In una dichiarazione rilasciata venerdì 18 gennaio, l’osservatorio ha reso noto che la giovane Amal Samuni, sopravvissuta al massacro avvenuto tre anni fa, soffre ancora per le conseguenze dell’attacco israeliano, mentre le autorità israeliane continuano a ricattare la sua famiglia, negandole la possibilità di viaggiare per ricevere le cure necessarie.
Amal Samuni, la quindicenne che aveva assistito al massacro di suo padre, fratello e altri parenti, per mano dell’esercito israeliano, soffre, tutt’oggi, a causa del missile israeliano che aveva colpito la sua famiglia e lasciato sette schegge nella sua testa.
L’osservatorio ha spiegato che i referti medici della ragazzina riferiscono di emicrania cronica, epistassi molto forte ed incapacità di mantenere l’equilibrio. Tali problemi necessitano un complicato intervento chirurgico, con strutture speciali, che gli ospedali palestinesi non sono in grado di eseguire.
La madre dell’adolescente ha riferito che l’ospedale pubblico di Ramallah aveva disposto il trasferimento urgente di Amal negli ospedali israeliani, ma un divieto, per “motivi di sicurezza”, le ha impedito di accompagnare sua figlia.
I funzionari degli affari civili palestinesi avevano contattato la madre, assicurandole che Israele ha autorizzato il viaggio di cura di Amal, tuttavia, le forze israeliane al valico di Erez le hanno vietato l’accesso, con il pretesto della sicurezza.