Rapporto 2007 su Muro di Annessione, espansione coloniale e resistenza non-violenta.

Muro di Annessione, espansione coloniale e resistenza non-violenta nel 2007

  

Foto da www.electronicintifada.net/v2/article6447.shtml

Secondo un nuovo rapporto pubblicato dalla Campagna Popolare Contro il Muro di Annessione, durante lo scorso anno il governo ha proseguito la costruzione del muro abusivo nella Cisgiordania occupata e ha confiscato migliaia di chilometri quadrati di terre, oltre a aver sradicato centinaia di alberi e ad aver demolito decine di case, specialmente nell’area di Gerusalemme.

La Campagna Popolare, un movimento proveniente dal basso, ha anche affermato che Israele, durante l’anno 2007, ha portato avanti le sue attività di colonizzazione e la sua politica di aggressione contro il popolo palestinese e le sue terre.

Il rapporto ha inoltre spiegato come Israele abbia portato avanti il suo ingiusto assedio nei territori palestinesi, la chiusura dei passaggi internazionali e gli sbarramenti militari sia all’entrata delle città e dei campi profughi palestinesi, sia in corrispondenza dei collegamenti stradali tra diverse parti della Cisgiordania occupata.

Colonie illegali

La Campagna Popolare ha affermato nel suo rapporto che le forze di occupazione israeliane hanno proseguito nell’espansione delle colonie e del Muro di Annessione. Si tratta di una violazione diretta di qualsiasi legge e regolamento internazionale, in particolare della risoluzione consultiva della Corte di Giustizia Internazionale dell’Aia, che afferma chiaramente l’illegalità del Muro, dal momento che esso viene costruito sulle terre palestinesi e separa i cittadini palestinesi l’uno dall’altro, dai loro frutteti e dalle loro fattorie.

Israele ha anche intensificato le sue attività di colonizzazione illegale nella Cisgiordania occupata, annettendo una maggior quantità di terre per estendere le colonie stesse.

Secondo il rapporto, nel 2007 Israele ha completato il 6% del percorso pianificato, il che equivale a 48 km (il progetto prevede 790 km). 80 chilometri sono attualmente in costruzione. Negli ultimi cinque anni, Israele ha costruito il 56% del muro previsto – più di 450 km, compresi 120 km costruiti solo nel 2006.

Le autorità israeliane hanno reso pubblico che il percorso del Muro è stato rivisto, e che queste modifiche saranno messe in atto nel 2009. Esse includono parti del Muro nella provincia di Jenin, nella zona nord della Cisgiordania. Sono di fatto queste modifiche ad accrescerne la lunghezza portandola a 790 km, in luogo dei 630 annunciati in precedenza dal governo israeliano. Questo vorrà dire annettere altre terre adibite a coltivazioni nei pressi dei villaggi della provincia di Jenin.

La Campagna Popolare ha anche riferito che Israele ha avviato la costruzione di strade alternative che collegano il sud e il centro della Cisgiordania con Gerico, annettendo e isolando in maniera totale vie e terre di primaria importanza per lo Stato Palestinese, in special modo la storica strada Gerico-Gerusalemme.

Il movimento ha inoltre affermato che le strade, le gallerie e gli sbarramenti d’isolamento puntano a indebolire ulteriormente l’economia palestinese, per mantenerla sempre dipendente da Israele.

Durante l’anno appena terminato, le autorità israeliane hanno annunciato la propria intenzione di costruire tre grandi colonie intorno a Gerusalemme. Il piano include la costruzione di 30.000 case coloniali, 10.000 in ciascun insediamento. Le tre colonie dovranno essere costruite nei Territori Palestinesi Occupati, rispettivamente a Qalandia (a nord di Gerusalemme), Atarot (a nord ovest) e, per quanto riguarda la terza, in un punto ancora da stabilire nella zona sud-ovest della Città Santa.

Il governo israeliano ha anche affermato di progettare la costruzione di 1.100 case coloniali nell’insediamento di Maali Adumim, a est di Gerusalemme, e ad Abu Ghneim (Har Homa), a Betlemme. Israele ha inoltre approvato l’edificazione di un quartiere coloniale nell’area di Matityaho Mizrah, che è parte dell’insediamento illegale di Modi’in Elite, il quale occupa terre un tempo appartenenti al villaggio palestinese di Bil‘in, a ovest di Ramallah. Il nuovo “quartiere” includerà quasi 1.500 abitazioni, che verranno costruite in fasi successive.

Secondo il rapporto, il numero di colonie è salito a 148, comprese le 78 che sorgeranno nei pressi del tratto occidentale del Muro. 369.280 coloni vivranno in strutture abusive che saranno collocate vicino al lato ovest del Muro, mentre altri 42.750 vivranno vicino al lato est. Tutti occuperanno delle superfici di proprietà palestinese, inglobate violando il diritto internazionale.

Israele progettava di completare la costruzione del Muro – ratificato dal governo nel 2002 – entro la fine del 2008, ma il governo stesso ha recentemente stabilito che la fine dei lavori è stata prorogata alla fine del 2010.

Durante il 2007, Israele ha confiscato più di 3.000 km² di terre palestinesi per costruire il Muro e le colonie, in particolare nell’area di Gerusalemme: all’incirca la stessa estensione di terre coltivate che è stata rasa al suolo, mentre più di 2.400 alberi sono stati sradicati. Tutto questo ha naturalmente portato a perdite significative nel settore agricolo palestinese. Inoltre, nell’anno in questione, le autorità israeliane hanno demolito almeno 165 case palestinesi e decine di negozi, oltre a decine di infrastrutture commerciali, di terreni agricoli recintati e di serre. Delle case demolite, 137 si trovavano a Gerusalemme e nei villaggi circostanti.

Attacchi contro aree d’insediamento beduino

Il governo israeliano ha anche proseguito i suoi attacchi contro gli insediamenti dei Beduini del deserto, lasciando almeno 263 di loro senza una casa, dopo averli costretti a evacuare le loro abitazioni per utilizzare le loro terre per scopi militari.

L’assedio di Gaza (dati aggiornati ai primi giorni di gennaio)

L’assedio imposto sulla Striscia di Gaza ha portato alla morte di 60 residenti, dopo che era stato impedito loro di lasciare la regione per ricevere cure mediche. In Cisgiordania, invece, 13 persone sono morte ai posti di blocco militari dopo che l’esercito ha sbarrato la strada alle ambulanze dirette verso gli ospedali. Tra i morti c’era anche una bambina ferita alla nuca da una granata.

Resistenza non-violenta nazionale: il Movimento Internazionale di Solidarietà

La resistenza non-violenta popolare ha avuto una maggior diffusione all’interno dei villaggi e delle città palestinesi, e le proteste non-violente settimanali sono proseguite in decine di villaggi in diverse zone della Palestina, tra cui Ramallah e Betlemme.

Alcuni degli esempi più significativi di questo tipo di resistenza sono le proteste nei villaggi di Bil‘in e di Bodros, vicino a Ramallah, organizzate dal Comitato Popolare contro il Muro e da diversi altri comitati, e sostenute da attivisti di pace israeliani e internazionali, i quali, insieme ai comitati, manifestano ogni venerdì in modo pacifico contro il Muro di Annessione e le colonie e vengono puntualmente accolti con violenza brutale dalle forze israeliane.

I manifestanti hanno anche stabilito la ricorrenza della Giornata della Terra il 30 marzo, oltre al cinquantanovesimo anniversario della Nakba (catastrofe), insieme a diverse istituzioni nazionali e d’ispirazione islamica, ad alcune organizzazioni non-governative e alla Coalizione per la Difesa dei Diritti dei Rifugiati.

La Prima Conferenza Nazionale per boicottare Israele ha avuto luogo nel 2007, ed è consistita in una strategia di resistenza civile e popolare contro l’occupazione israeliana, mentre il Comitato Popolare contro il Muro e la Rete delle Organizzazioni Non-Governative Palestinesi hanno organizzato un boicottaggio accademico contro lo stato israeliano, oltre a un’iniziativa volta a difendere i Palestinesi nei Territori Occupati e sulle Alture del Golan.

Il Sindacato Nazionale Palestinese dei Lavoratori ha indetto anch’esso una campagna di boicottaggio contro Israele il giorno 11 febbraio 2007, lanciando un appello ai sindacati internazionali degli altri paesi, arabi e non, perché seguano il suo esempio.

A livello internazionale, l’Istituzione di Solidarietà Franco-Palestinese ha citato in giudizio le compagnie francesi Velia e Alstom, per il loro coinvolgimento nella costruzione del Muro di Annessione in Cisgiordania e nel progetto di una ferrovia che dovrà attraversare i villaggi palestinesi vicino a Gerusalemme, collegando quest’ultima alle colonie abusive a sud e a sud-ovest della città.

In aggiunta a questo, diversi enti britannici hanno lanciato iniziative anti-israeliane durante il 2007. L’Associazione dei Lecturer Britannici, ad esempio, ha deciso di portare avanti un boicottaggio accademico contro l’ininterrotta occupazione israeliana e contro gli episodi di razzismo ai danni del popolo palestinese.

La UNISON, il primo sindacato in Gran Bretagna, che rappresenta lavoratori dei servizi pubblici e dei settori privati e di volontariato, ha deciso anch’essa d’imporre un boicottaggio economico contro Israele. La British Transport Workers Union ne ha lanciato uno contro i prodotti delle sue industrie, organizzando una campagna di solidarietà chiamata “Palestina – Gran Bretagna”. Il movimento internazionale Friends of the Far British ha chiesto l’espulsione della nazionale israeliana e la sospensione della sua partecipazione alla Coppa del Mondo nelle qualificazioni europee.

La Palestine-Britain Solidarity Campaign ha organizzato una campagna simile a quella della Transport Workers Union contro i prodotti di provenienza israeliana, così come la fondazione britannica Friends of Al Aqsa ha chiesto un boicottaggio totale di tutti i prodotti israeliani, oltre alla sospensione dai Mondiali di calcio.

Oltre a ciò, la coalizione Justice in The Middle East, con sede a New York, ha organizzato un’ulteriore campagna di boicottaggio, questa volta contro l’affarista e commerciante di diamanti Lev Leviev (noto per essere l’uomo più ricco d’Israele), per il suo coinvolgimento e il suo pesante supporto finanziario fornito agli insediamenti israeliani abusivi a Gerusalemme e in Cisgiordania.

Un boicottaggio contro Israele è stato lanciato anche dal Partito Laburista Canadese, per l’occupazione illegale delle terre palestinesi. 

 

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