MEE. Di Mustafa Abu Sneineh. Il progetto di Tarek Bakri incoraggia i palestinesi in esilio a mettere in luce le loro case e i loro quartieri di un tempo.
La Dichiarazione Balfour del 1917, che sosteneva la campagna sionista per la creazione di una patria ebraica in Palestina, ha cambiato la storia del Medio Oriente.
Ma quelle 67 parole ebbero anche conseguenze fatali per l’ambiente in cui vivevano i palestinesi. Case e cinema, negozi e moschee, stazioni ferroviarie e mercati palestinesi andarono perduti nel 1948, quando migliaia di persone furono espulse dalle loro case con la violenza della Nakba, la parola araba che significa “catastrofe”.
Il ricercatore e archivista Tarek Bakri, che vive a Gerusalemme, è rimasto colpito dalla nostalgia e dall’emozione che molti palestinesi sfollati provano ancora per le strade e i quartieri di un tempo.
Ora ha cercato di mostrare l’aspetto della Palestina prima della Nakba. “Vivono nei campi profughi in Giordania e in Libano”, ha detto a MEE. “Mi contattano tramite i social media e mi mandano le foto delle loro case. Io vado a cercarle e scatto foto di come sono state trasformate”.
Bakri afferma che queste immagini provenienti dagli archivi di famiglia mostrano la Palestina come un centro della cultura araba. “Non era un deserto come credevano i primi coloni sionisti”.
Tuttavia alcuni israeliani di Gerusalemme, che ora vivono in case precedentemente appartenenti ai palestinesi, si oppongono al lavoro di Bakri.
“Ho ricevuto strane reazioni da loro”, ha spiegato. “Una volta ho mostrato a un uomo la foto della famiglia palestinese che viveva lì e gli ho detto che sono i proprietari originali. Lui mi ha risposto che loro sono il popolo eletto e che Dio gli ha dato la casa”.
Scorri le immagini qui sotto per vedere alcuni esempi del lavoro di Bakri.
Il cinema.
Il cinema al-Hambra, qui ritratto nel 1937, era uno dei numerosi cinema palestinesi di Jamal Pasha Street a Giaffa. Oggi è utilizzato dalla Chiesa di Scientology.
Il quartiere.
Case del quartiere palestinese di Musrara, a Gerusalemme. Musrara è uno dei più antichi quartieri costruito nel 1860 al di fuori delle mura della Città Vecchia di Gerusalemme.
Il villaggio.
Case palestinesi nel villaggio di Ein Karem, sulle colline occidentali di Gerusalemme, durante la guerra del 1948. Ein Karem fu conquistato dalle milizie israeliane nel luglio 1948 e i suoi 3.200 residenti palestinesi furono espulsi.
La stazione ferroviaria.
La ferrovia Jaffa-Gerusalemme fu costruita nel 1892 durante l’Impero Ottomano. Dopo la Nakba del 1948 è stata chiamata ferrovia Tel Aviv-Gerusalemme.
Il palazzo di famiglia.
Hanna Bisharat costruì la sua villa nel quartiere Talbiya di Gerusalemme, nel 1926. Questa foto di lui e della sua famiglia è stata scattata nel 1929. Era conosciuto come il palazzo di Harun al-Rashid, in riferimento al famoso califfato abbaside che governava un impero ricco e potente. Golda Meir, il primo ministro israeliano, visse in seguito nella casa di Bisharat dopo che la sua famiglia se ne andò. Nel giugno 1969 disse ai media: “I palestinesi non esistono”.
La chiesa.
La chiesa del villaggio cristiano di Ma’alul si trova a sei chilometri a ovest di Nazareth. Questa fotografia è stata scattata negli anni ’30: il villaggio è stato spopolato con la forza nel 1948 dalle forze ebraiche e la chiesa è stata abbandonata.
La casa di famiglia.
Il palestinese Shukri al-Jamal e sua moglie, le sue sorelle e le sue figlie si riuniscono davanti alla loro casa nel quartiere Talbiya di Gerusalemme alla fine degli anni Venti. Oggi nella stessa proprietà vivono degli israeliani.
Il consolato.
Una guardia di sicurezza davanti al cancello del consolato egiziano a Gerusalemme nel 1947. Attualmente l’edificio ospita il consolato greco.
Traduzione per InfoPal di Chiara Parisi