Rapporto: dispositivi di attivisti e funzionari palestinesi invasi da spyware israeliano

Palestine Chronicle. I telefoni di sei attivisti e funzionari palestinesi per i diritti umani sono stati hackerati utilizzando spyware della società di sorveglianza israeliana NSO Group, secondo quanto ha affermato un rapporto divulgato lunedì da ricercatori della sicurezza.

Lunedì, l’organizzazione no-profit irlandese Frontline Defenders ha riportato i suoi risultati in un rapporto tecnico congiunto, insieme ad Amnesty International e al Citizen Lab dell’Università di Toronto, confermando in modo indipendente i risultati.

I dispositivi di diversi dipendenti del ministero degli Esteri palestinese, le cui identità non sono ancora state rivelate, sono stati hackerati dallo spyware israeliano, secondo quanto riferito da al-Araby al-Jadeed.

La Fondazione al-Haq ha rivelato in esclusiva ad al-Araby al-Jadeed di aver scoperto, il 16 ottobre, che il dispositivo di uno dei suoi dipendenti, il ricercatore sul campo Ghassan Halaika, è stato invaso dal programma Pegasus.

Ciò ha spinto al-Haq ad indagare e comunicare con altre istituzioni palestinesi prese di mira da Israele, ed esaminare alcuni degli smartphone dei suoi dipendenti, in particolare quelli che usavano gli iPhone.

Frontline Defenders considera Israele il principale sospettato dietro gli attacchi. Le prime due intrusioni sono state identificate poco dopo che il ministro della Difesa israeliano, Benny Gantz, ha classificato i sei gruppi della società civile palestinese come organizzazioni “terroristiche”.

Lo spyware Pegasus è noto per essere utilizzato contro giornalisti, attivisti per i diritti umani e dissidenti politici, dal Messico all’Arabia Saudita.

Il 3 novembre, il dipartimento del Commercio degli Stati Uniti ha deciso di aggiungere il gruppo israeliano NSO e Candiru alla sua lista nera commerciale.

Traduzione per InfoPal di F.H.L.