Prigionieri rilasciati — ad Abbas.

 
Prigionieri rilasciati — ad Abbas
Peter Hirschberg, The Electronic Intifada, 23  Luglio 2007

GERUSALLEMME, 20 Luglio (IPS) — In tutto 255 prigionieri palestinesi in catene sono saliti su bus dai finestrini oscurati alla prigione Ketziot nel sud di Israele giovedì mattina ed hanno iniziato il loro viaggio verso la citta di Ramallah nella West Bank — e verso la libertà.
 
A Ramallah, nei quartier generali del Presidente palestinese Mahmoud Abbas, migliaia di Palestinesi che scandivano slogan hanno sollevato i prigionieri sulle loro spalle, prima di muoversi verso un tendone per le preghiere del mezzogiorno.

"Questo è solo l’inizio", ha dichiarato Abbas, riferendosi ai quasi 10.000 Palestinesi nelle prigioni israeliane. "Il nostro lavoro deve continuare finché ogni prigioniero sarà tornato a casa".

 
La grande maggioranza di quelli rilasciati giovedì appartenevano a Fatah, il movimento di Abbas. Il rilascio di prigionieri è parte di una serie di gesti da parte di Israele volti a rafforzare il leader palestinese sulla scia della conquista della Striscia di Gaza lo scorso mese da parte di Hamas, durante il quale il movimento islamico ha conquistato le più moderate forze di Abbas. Nelle recenti settimane, Israele — incoraggiato dall’occidente, che vuole vedere anch’esso l’ascesa di Abbas, e non di Hamas — si è detto d’accordo ad altre misure intese a rafforzare la leadership palestinese.

I soldati israeliani smetteranno di dare la caccia a 178 militanti di Fatah nella West Bank che sono a lungo stati nella lista dei ‘ricercati’ delle forze di sicurezza. I militanti hanno a loro volta consegnato le armi impegnandosi a non portare più attacchi contro Israele.

Il Primo Ministro israeliano Ehud Olmert ha anche iniziato a trasferire ad Abbas alcune delle centinaia di milioni di dollari provenienti da tasse doganali che Israele raccoglie per conto dell’Autorità Palestinese e che aveva bloccato dopo che Hamas, che rifiuta di riconoscere lo stato ebraico, arrivò al potere all’inizio del 2006.

Funzionari israeliani hanno dichiarato di sperare che i gesti alla fine aiutino un processo di pace che da molto tempo è in stallo. "Speriamo che l’insieme di passi compiuti dal governo Israeliano possa portare un nuovo periodo di cooperazione e di dialogo, che abbiamo girato l’angolo della dinamica negativa", ha detto il portavoce del ministero degli esteri Mark Regev.

 
E’ improbabile, comunque, che le misure di costruzione della fiducia di Israele ridaranno vita ad un serio dialogo. Le aspettative di Olmert e Abbas sono semplicemente troppo distanti.

"La vostra è una politica di piccoli cambiamenti. Fate una cosina qui e una cosina lì", ha detto al quotidiano israeliano Yediot Ahronot Salam Fayyad, il Primo Ministro palestinese nominato da Abbas dopo aver ordinato lo scioglimento del governo guidato da Hamas in un’intervista, venerdì. "Israele è un grande forte paese. Israele può permettersi più audacia".

I Palestinesi vogliono iniziare a discutere le questioni chiave al cuore del conflitto con Israele, come il futuro di Gerusalemme, la delineazione delle frontiere dello stato palestinese, e il destino dei rifugiati palestinesi. "La cosa migliore è focalizzarsi sulla sostanza in questo incontro" ha detto Saeb Erekat, un consigliere di alto livello di Abbas, recentemente. Si stava riferendo ad un’idea promossa dal Presidente USA George W. Bush di un summit regionale finalizzato a rinnovare i colloqui di pace. "Abbiamo bisogno di questa conferenza per focalizzarci sull’implementazione, la trasformazione di parole in fatti. Questo è ciò che restaurerà credibilità per il processo di pace", ha aggiunto Erekat.


Ma mentre Olmert è disposto a offrire misure di costruzione della fiducia non ha alcuna intenzione di discutere questioni di sostanza come le frontiere e i profughi. Il giorno dopo che Bush ha tenuto il suo discorso sulla politica in Medio Oriente, il 17 Luglio, una portavoce del primo ministro israeliano ha detto che non ci sarebbero stati colloqui con Abbas che riguardassero la questione dello status finale.

"Israele ha apertamente dichiarato di essere pronto a discutere su questioni dell”orizzonte politico’ e su come acquisire la visione di due stati per due popoli", ha detto la portavoce Miri Eisen. "Ma siamo stati molto chiari che in questa fase non discuteremo le tre questioni centrali delle frontiere, dei rifugiati e di Gerusalemme".

Non soprende che Hamas abbia respinto l’idea del summmit ed abbia criticato l’accordo di amnistia tra Israele ed Abbas, che include solo militanti di Fatah, in quanto tentativo di dividere i Palestinesi. "Condanniamo questa conferenza americana che tende a servire gli interessi del nemico sionista", ha detto il portavoce di Hamas Ismail Radwan.

Alcuni leader di Hamas hanno detto che l’accordo di amnistia era diretto a permettere alle forze israeliane di concentrare la loro attenzione solo su Hamas. Ismail Haniyeh, il primo ministro di Hamas a Gaza, revocato da Hamas ma che ancora si considera titolare della carica, ha definito la concessione dell’amnistia ai fuggitivi di Fatah "una bustarella politica" intesa a seminare discordia tra i Palestinesi. 

 
Nel suo discorso programmatico Bush ha detto che una volta che le "giuste fondamenta" siano state gettate, "potremo subito iniziare seri negoziati verso la creazione dello stato palestinese". Questo sembrava indicare che il leader USA stia per fare concessioni ad Abbas, che ha invitato le due parti a colloqui per un’accordo finale, e a saltare la fase del processo di pace della road map che prevede la creazione di uno stato palestinese entro frontiere provvisorie. 
 
Ma Olmert, che non vuole essere coinvolto in discussioni su questi temi di sostanza che colloqui sulla creazione di uno stato palestinese necessariamente implicherebbero, non deve essere eccessivamente proccupato per il discorso del presidente. Ha infatti sentito Bush dire che l’Autorità Palestinese dovrà sradicare i "terroristi" prima che ogni sostanziale progresso verso la creazione di un indipendente stato palestinese. 
 
Si è detto che Olmert intende rivitalizzare il suo piano per un ritiro unilaterale dalla West Bank — o almeno una versione annacquata del suo piano. Ma
con Hamas che ha preso il controllo di Gaza ed Abbas che disperatamente cerca di acquisire credibilità tra la sua stessa gente, il leader israeliano, che sta combattendo ugualmente per la sua sopravvivenza politica, è improbabile che farà concessioni che vadano significativamente oltre i gesti compiuti nelle ultime settimane.
 Tradotto dall’inglese da Gianluca Bifolchi, un membro di  Tlaxcala  (www.tlaxcala.es), la rete di traduttori per la diversità linguistica. Questa traduzione è in Copyleft per ogni uso non-commerciale : è liberamente riproducibile, a condizione di rispettarne l’integrità e di menzionarne l’autore e la fonte.

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