An-Nasira (Nazareth) – InfoPal. I cinque mesi che lo shaykh Ra'ed Salah – leader del Movimento islamico nei territori occupati del 1948 [Israele, ndr] – ha speso nelle prigioni israeliane “sono stati quasi un paradiso”, che il leader ha vissuto “in intimità con Dio”: sono le parole pronunciate dallo stesso Salah dopo il suo rilascio.
“Sono stati i giorni più belli della mia vita: li ho trascorsi pregando, digiunando e leggendo il Corano”, ha dichiarato ai giornalisti, aggiungendo di essere persino riuscito a pubblicare tre libri dalla sua cella.
Salah ha quindi invitato a considerare i detenuti palestinesi rinchiusi nelle carceri israeliane “prigionieri di guerra” secondo le norme internazionali, e a farli liberare immediatamente.
“Se anche ci fossero decine di fascicoli [riguardanti i “ricercati palestinesi”, ndr] nei tribunali israeliani – ha proseguito -, la nostra strada non cambierebbe: la nostra reputazione e la nostra dignità rubata ci verranno restituite il giorno in cui riavremo Gerusalemme e la moschea di al-Aqsa”.
A questo proposito, Salah ha anche parlato del divieto impostogli da Israele ad entrare nei piazzali della moschea: “Non ho riconosciuto e non riconoscerò il divieto israeliano, che mi è giunto tramite ordinanza militare, e mi riservo la facoltà di entrare nella moschea di al-Aqsa quando lo richiede il dovere, senza alcuna considerazione per i decreti israeliani”.