Punizioni collettive: Israele “sigilla e confisca” le abitazioni di 4 adolescenti accusati di aver lanciato pietre

365813CGerusalemme-Ma’an. Le autorità israeliane hanno consegnato un avviso di “chiusura e confisca” delle abitazioni alle famiglie di quattro Palestinesi dai 16 ai 19 anni, accusati di aver causato la morte di un israeliano, all’inizio di settembre scorso, lanciando pietre verso l’auto che stava guidando, hanno dichiarato i familiari.

Le famiglie di Muhammad Salah Muhammad Abu Kiff, Walid Fares Mustafa al-Atrash, Abed Mahmoud Abed Rabbo Dawiyat e Muhammad Jihad al-Taweel hanno affermato che le loro case, che si trovano a Gerusalemme Est occupata nel quartiere di Sur Baher, saranno confiscate al fine di scoraggiare future aggressioni contro israeliani.

Le abitazioni, nelle quali vivono 23 persone, dovranno essere sigillate e confiscate il prossimo 10 febbraio.

365812CLe famiglie hanno detto che la decisione di cacciarli fuori dalle loro case è ingiusta, soprattutto perché il tribunale israeliano deve ancora emettere la sentenza definitiva per il caso dei quattro adolescenti. Le famiglie hanno inoltre aggiunto che questa azione costituisce un atto di punizione collettiva.

Le famiglie smentiscono che i loro figli siano i responsabili per la morte dell’autista israeliano, sostenendo che i quattro adolescenti stavano lanciando pietre ad almeno 500 metri di distanza dal luogo nel quale è accaduto l’incidente.

Mentre negli ultimi mesi la pratica di demolizione delle case di aggressori da parte delle forze israeliane è divenuta molto comune come metodo che tende a far diminuire gli attacchi, non è chiaro il motivo per il quale le autorità israeliane abbiano deciso di confiscare le abitazioni, anziché distruggerle.

Traduzione di Aisha Tiziana Bravi

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