Quanto resta del sostegno Unrwa a Gaza: ’11 dollari pro-capite ai più poveri. Ogni 3 mesi’

Gaza – al-Arabiya, InfoPal. L’Agezia Onu per l’assistenza ai rifugiati palestinesi, Unrwa, ha confermato quanto già era stato dichiarato di recente, ovvero “di essere costretta a revocare il gettone finanziario alle famiglie povere, la creazione del lavoro per i profughi (il suo vero mandato, ndr), il servizio sanitario nelle ore serali e, nel complesso, di dover tagliare il 50% dei servizi sanitari”.

Questa decisione non poteva produrre altro se non indignazione popolare.

Nella Striscia di Gaza 106mila rifugiati sono definiti “poveri” e sono proprio questi i soggetti che non riceveranno più i servizi sanitari ad esempio, ma neanche più il servizio scolastico del quale usufruivano i 2/3 della popolazione locale.

Tagli ai fondi. Le motivazioni esposte dall’Unrwa fanno ricadere la responsabilità sull’Unione Europea (Ue) e in generale, sui Paesi donatori che non versano più denaro a suo favore.

‘Adnan Abu Hasna, portavoce Unrwa, ha rassicurato che la distribuzione alimentare continuerà. “Il ‘gettone finanziario’ pari a 11dollari a persona per nucleo familiare, da oggi verrà erogato loro ogni tre mesi”.

Esperti di economia come il palestinese ‘Omar Sha’ban ammoniscono sull’impatto su larga scala che tale scelta produrrà nella Striscia di Gaza. “Di riflesso sopraggiungeranno restrizioni e quindi interruzioni nelle attività degli enti internazionali che qui operano.

“E’ uno strazio. Se il settore privato a Gaza è già devastato, incapace di offrire lavoro, oggi si parla di una condizione tragica per l’80% dei palestinesi di Gaza che già vivevano in condizioni di povertà. Sono il 50%, invece, coloro che vivono molto al di sotto della soglia di povertà, ovvero che non riescono a procurarsi nemmeno un pasto“, riferisce Sha’ban.

La famiglia Abu Sha’ir è una di quelle che ricevono assistenza dall’Unrwa. E’ composta da 16 persone, nessuna delle quali dispone di una fonte di reddito. Il contributo monetario Unrwa è la loro unica entrata finanziaria.

“Non riesco a comprare carne, a volte compro qualche pollame…solo ossa! Non è vita questa, viviamo come moribondi”.

Mohammed, sposato e senza un lavoro, vive insieme alla madre in una casa che a malapena riesce ad accoglierli. L’uomo confida di sentirsi costretto ad accettare la sua triste realtà in mancanza di qualunque alternativa.

“Abbiamo accusato questi tagli su tutti i beni di prima necessità dalla frutta all’abbigliamento fino al cibo, decisamente insufficiente”.

Le reazioni. Il  Dipartimento degli Affari dei rifugiati di Hamas ha chiesto le dimissioni di Filippo Grandi, Commissario generale Onu. La richiesta ha seguito immediatamente l’ufficiliazzazione della notizia ed è stata indirizzata al segretario generale Onu Ban Ki-moon.

“L’esperienza di Grandi è stata per noi motivo di inefficienza, anche nella sua capacità di ottenere i finanziamenti dovuti all’agenzia che rappresenta”.

D’altro canto, lo stesso Dipartimento enfatizza come l’Unrwa non dovrebbe essere posta sotto pressione, e non dovrebbe subire la minaccia dei tagli da parte dei Paesi donatori, definita una forma di “ricatto internazionale”.

Affinché l’Unrwa possa restare e continuare a lavorare per i profughi palestinesi, si invitano politici e diplomatici palestinesi, dei Paesi arabi e la comunità internazionale a garantire la ripresa dei flussi finanziari all’agenzia Onu.

Parallelamente, si ammoniscono i Paesi arabi ospitanti i profughi palestinesi a “controllare costantemente che l’Unrwa non adotti altrove la medesima decisione che oggi riguarda la Striscia di Gaza”.