Rabbia e sdegno a Gaza per il rapporto Palmer. ‘Si legittimano uccisioni e assedio’

Gaza – Speciale InfoPal. Nella Striscia di Gaza dominano rabbia e delusione, tra la popolazione e in ambienti ufficiali, per l'esito del lavoro della Commissione Palmer, chiamata a giudicare gli eventi della Freedom Flotilla 1, quando nove attivisti turchi furono assassinati in acque internazionali dai commando israeliani.

“Sancire la legalità dell'assedio va contro ogni aspettativa e contro le leggi internazionali”, è l'opinione generale a Gaza.

La condanna era stata immediata, quando non contestuale, alle prime indiscrezioni sul rapporto Palmer. Era giunta da vari livelli: dalla gente per strada, da organizzazioni per i diritti umani e civili, da istituzioni governative. Da tutti quanti vivono sulla propria pelle l'assedio imposto da Israele da cinque anni.

“Il rapporto Palmer è in contrasto con la legalità”! Per la rete delle Organizzazioni non governative palestinesi (Ong), il rapporto Palmer è contrario alla legge, ai principi legali internazionali, agli accordi, ed è del tutto in contrasto con la documentazione raccolta sull'episodio risalente a maggio 2010, ovvero le testimonianze delle vittime, i referti dei medici legali, il rapporto del Comitato della Croce rossa internazionale (Icrc) e le varie posizioni espresse dalla rappresentanza Onu, tra cui anche il Segretario generale.

Così affermano le Ong palestinesi: “Il blocco è una forma di punizione collettiva contro Gaza, una grave violazione ai diritti umani sanciti dalla IV Convezione di Ginevra, dalle disposizioni e dalle varie raccomandazioni che si sono susseguite negli ultimi anni in ambienti Onu”.

In riferimento alla decisione della Turchia di espellere l'ambasciatore israeliano e di sospendere i rapporti con Israele, le Ong hanno chiesto un potenziamento di provvedimenti in quella stessa direzione, “per fare pressioni e perseguire legalmente i criminali israeliani responsabili del massacro contro la Freedom Flotilla, come per inviare un messaggio chiaro all'occupante, 'se credi di restare impunito ad oltranza, resterai isolato'”.

Poi, rivolgendosi a Ban Ki-moon, le Ong palestinesi hanno chiesto di esprimersi al riguardo, di farlo in modo chiaro, auspicando di incontrare dal Segretario generale Onu una posizione in sostegno ai diritti delle vittime, quelli che difendono i valori di giustizia e libertà. “Rimuovere l'assedio e lasciar vivere in libertà i bambini palestinesi”.

“Le conclusioni Palmer ne fanno un rapporto politicizzato”. Dall'ufficio del ministero della Giustizia di Gaza lo definiscono motivato da “ragioni politiche e strumento al servizio delle grandi potenze mondiali”, oltreché “una violazione al diritto internazionale senza pari”.

Per Osama Sa'ad, sottosegretario e assistente agli affari legali: “La posizione assunta nel rapporto Palmer è imbarazzante”. Così lo ha definito in conferenza stampa ieri a Gaza.

“In tal modo, il Rapporto Palmer legittima i crimini israeliani. Un'assenza di imputazione delle azioni dell'occupante israeliano contro la Freedom Flotilla non farà altro che dare manforte a Israele, il quale si sentirà forte della libertà e dell'impunità accordategli e continuerà ad aggredire”.

Per Sa'ad inoltre, il linguaggio adottato nel rapporto non rende giustizia. “Si è minimizzato su punti tutt'altro che secondari e non si è resa giustizia ai passeggeri della Mavi Marmara, a quanti persero la vita, alle decine di feriti e a tutto l'equipaggio aggredito.

“Risultati deludenti”, ovvero “un'invenzione tendenziosa e illegale” per il sindacato degli impiegati arabi dell'Unrwa. Il presidente Suhail al-Hindi è così intervenuto: “Oggi l'amara verità per i palestinesi: le espulsioni, gli assassinii, le demolizioni, la guerra contro Gaza, la mancanza di beni di prima necessità con medicine e viveri, l'assedio su 1,7milioni di persone svaniscono davanti a certi assunti che imputano legittimità all'assedio imposto da Israele.

“Certo che queste conclusioni danno un colpo di grazia alle nostre speranza di ripristinare la legalità, le basi legali, mentre un grande quesito si pone sull'essenza delle funzioni Onu. L'occupazione, ovvero i criminali, vengono posti sul piano delle vittime, degli occupati e i profughi.

“Invitiamo l'Onu a rivedere seriamente queste conclusioni, che portano la sua firma. Per rimuovere l'assedio”.

Il dolore degli assediati. E' diffuso ovunque il dolore dei palestinesi che abitano nella Striscia di Gaza assediata, il sentimento di rammarico e di offesa nell'aver appreso il parere del rapporto Palmer.
Tutti lo sono oggi; coloro che hanno perso direttamente un familiare nelle varie offensive israeliane, quanti convivono con la malattia e non riescono a curarsi per via della crisi nel settore medico-ospedaliero e a causa del blocco. Sono intrappolati, non godono della libertà di movimento, di viaggiare, e quindi non sono titolari del diritto alla salute.

Il figlio di Hussam Mousa aveva tre anni quando morì. Gravemente malato di cuore non riusciva a trovare una soluzione con gli ospedali di Gaza, impossibilitati a somministrargli le cure richieste.

Israele vietò loro di passare dal valico di Eretz (Beit Hanoun).

“Più convogli umanitari”. Ingiusto verso il popolo palestinese assediato, “il rapporto Palmer garantisce lunga vita all'assedio israeliano”, lo stesso che ogni giorno provoca la morte di malati e ne ha già provocato a centinaia.

Apprendendo un parere di questa gravità e proveniente da ambienti Onu, oggi non resta ai palestinesi che rivolgersi alle coscienze di popoli del mondo. E così fa Hussam Mousa quando chiede al mondo di aiutare il suo popolo a lottare per svelare l'illegalità dell'assedio imposto da Israele. Fino alla sua rottura.

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