Quelle forti dichiarazioni di Mandela che i media ufficiali raramente riportano

AFRICA-TAMBO-RETURN-EXILERt. Anche se il mondo celebra il lascito di Nelson Mandela soltanto come primo presidente nero del Sudafrica e icona anti-apartheid, egli si dimostrò profondamente scettico anche nei confronti del potere americano, dell’invasione dell’Iraq e fu un importante sostenitore dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina.

Qui di seguito citiamo sette dichiarazioni del leader sudafricano che hanno meno probabilità di essere pubblicate da quei media ufficiali che sono impegnati a onorare la sua vita e a commemorare la sua morte.

Prima dell’invasione statunitense dell’Iraq, Mandela condannò le azioni degli Stati Uniti durante un discorso tenuto al Forum Internazionale delle Donne a Jhoannesburg, dichiarando che il principale scopo dell’ex presidente George W. Bush era il petrolio e aggiungendo che Bush stava compromettendo l’Organizzazione delle Nazioni Unite.

«Se esiste una nazione che ha commesso atrocità indicibili nel mondo, sono gli Stati Uniti d’America. Non si preoccupano delle persone», affermò.

Mandela non si trattene dall’esprimere pareri decisamente contrari agli Stati Uniti e più di una volta si pronunciò apertamente contro la prospettiva di un’invasione dell’Iraq da parte loro. Mentre gli Stati Uniti erano impegnati nei preparativi bellici nel 2002, Mandela disse a Newsweek:

«Se osservate questi eventi, arriverete alla conclusione che l’atteggiamento degli Stati Uniti d’America è una minaccia alla pace mondiale».

Mandela fu per molto tempo un sostenitore dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina e durante un’intervista, rilasciata a dei giornalisti nel 1999, si dichiarò favorevole a fare da intermediario politico tra Israele e i suoi vicini.

«Israele dovrebbe ritirarsi da tutte le aree che ottenne a danno degli Arabi nel 1967 e, in particolare, Israele dovrebbe ritirarsi dalle Alture del Golan, dal sud del Libano e dalla West Bank», affermò Mandela, secondo Suzanne Belling della Jewish Telegraph Agency.

Mandela incontrò Fidel Castro nel 1991, pronunciando un discorso insieme a lui intitolato “How far we slaves have come”. Cuba stava celebrando il 38° anniversario dell’assalto alla caserma Moncada e Mandela ricordò il “posto speciale” che questa nazione ha nel cuore del popolo africano, la sua Rivoluzione e quanto lontano essa sia arrivata.

«Sin dai suoi primi giorni, la Rivoluzione cubana è stata una fonte di ispirazione per tutti le persone amanti della libertà. Noi ammiriamo i sacrifici del popolo cubano nel preservare la loro indipendenza e sovranità contro la volgare campagna imperialista orchestrata per distruggere l’impressionante successo ottenuto dalla Rivoluzione cubana […] Lunga vita alla Rivoluzione cubana. Lunga vita al compagno Fidel Castro».

Mandela esortò a porre fine alle pesanti sanzioni che l’Onu aveva imposto alla Libia nel 1997 e garantì il suo supporto al presidente libico Mu’ammar Gheddafi, che fu suo sostenitore di lunga data.

«È nostro dovere dare appoggio al presidente nostro fratello […] specialmente riguardo alle sanzioni che non stanno colpendo solo lui, ma che stanno colpendo anche la gran parte della semplice popolazione [… ] i nostri fratelli e le nostre sorelle africane», disse Mandela.

Il 4 dicembre 1997, nella Giornata Internazionale di Solidarietà con il Popolo Palestinese, Mandela fondò un gruppo «di Sudafricani, di nostri ospiti palestinesi e di difensori dei diritti umani per esprimere la nostra solidarietà con il popolo della Palestina». Durante il discorso, chiese che le fiamme ideali della solidarietà, della giustizia e della libertà continuassero a bruciare.

«Le Nazioni unite assunsero una dura posizione contro l’apartheid; nel corso degli anni fu costruita un’intesa internazionale, che aiutò a porre termine a quell’iniquo regime. Ma noi siamo ben consapevoli che la nostra libertà rimarrà incompleta senza la libertà dei Palestinesi».

Traduzione di Bruno Farinelli