Primavere islamiche: sunniti e sciiti uniti contro la prepotenza mondiale

Il nuovo Egitto post-Mubarak, la Palestina e le relazioni geo-politiche nel Vicino e Medio Oriente: proseguono le interviste della nostra redazione.

Il direttore di InfoPal ha intervistato l’ambasciatore iraniano a Roma, Seyed Mohammad Ali Hosseini.

Angela Lano. Nelle recenti elezioni presidenziali in Egitto ha vinto un candidato dei Fratelli Musulmani. Un altro Paese del Mediterraneo è dunque governato dalla Fratellanza Musulmana. Come vede questa nuova svolta? E come vede i rapporti tra i FM e l’Occidente?

M. Ali Hosseini. I risultati delle recenti elezioni presidenziali in Egitto dimostrano che i popoli della regione hanno la necessaria consapevolezza da non permette un ritono al passato. Sono dell’avviso che la fede religiosa in generale e l’islam in particolare sia l’elemento pricipale delle rivendicazioni popolari della regione. Soprattutto in Egitto, che meritano attenzione. Il vero rappresentante del popolo egiziano saprà sicuramente agire in base agli interessi nazionali elaborando ed eseguendo nuove politiche improntate all’indipendenza nei confronti dell’occidente.

A.L. In un primo tempo, il presidente Mursi aveva dichiarato che intendeva espandere i legami con l’Iran, poi ha smentito quanto riportato nell’articolo del giornale iraniano Fars. Quali pensa potranno essere i rapporti tra Egitto e Iran?

M.A.H. Le relazioni tra l’Iran e l’Egitto affondano le loro radici nel passato e nella lunga storia della loro civiltà. Lo sviluppo delle relazioni tra Iran ed Egitto è da sempre oggetto di interesse e di attenzione dei due popoli e la reciproca volontà politica dei responsabili dei due paesi potrebbe portare ad un punto di svolta, in questo senso. Il vertice dei paesi non allineati si terrà a Teheran a fine agosto e il Presidente Mursi, il cui paese è il presidente di turno dei NAM, è stato invitato a partecipare. Questo vertice potrebbe rappresentare una buona occasione per il presidente egiziano di visitare l‘Iran.

A.L. Secondo lei, l’Egitto riprenderà il ruolo importante che ha avuto in passato nel Mediterraneo e nei confronti della Palestina?

M. A. H. La nuova condizione dell’Egitto ha incrementato ancora di più l’importanza di questo paese sia in Africa, che nel mondo arabo e islamico; sarebbe naturale che il ruolo di questo paese sia nel mediterraneo che in Palestina, che rappresenta la questione principale per il mondo islamico, riprenda la sua importanza. Questa è anche una delle richieste del nobile popolo egiziano.

A.L. Scenari di guerra contro la Siria: dopo l’incidente dell’aereo militare turco abbattuto, Ankara ha dichiarato di non essere entusiasta di una guerra contro la Siria. Quali sono le prospettive?

M. A. H. I due paesi cercano di non andare verso un confronto perché una simile eventualità danneggerebbe sia la Turchia sia la Siria che l’intera regione. La recente intervista del presidente Assad rilasciata al giornale turco Qumquriet riguardo l’aereo abbattuto è stata importante nella distensione tra i due paesi. Il ministro degli Affari Esteri iraniano subito dopo questo incidente ha invitato le parti al contenimento nell’ottica della stabilità regionale in un contatto telefonico con il suo mologo turco ha chiesto ai due paesi di risolvere la questione pacificamente. Alcuni paesi dentro e fuori la nostra regione che hanno adottato una politica estremista nei confronti della Siria dovrebbero prestare più attenzione alle conseguienze negative  di questo approccio.

A.L. Qual è la sua opinione sulle Primavere Arabe? Sono tutte uguali? Non c’è il rischio di una infiltrazione occidentale e una manipolazione alle spalle delle rivolte popolari?

M.A.H. Gli avvenimenti in Medioriente e Nordafrica nascono dal risveglio dei popoli con l’intento di ripristinare il prestigio nazionale, di conseguire l’indipendenza politica e ritornare ad autentici valori religiosi. L’elemento principe di tutte queste rivolte è la vasta presenza della popolazione sulla scena della lotta. Le rivolte nel mondo arabo sono state causate anche da ingiustizia, povertà, discriminazione, dittature che agivano cotro gli interessi della nazione; la gente in questi paesi chiede di voltar la pagina delle politiche del passato che hanno causato non pochi danni; ci sarebbe il rischio di infiltrazioni da parte di potenze arroganti tra le fila della rivoluzione, ma sta alla gente non permettere che questo accada.

A.L. Le proteste in Bahrein ricevono poca attenzione dai media occidentali, quasi non fossero parte delle “Primavere Arabe”. La Gran Bretagna sembra stia dando assistenza al regime sostenuto dall’Arabia Saudita nella repressione delle proteste popolari. Cosa ne pensa?

M.A.H.I governi occidentali ed in primis gli USA adottano un atteggiamento discrezionale di fronte ai vari casi di violazione dei diritti umani e repressione delle rivendicazioni democratiche nella regione. Gli assertori della difesa della democrazia hanno posiizioni passive nei confronti delle repressioni in Bahrein e nello Yemen e talvolta sono addirittura schierati con i dittatori. Raramente i mass media occidentali si occupano di Bahrein, come se non fosse accaduto nulla in questo paese, mentre danno una copertura mediatica da assedio a simili eventi in determinati paesi. Il silenzio di fronte alle rivendicazioni del popolo del Bahrein significa anche sostegno ai suoi oppressori; gli Stati Uniti con l’invito rivolto ad alcuni regnanti di questa area di recarsi alla Casa Bianca, effettivamente li appoggiano nella repressione delle loro popolazioni; anche l’invio delle forze militari e dei carri armati da parte di alcuni paesi arabi della regione, si è scontrato con una  totale indifferenza in Occidente, che in altri momenti e in altre occasioni è invece molto vigile verso determinati paesi. Questo atteggiameto contradditorio rimarrà per sempre nella memoria storica del Medio Oriente.

A.L. Quali sono l’attuale e futuro scenario dei rapporti tra sunniti e sciiti nel mondo arabo?

M.A.H. A mio avviso i rapporti fraterni e convergenti tra sciiti e sunniti si rafforzeranno ulteriormente dopo le ultime evoluzioni all’insegna della democrazia e del rispetto delle istituzioni democratiche. Le rivolte dei musulmani, sia essi sciiti o sunniti, vanno nella stessa unica direzione del conseguimento del diritto all’autodeterminazione e del rispetto dei diritti delle persone. Tutte le religioni e i popoli sono uniti in questa richiesta e questa unità tra sunniti e sciiti non è ben vista dall’arroganza mondiale, ma saranno la determinazione e la lungimiranze di tutti i fedeli musulmani e delle religioni monoteistiche a rafforzare la pace e la stabilità nel mondo.