Continuano da ieri gli scontri in Libano tra l’esercito libanese e l’organizzazione "Fatah Al-Islam".
Gli scontri hanno come centro il campo profughi palestinese Nahr Al-Bared, situato fuori Tripoli.
48 persone sono morte: 20 soldati e 20 combattenti di Fatah Al-Islam sono rimasti uccisi ieri, e molti civili.
La BBC ha definito gli scontri come "il più sanguinoso conflitto interno libanese dalla guerra civile terminata 17 anni fa".
Il campo di Nahr Al-Bared
Dà ospitalità a circa 31 mila dei 400 mila rifugiati palestinesi in Libano (dati UNRWA). Il campo è stato istituito nel 1949, dopo la creazione di Israele e l’esodo di migliaia e migliaia di palestinesi dalla loro terra.
Abu Hisham Laila, un dirigente del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, ha dichiarato alla tv Al-Jazeera che "l’esercito libanese sta bombardando il campo in modo indiscriminato e che parecchi civili sono stati uccisi".
Elettricità, linee telefoniche e acqua sono state tagliate. I morti sono per le strade.
Gli scontri sono scoppiati, riporta la BBC, quando ieri le forze di sicurezza libanese hanno cercato di arrestare un rapinatore, a Tripoli.
I militanti di Fatah Al-Islam hanno poi attaccato le postazioni dell’esercito all’entrata del campo di Nahr Al-Bared, che ha risposto bombardando.
Fatah Al-Islam
E’ una filiazione del movimento Fatah: nel 1983 si è scisso dall’organizzazione madre per dar vita a Fatah Al-Intifada e poi, nel 2006, a Fatah Al-Islam.
Il gruppo, che ha base in Libano, guidato da Shaker Al-Abssi, è stato accusato di avere legami con Al-Qa’ida e con l’intelligence siriana.
Il movimento nega essere collegata ad Al-Qa’ida e di aver compiuto un attentato contro un autobus in un’area cristiana di Beirut, nel febbraio scorso.
Fatah, dal canto suo, nega di avere relazioni con Fatah Al-Islam.