Qabha: 400 prigionieri di Hamas aderiscono allo sciopero della fame

Jenin-Quds PressIl leader del movimento di Hamas ed ex ministro per gli Affari dei prigionieri, l’ingegnere Wasfi Qabha, ha dichiarato che “tutti i detenuti del Movimento di resistenza islamica Hamas, rinchiusi nelle carceri di Nafha, Negev e Ofer, hanno deciso di impegnarsi in uno sciopero della fame, in segno di sostegno e di solidarietà con i prigionieri amministrativi in sciopero della fame da 35 giorni”.

Questa è una conseguenza dell’apertura da parte dell’Ente direttivo per i prigionieri di Hamas nelle carceri dell’occupazione, un segno di solidarietà con i prigionieri amministrativi: hanno cominciato lo sciopero della fame da circa una settimana il direttore dell’Ente, ‘Abbas Sayed, e tre suoi membri, Hassan Salamah, Mahmud Shuraitah e Muhammad Sabha.

Si tratta di un passo volto a incoraggiare tutti i detenuti in generale, e i prigionieri di Hamas in particolare, ad affrontare lo sciopero, per inviare un messaggio forte e chiaro all’occupazione sulla necessità di una risposta rapida alle istanze dei prigionieri amministrativi.

In un comunicato stampa inviato a Quds Press, Qabha ha aggiunto che “allo sciopero aderiranno circa 400 prigionieri di Hamas, tra condannati e indagati, allo scopo di esercitare una maggiore pressione sull’autorità di occupazione per ridurre la durata dello sciopero stesso e per raggiungere l’obiettivo principale di interrompere la detenzione amministrativa arbitraria”.

Qabha ha quindi chiarito che sono esentati dallo sciopero gli anziani e i malati, indicando che l’inizio della sciopero è programmato per il 29 maggio, “a meno che non si verifichino imprevisti”.

Ha poi sottolineato che decine di prigionieri di Hamas si sono uniti allo sciopero in momenti e fasi diverse a partire dal primo giorno, e che questo passo riflette l’unità e la coesione dei prigionieri, nonché il loro senso di responsabilità, dopo che alcuni scioperanti sono venuti a trovarsi in condizioni critiche. “Si tratta – ha aggiunto Qabha – di una questione che richiede responsabilità nazionale a livello ufficiale e da parte di tutte le componenti politiche del popolo palestinese e di tutte le istituzioni della società”.

Qabha ha concluso affermando che “nonostante la partecipazione popolare e l’aumento significativo e costante di iniziative volte al sostegno e all’assistenza dei detenuti in sciopero della fame, sia pur nella diversità delle strade intraprese dai palestinesi, la società non è ancora all’altezza dei sacrifici e delle sofferenze dei prigionieri, ma che occorre maggiore partecipazione, soprattutto da parte dei responsabili e dei funzionari”.

Traduzione di Federica Pistono