Prigioniero palestinese muore per le ferite inflittegli dai soldati israeliani un mese fa

PIC e Ma’an. Il detenuto palestinese Raed al-Salhi, 21 anni, è morto domenica 3 settembre a causa delle ferite riportate dopo che, un mese fa, era stato colpito dalle forze di occupazione israeliane (IOF).

La Commissione per i prigionieri e gli ex prigionieri ha confermato la morte di Salhi, avvenuta nell’ospedale Hadassah Ein Kerem dove era in stato di arresto dal 9 agosto.

Il capo della Commissione, Isa Qaraqe, ha dichiarato che i soldati dell’IOF spararono a Salhi molti colpi, vicino all’ingresso del campo profughi di Dheisheh, a Betlemme, e che rimase a terra sanguinante a lungo prima di essere trasferito all’ospedale in condizioni critiche.

Secondo il giornalista di PIC, Salhi venne ferito gravemente dopo che i soldati avevano fatto irruzione nella sua casa e gli avevano sparato da distanza ravvicinata.

Ha riferito che Salhi, che si trovava in condizioni molto gravi – era in coma sin dal primo momento della sua detenzione -, è rimasto in detenzione nell’unità di terapia intensiva fino a quando non è stato pronunciato morto, domenica.

Da parte sua, il portavoce per i media del Centro studi sui prigionieri palestinesi, Riyad al-Ashqar, ha accusato le forze israeliane della responsabilità della morte di Salhi, puntando il dito contro la deliberata politica di negligenza medica praticata contro di lui.

Ha aggiunto che altri due palestinesi, Mohammed al-Jallad, 24 anni, e Fatima Taqatqa, 16, sono morti nel 2017 dopo essere stati colpiti dai soldati israeliani e arrestati nonostante le loro ferite.

La morte di Salhi ha portato il numero di prigionieri palestinesi morti durante la detenzione a 212, quattro dei quali sono stati uccisi durante l’Intifada di Gerusalemme scoppiata nell’ottobre 2015.

Nel video, la manifestazione della popolazione palestinese alla notizia della morte del giovane Salhi.