Proteste a Gaza e a Gerusalemme contro il video anti-islamico

Ma’an. Venerdì 14 settembre, centinaia di manifestanti si sono riuniti nella Città Vecchia di Gerusalemme, e nella  Striscia di Gaza, nel contesto delle manifestazioni di protesta regionali contro il vide anti-islamico prodotto negli Stati Uniti.

Il portavoce della polizia israeliana, Mickey Rosenfeld, ha riferito a Ma’an che al termine della preghiera del venerdì, circa 400 manifestanti hanno lasciato la moschea di al-Aqsa a Gerusalemme e hanno cercato di marciare verso il consolato americano.

Rosenfeld ha aggiunto che le forze israeliane hanno impedito i manifestanti di raggiungere il consolato, bloccandoli alla Porta Damasco, utilizzando granate assordanti. Il portavoce ha affermato che quattro persone sono state arrestate.

Sempre venerdì, centinaia di manifestanti si sono riuniti in diverse città della Striscia di Gaza, rispondendo all’appello lanciato da Hamas e dal Jihad islamico, che invitava i palestinesi a  manifestare contro il video che insulta il profeta.

Il leader del Jihad, Abu Tariq al-Mdalal, ha dichiarato che “le proteste mandano un messaggio di condanna al mondo intero, contro questo attacco al nostro profeta. Chiediamo al mondo arabo di fare tutto il possibile per reagire a questo attacco, e di chiudere le ambasciate Usa e Israele”.

Ismail Radwan, il ministro degli Affari religiosi di Gaza, ha invitato il mondo arabo e islamico “a continuare le proteste pacifiche e le condanne del video”.

E ha dichiarato: Poiché gli Usa sono coinvolti in questo attacco, dovremmo boicottare tutti i prodotti statunitensi”.

Nel suo sermone del venerdì, Ismail Haniyah, il premier di Gaza, ha chiesto all’amministrazione statunitense di scusarsi con il mondo arabo e musulmano.

Attivisti copti di origine egiziana, ma residenti negli Usa, insieme a cristiani evangelici americani, sono coinvolti nella produzione e diffusione del video, che ritrae il profeta Muhammad come un donnaiolo, omosessuale e pedofilo.

Hillary Clinton, Segretario di Stato americano, ha condannato il film come “disgustoso e riprovevole”, aggiungendo che “il governo americano non ha assolutamente nulla a che fare con esso”.

Il video, che pare sia stato prodotto in California, martedì 11 settembre ha scatenato un attacco contro una missione diplomatica degli Usa in Libia, causando l’uccisione dell’ambasciatore e di altri tre americani.

Venerdì 14 settembre, un manifestante è stato ucciso e altri due sono rimasti feriti durante gli  scontri avvenuti  con le forze di sicurezza nella città settentrionale libanese di Tripoli, durante le proteste contro il film e la visita del Papa Benedetto XVI in Libano.

Sempre di venerdì, manifestanti si sono scontrati con la polizia nei pressi dell’ambasciata Usa  al Cairo prima di una protesta a livello nazionale indetta dalla Fratellanza Musulmana.

Giovedì 13 settembre, nello Yemen, si sono verificati degli scontri con la polizia, causando la morte di una persona ed il ferimento di altre 15. Il tutto è avvenuto quando il complesso dell’ambasciata degli Usa è stato preso d’assalto.

Manifestazioni di protesta contro il film si sono svolte anche in Malesia, Bangladesh e in Iraq.