Promosso il poliziotto israeliano che uccise un palestinese autistico disarmato nel 2020

Il murale raffigurante Eyad al-Hallaq ucciso da un poliziotto di frontiera nel maggio 2020 . Foto: AFP.

MEE. Un ufficiale di polizia israeliano che ha sparato a Eyad al-Hallaq, un palestinese affetto da autismo, nella Gerusalemme Est occupata, nel maggio 2020, è stato promosso questa settimana nonostante stia affrontando un processo per l’omicidio.

Il poliziotto, che fa parte della polizia di frontiera e la cui identità è riservata, sparò al 32enne Hallaq, sostenendo che sospettava che il palestinese avesse un’arma. Invece il giovane era disarmato e il primo ministro Benjamin Netanyahu chiese scusa alla sua famiglia, con una rara iniziativa da parte di un dirigente israeliano.

Lunedì, i media israeliani hanno riferito che il poliziotto che ha ucciso Hallaq è stato promosso e recentemente è stato in servizio come sergente operativo in una base della polizia di frontiera israeliana nell’area metropolitana di Tel Aviv.

Il poliziotto è attualmente sotto processo presso la corte distrettuale di Gerusalemme con l’accusa di aver sconsideratamente ucciso Hallaq e, se condannato, potrebbe trascorrere 12 anni in prigione.

La famiglia di Hallaq aveva in precedenza criticato l’indagine delle autorità israeliane sull’assassinio e aveva chiesto accuse molto più severe.

Hallaq indossava una mascherina mentre si recava in una scuola per disabili nella Città Vecchia della Gerusalemme est occupata, quando fu inseguito e colpito da poliziotti israeliani.

A novembre il commissario di polizia affermò di appoggiare il poliziotto che uccise Hallaq.

“E’ importante per me affermare che siamo stati noi a mandarlo in missione ed abbiamo la responsabilità di stare dalla sua parte anche in queste circostanze”, aveva affermato Kobi Shabtai.

Itamar Ben Gvir, il parlamentare ebreo suprematista recentemente nominato ministro della sicurezza nazionale, che sovrintende alla polizia e alla polizia di frontiera, ha anch’egli precedentemente espresso il suo appoggio al poliziotto.

Nell’agosto 2021 la famiglia di Hallaq accusò la polizia di aver deliberatamente “distrutto le telecamere” che contenevano la prova dell’uccisione. L’indagine sulla sua uccisione è ostacolata dalla mancanza di prove video, nonostante testimonianze secondo le quali nella zona ci fossero almeno 10 telecamere CCTV.

L’uccisione di Hallaq nel 2020 suscitò la solidarietà internazionale, coincidendo con le proteste seguite all’uccisione, da parte della polizia USA, di George Floyd, e le marce del movimento Black Lives Matter.