Rapporto dell’ONU su Gaza, vittime e carnefici sullo stesso piano

337612CGinevra-AFP/Ma’an. Sia i militanti israeliani che palestinesi avrebbero commesso crimini di guerra durante la guerra a Gaza dello scorso anno, ha affermato lunedì un rapporto previsto ampiamente, denunciando una devastazione e una sofferenza umane “senza precedenti”.

La Commissione d’Inchiesta sul conflitto di Gaza del 2014 ha annunciato di aver raccolto “informazioni sostanziali” ed “accuse credibili” secondo le quali entrambe le parti hanno commesso crimini di guerra durante il conflitto, che ha ucciso più di 2.140 Palestinesi, la maggior parte dei quali civili, e 73 persone da parte israeliana, la maggior parte soldati.

“L’ampiezza della devastazione e della sofferenza umana di Gaza è stata senza precedenti ed avrà impatto anche sulle generazioni future” ha dichiarato il presidente della commissione, il giudice di New York Mary McGowan Davis.

Il rapporto ha condannato l’”enorme potenza di fuoco” usata contro Gaza, con Israele che ha effettuato più di 6.000 bombardamenti aerei ed ha sparato 50.000 proiettili di artiglieria durante l’operazione durata 51 giorni.

Un terzo dei civili uccisi erano bambini.

I gruppi armati palestinesi allo stesso tempo hanno lanciato 4.881 razzi e 1.753 colpi di mortaio contro Israele, uccidendo sei civili e ferendone almeno altri 1.600.

La relazione ha evidenziato che centinaia di civili palestinesi sono stati uccisi nelle loro abitazioni, soprattutto donne e bambini, fornendo la testimonianza straziante di un membro della famiglia Al-Najjar che ha perso 19 dei suoi cari in un attacco contro Khan Younis il 26 di luglio.

“Quel giorno siamo morti tutti, anche coloro che sono sopravvissuti”, ha affermato.

Secondo il rapporto, almeno 142 famiglie hanno perduto tre o più componenti durante un attacco su un edificio residenziale durante la guerra della scorsa estate, col risultato di 742 vittime.

“Il fatto che Israele non abbia rivisto la sua prassi per gli attacchi aerei, anche dopo che gli effetti terribili sui civili sono apparsi evidenti, solleva la questione se questo faceva parte di una politica più ampia che è stata tacitamente approvata dai livelli più alti del governo”, ha affermato la commissione.

La commissione ha anche espresso preoccupazione per un senso di “impunità che prevale su tutta una serie di violazioni… commesse presumibilmente dalle forze israeliane, siano esse nel contesto di ostilità contro Gaza che nelle uccisioni, torture e maltrattamenti in Cisgiordania”.

Coloro che hanno effettuato le indagini hanno esortato Israele a “rompere con il solito comportamento di non considerare i responsabili”.

Il rapporto denuncia inoltre il lancio “indiscriminato” di migliaia di razzi e colpi di mortaio contro Israele, che afferma sembrano aver voluto “diffondere il terrore” tra i civili israeliani.

Alla commissione non è stato permesso di entrare in Israele o nell’area del conflitto che si è basata quindi su oltre 280 interviste confidenziali e circa 500 comunicazioni scritte per ottenere dei risultati.

L’esperto di diritto internazionale canadese William Schabas si è dimesso da presidente della commissione dopo che Israele lo ha accusato di essere parziale in quanto aveva preparato un parere legale per l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina nell’ottobre del 2012.

Ma Israele non si è accontentato di questo ed ha chiesto che l’intera inchiesta venisse accantonata, ed ha sostenuto che la commissione e il Consiglio per i Diritti Umani che l’ha creata sono di per se stessi parziali contro Israele.

Il membro del Comitato Esecutivo dell’OLP Saeb Erekat ha affermato lunedì che la Palestina dovrebbe riesaminare i risultati e le raccomandazioni del rapporto dell’ONU “con maggior considerazione, in linea con il suo impegno estremo per assicurare il rispetto per questi organi stimati del diritto internazionale”.

Ha aggiunto: “Appena cominceremo a farlo, faremo pressione sulla comunità internazionale per ricordare che l’unica vera strada per la pace è la fine dell’occupazione israeliana cominciata nel 1967, e ponendo fine ai crimini e all’impunità che Israele continua a perpetrare contro il nostro popolo”.

Hamas, intanto, ha accolto favorevolmente il rapporto, rivendicando che esso è una “chiara condanna dell’occupazione” che “richiede che i suoi leader siano portati davanti alla Corte Criminale Internazionale, e davanti ad altre corti internazionali per processarli per i loro crimini contro il nostro popolo”. Praticamente i leader di Gaza hanno ignorato le critiche delle loro azioni durante la guerra.

Il ministro degli Esteri israeliano non ha accettato il rapporto definendolo “politicamente motivato e moralmente viziato fin dall’inizio” ed ha insistito che l’esercito del paese ha agito in modo appropriato.

“Difendendosi dagli attacchi, l’esercito israeliano ha agito secondo i più alti standard internazionali” ha affermato il ministro degli Esteri.

(Nella foto: un uomo palestinese tiene in braccio le sue figlie, Shada e Lama al-Ejla, che erano rimaste ferite durante un attacco da parte di un carro armato israeliano, mentre lascia l’ospedale di al-Shifa il 18 luglio 2014 nella città di Gaza. AFP/File Mahmud Hams)

Traduzione di Aisha Tiziana Bravi