Ragazzino palestinese di 13 anni bendato e ammanettato, è trascinato dalle forze israeliane per Hebron

Israele – MEMO. L’associazione israeliana per la tutela dei diritti umani B’Tselem ha reso noto che i soldati dell’occupazione

hanno arrestato un tredicenne palestinese, per poi esibirlo per le vie di Hebron dopo avergli bendato gli occhi.

Il fatto è avvenuto nella mattinata del 3 novembre, allorchè i soldati israeliani hanno arrestato il tredicenne ‘Abd al-Raziq Idris presso il quartiere Abu Jalis della città cisgiordana.

Come riferito da B’Tselem, i militari, dopo aver fatto salire il ragazzo su una loro jeep,

“l’hanno bendato e trasportato a circa 1 km dalla sua casa, dove l’hanno fatto scendere per poi esibirlo in tali condizioni per le strade di Hebron”.

“Ero terrorizzato e non capivo cosa stesse succedendo. Mi sono semplicemente seduto nella jeep senza dire una parola. Uno dei militari m’ha preso a calci e schiaffi, rivolgendosi a me in ebraico, lingua che non comprendo”, ha raccontato il giovane.

All’arrivo del padre di ‘Abd al Raziq, i soldati israeliani si sono rifiutati di rilasciare il tredicenne, procedendo per tutta risposta anche all’arresto del genitore, poi trasferito presso una base militare sita nell’insediamento coloniale di Kiryat Arba, nonostante gli fosse stato detto che sarebbe stato condotto ad una centrale di polizia. Nel frattempo ‘Abd al-Raziq è stato interrogato circa l’identità dei “lanciatori di pietre” palestinesi, prima di essere finalmente rilasciato verso le due del

pomeriggio.

“Mia madre era preoccupatissima. Al mio rientro a casa lei e mia nonna mi hanno abbracciato piangendo. Io non avevo fatto niente di male e non avevo lanciato nessuna pietra, per cui non so spiegarmi cosa i soldati potessero volere da me”, ha dichiarato il tredicenne.

Secondo quanto dichiarato da B’Tselem, quanto avvenuto non rappresenta un fatto isolato, ma una triste abitudine ormai radicatasi nell’agire di soldati e coloni israeliani. Tali consuetudini includono aggressioni fisiche, intimidazioni, offese verbali, irruzioni domestiche (per lo più notturne) ed arresti simulati ai danni di adulti e minori.

Mentre Israele giustifica tale realtà con il pretesto della sicurezza, l’associazione umanitaria

sottolinea come la posizione ufficialmente assunta da Tel Aviv non rappresenti altro se non un tentativo di mascherare una politica tesa a forzare l’abbandono di Hebron da parte dei Palestinesi, cui la vita viene resa sempre più difficile.

Traduzione per InfoPal di Giuliano Stefanoni