primo Ministro palestinese nominato da Abbas dopo aver ordinato lo scioglimento del governo guidato da Hamas in un’intervista, venerdì. "Israele è un grande forte paese. Israele può permettersi più audacia".
I Palestinesi vogliono iniziare a discutere le questioni chiave al cuore del conflitto con Israele, come il futuro di Gerusalemme, la delineazione delle frontiere dello stato palestinese, e il destino dei rifugiati palestinesi. "La cosa migliore è focalizzarsi sulla sostanza in questo incontro" ha detto Saeb Erekat, un consigliere di alto livello di Abbas, recentemente. Si stava riferendo ad un’idea promossa dal Presidente USA George W. Bush di un summit regionale finalizzato a rinnovare i colloqui di pace. "Abbiamo bisogno di questa conferenza per focalizzarci sull’implementazione, la trasformazione di parole in fatti. Questo è ciò che restaurerà credibilità per il processo di pace", ha aggiunto Erekat.
Ma mentre Olmert è disposto a offrire misure di costruzione della fiducia non ha alcuna intenzione di discutere questioni di sostanza come le frontiere e i profughi. Il giorno dopo che Bush ha tenuto il suo discorso sulla politica in Medio Oriente, il 17 Luglio, una portavoce del primo ministro israeliano ha detto che non ci sarebbero stati colloqui con Abbas che riguardassero la questione dello status finale.
"Israele ha apertamente dichiarato di essere pronto a discutere su questioni dell”orizzonte politico’ e su come acquisire la visione di due stati per due popoli", ha detto la portavoce Miri Eisen. "Ma siamo stati molto chiari che in questa fase non discuteremo le tre questioni centrali delle frontiere, dei rifugiati e di Gerusalemme".
Non soprende che Hamas abbia respinto l’idea del summmit ed abbia criticato l’accordo di amnistia tra Israele ed Abbas, che include solo militanti di Fatah, in quanto tentativo di dividere i Palestinesi. "Condanniamo questa conferenza americana che tende a servire gli interessi del nemico sionista", ha detto il portavoce di Hamas Ismail Radwan.
Alcuni leader di Hamas hanno detto che l’accordo di amnistia era diretto a permettere alle forze israeliane di concentrare la loro attenzione solo su Hamas. Ismail Haniyeh, il primo ministro di Hamas a Gaza, revocato da Hamas ma che ancora si considera titolare della carica, ha definito la concessione dell’amnistia ai fuggitivi di Fatah "una bustarella politica" intesa a seminare discordia tra i Palestinesi.
con Hamas che ha preso il controllo di Gaza ed Abbas che disperatamente cerca di acquisire credibilità tra la sua stessa gente, il leader israeliano, che sta combattendo ugualmente per la sua sopravvivenza politica, è improbabile che farà concessioni che vadano significativamente oltre i gesti compiuti nelle ultime settimane.