Quanto ancora sarà “compromessa” la Palestina per soddisfare Israele?

Palestinian_flag_by_AlHurriyaMemo. Ogni volta che Israele e l’America auspicano un’iniziativa araba, quest’ultima deve essere sempre in loro favore. Questo è esattamente ciò che è accaduto quando la Delegazione ministeriale Araba a Washington ha offerto di modificare l’Iniziativa Araba di Pace del 2002. Hanno acconsentito a scambi “minori” di territorio, ma cosa significa? E perché Tzipi Livni, il ministro responsabile del gruppo di negoziazione israeliano, ha fretta di accettare la proposta, quando ha rifiutato la stessa nel 2008?

Documenti dei negoziati con Israele del 2008, sfuggiti al segreto, hanno rivelato che l’Autorità Palestinese era d’accordo con l’annessione di svariati insediamenti della Gerusalemme Est da parte di Israele, tra cui Ramat Shlomo, Pisgat Ze’ev, French Hill, Neve e Gilo.

Sameh Al-Abed, esperto della geografia dell’Autorità Palestinese, disse a Livni: “Abbiamo fatto del nostro meglio per includere il maggior numero di coloni”. Livni rispose: “Voglio dire che a noi non piace questo suggerimento, poiché non soddisfa le nostre richieste …”. Il negoziatore veterano Saeb Erekat la rassicurò: “Stiamo costruendo per voi la più grande Gerusalemme della storia”. Un anno più tardi, con una nuova amministrazione a Washington, il presidente dell’Autorità Palestinese (Anp) Mahmoud Abbas presentò personalmente le nuove mappe a Barack Obama, nel maggio del 2009, come base per un accordo definitivo.

Questa è la premessa necessaria per capire la portata e l’importanza di ciò che è accaduto a  Washington questa settimana (la settimana scorsa, ndr). L’offerta dei ministri degli Esteri arabi sembra essere una versione rivisitata del piano del 2008. Il fatto che Livni l’abbia gradita, suggerisce che tale proposta possa essere ancora più generosa, specialmente per quanto riguarda la Gerusalemme Est occupata. Ciò è causa di grande preoccupazione.

Il “minore” scambio di territori include i grandi insediamenti di Ma’ale Adumim e Gush Etzion, che non erano stati inclusi nel 2008? La verità verrà presto a galla. Livni era compiaciuta quando ha dato il benvenuto alla proposta araba, dicendo che gli stati Arabi si erano finalmente resi conto che i confini del 1967 devono cambiare.

Il primo ministro Benyamin Netanyahu è stato più circospetto. In una apparente reazione ha affermato che il conflitto israelo-palestinese non riguardi il territorio, ma l’esistenza dello “Stato Ebraico”. In altre parole, qualsiasi sia l’offerta dei Palestinesi non sarà mai abbastanza per quell’ideologia avida di terra che è il Sionismo.

Dato l’impegno di Netanyahu con i membri della sua coalizione che provengono dal movimento ebraico di colonizzazione, in particolare Naftali Bennett e il suo partito Jewish Home, Casa Ebraica, le possibilità dei palestinesi di uscire da tutto ciò con qualsiasi guadagno o dignità sono estremamente remote. Già 52 membri del Knesset hanno avanzato la richiesta per un dibattito sulla questione. Alcuni hanno chiesto una legge che garantisca un referendum per qualsiasi accordo futuro. Il Primo Ministro è obbligato ad accettare poiché più di 40 membri hanno firmato la richiesta.

Con quest’ultimo, generoso, “compromesso” arabo, è caduto un pilastro centrale della strategia di negoziazione. Per decenni hanno insistito che la loro richiesta minima comprendeva tutti i territori occupati da Israele nel 1967. Qualsiasi scambio di territorio, grande o piccolo, implica un’alterazione di questa formula internazionalmente riconosciuta. Inoltre, nega il principio legale per cui l’acquisizione del territorio con la forza è inammissibile.

Anche le altre due condizioni palestinesi, la fine degli insediamenti dei coloni e il rilascio dei prigionieri politici, non sono state menzionate a Washington. Comprensibilmente, c’è stata un’immediata agitazione da parte palestinese e ci si aspetta che l’inquietudine aumenti, indipendentemente da quanti soldi gli Americani decidano di investire in Cisgiordania.

Nel frattempo, il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina e Hamas hanno condannato la mossa. Si chiedono, giustamente, chi ha autorizzato questa delegazione araba a fare tali compromessi? Il popolo palestinese è stato consultato? Hanno aopporovato? Mentre Hamas non ha mai riconosciuto la validità dei trattati firmati con Israele, ha paura che l’attuale iniziativa risulti in perdite ancora più cospicue per i Palestinesi.

In altre parole, oggi l’Anp acconsente ad un compromesso che riguarda territorio, domani riguarderà i rifugiati ed il loro diritto al ritorno e Dio sa cosa accadrà dopo. Se queste proposte sono realmente un riciclo del piano del 2008, il futuro di Gerusalemme è tetro. Ci sono già i segni di qualcosa di sbagliato. Su comando degli Americani l’Autorità Palestinese ha interrotto tutti gli sforzi per diventare membro delle Agenzie ONU, anche se ora ha i requisiti. Insieme alla Giordania, l’autorità di Ramallah ha acconsentito a non denunciare Israele all’UNESCO per le sue azioni nella Città Santa occupata.

Quest’ultima farsa dimostra, in conclusione, la mancanza di energia politica in campo arabo. Attraverso decenni di negoziati, gli Israeliani hanno definito ciò che vogliono e come ottenerlo; non hanno mai esitato, ma gli Arabi sono ormai stanchi dell’intero “processo di pace”. Non hanno spina dorsale e faranno di tutto per finirla. Uno degli scopi della visita di questa settimana era di rompere l’impasse e continuare i negoziati, in una situazione rimasta immutata negli ultimi due anni e mezzo. I ministri degli Esteri arabi hanno dimostrato di essere preparati a vendere ancor di più della Palestina storica, togliendo terre ai legittimi proprietari in cambio di patetici punti politici con Washington.

Più che ottenere i loro diritti legittimi, ora vogliono provare al mondo quanto desiderino la pace. Tutto ciò che rimane ora per l’amministrazione Obama, è annunciare un’altra conferenza internazionale per appoggiare quest’ultima farsa e dare l’impressione che l’America si sia adoperata per la causa della giustizia e della pace. Nessun dubbio che Tzipi Livni veda questa come un’opportunità da non lasciarsi sfuggire. Noi siamo lasciati a domandarci come ancora più zone della Palestina saranno compromesse per soddisfare Israele.

 

Traduzione a cura di Cinzia Trivini Bellini