Quella volta che Israele ha ucciso una pittrice di fiori ed uccelli

Alcuni dei dipinti e degli schizzi di Duniana al-Amour nella camera da letto dove è stata attaccata dai militari israeliani. Ashraf Amra\ apaimages

Gaza-The Electronicintifada. Di Hanin A. Elholy and Tasneem Elholy. Duniana al-Amour è sempre stata sorretta dalla sua arte. Nata nel 2000, Duniana ha dovuto assistere a numerose aggressioni nel corso della sua vita troppo breve.

Per buona parte dei suoi 22 anni, Gaza è stata sottoposta ad un blocco totale che ha portato molti osservatori a definirla la più grande prigione a cielo aperto del mondo. Ogni tanto questa prigione a cielo aperto viene sottoposta agli attacchi militari israeliani, causando immense distruzioni, sia fisiche che psicologiche.

Duniana è riuscita a catturare con matite e colori sia la bellezza che il dolore che la circondavano.

Alternando colori vivaci al bianco e nero, ha raffigurato fiori selvatici, uccelli e alberi, scrivendo di tanto in tanto un’osservazione poetica accanto ad un’immagine.

Ha ritratto alcuni membri della sua famiglia. Tra questi c’era anche sua zia Zina, uccisa nel 2016 dalle forze israeliane mentre stava lavorando in un terreno agricolo.

Il talento di Duniana ha portato la gioia sul volto di molti. I bambini si stringevano attorno a lei durante le feste ed altri eventi sociali, in attesa di farsi dipingere il viso.

“Quando era felice, disegnava”, racconta suo fratello Assim. “E quando era triste, disegnava”.

Duniana viveva con la sua famiglia nel quartiere di al-Fukhari, nella città di Khan Younis. La loro casa dista circa un chilometro dal confine tra Gaza e Israele.

Le sue condizioni di vita erano estremamente semplici. Nella casa dove vive la sua famiglia non vi sono né frigorifero né lavatrice.

Hanno però un giardino, che Duniana curava con attenzione, mentre ricavano un piccolo reddito dal lavoro che svolgono nei terreni agricoli circostanti.

Verso le 15.30 del 5 agosto, Duniana aveva raggiunto alcuni familiari nel giardino di casa.

“Abbiamo parlato, riso e bevuto il tè”, racconta il padre Adnan.

L’atmosfera rilassata, però, non è durata a lungo.

Da sola.

Dopo poco, Duniana è andata nella sua stanza e ha letto il Corano.

Sua cognata Simone ha bussato alla porta della camera di Duniana e le ha chiesto se poteva entrare per pregare insieme. Ma Duniana ha risposto che preferiva essere lasciata sola.

“Era quasi come se sapesse che sarebbe stata uccisa”, ha detto Simone. “Era quasi come se si fosse sacrificata per salvarci”.

Quel pomeriggio, Israele ha lanciato una grande offensiva su Gaza.

Secondo la propaganda di Stato israeliana, l’offensiva aveva come obiettivo il Jihad islamico, un gruppo della resistenza armata. Come sempre accade in queste offensive, molte delle vittime sono invece civili.

Duniana era una di loro.

Poco dopo le 16.00, l’esercito israeliano ha bombardato la sua abitazione. Duniana è stata colpita da schegge in varie parti del corpo.

Altri membri della famiglia erano in casa e sono riusciti a fuggire seppur feriti, ma leggermente.

Adnan, il padre di Duniana, al momento dell’attacco era fuori casa. Ha gridato che sua figlia era ancora dentro e ha iniziato a camminare carponi verso la casa.

L’aria era intrisa di fumo e polvere e suo padre non riusciva a vedere nulla.

Dopo l’attacco di artiglieria, i cecchini israeliani posizionati al confine con Gaza hanno iniziato a sparare numerosi proiettili in direzione della casa.

“Non mi importava dei proiettili o del drone che si avvicinava sempre di più a me”, ha continuato Adnan. “Volevo solo vedere mia figlia viva”.

Quando Adnan è riuscito ad entrare nella stanza di sua figlia, ha trovato Duniana sul letto.

Adnan e suo figlio Assim l’hanno portata fuori, all’esterno dell’abitazione. Duniana sanguinava copiosamente.

Adnan è riuscito a chiedere aiuto ad un contadino del posto che ha portato Duniana all’European Gaza Hospital di Khan Younis.

La ragazza è stata ricoverata nel reparto di terapia intensiva, nel quale è morta.

Oggi, molti dei suoi dipinti e schizzi giacciono in casa, abbandonati su un lettino in legno. Altri sono stati affissi a una parete crivellata e piena di buchi provocati dai bombardamenti israeliani.

I visitatori della casa vengono accompagnati a vedere questa mostra informale che serve a ricordare sia il talento di Duniana che l’orribile crimine commesso contro di lei dallo stato israeliano.

Recentemente, altri artisti di Gaza si sono riuniti nelle vicinanze della casa per dipingere quadri in sua memoria.

L’ultima grande offensiva di Israele contro Gaza è durata tre giorni.

Quasi 50 Palestinesi sono stati uccisi, tra cui 17 bambini. Più di 360 sono rimasti feriti.

Duniana era attiva ad al-Bousala, un centro culturale creato nel 2019.

“Se volevo che qualcosa fosse fatto bene e velocemente, chiamavo Duniana”, ha detto Abdullah Abu Zaid, direttore del centro. “Parlava meno di altre persone. Ma quando parlava, tutto ciò che diceva era eloquente e diretto”.

Traduzione per InfoPal di Aisha T. Bravi