Agenzie. Ieri, durante la seduta del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, Gran Bretagna, Francia e Usa hanno chiesto a Israele di condurre “indagini indipendenti e credibili” sulle accuse rivoltele dal Rapporto Goldstone.
Il rappresentante israeliano al Consiglio di Sicurezza, Gabriela Shalev, ha definito la relazione di Goldstone un “rapporto che è caduto dentro la trappola strategica guidata dalle organizzazioni terroristiche nel mondo”.
Il vice-ambasciatore Usa alle Nazioni Unite, Alejandro Wolff, ha affermato che il suo Paese prende le accuse “seriamente”, nonostante ritenga il Rapporto troppo sblilanciato, e sollecita Israele a condurre indagini. E ha aggiunto che gli Usa non rivolgono la stessa richiesta a Hamas perché “non ha le istituzioni o la capacità di condurre una analoga indagine sulla propria condotta”.
Anche gli ambasciatori di Gran Bretagna, John Sawers, e Francia, Gerard Araud, hanno invitato Israele a investigare sulle accuse, sottolineando che quella condotta dall'esercito “non era sufficiente” in quanto non aveva trovato prove di crimini di guerra.
Il governo della Striscia di Gaza, tuttavia, si è detto disponibile ad aprire un'inchiesta, ricordando di aver dato da subito ampio sostegno alle indagini svolte dal giudice sudafricano.
“Sebbene non siamo d'accordo su alcuni punti del Rapporto – ha spiegato ieri il ministro degli Esteri di Gaza – agiremo sulla base delle sue raccomandazioni e avvieremo un'indagine sui supposti crimini commessi dai membri della Resistenza”.
Il governo della Striscia ha accolto positivamente la notizia della riapertura, da parte del Consiglio per i Diritti umani dell'Onu, del dibattito sul Rapporto Goldstone, e ha espresso apprezzamento per le indagini svolte dal giudice sudafricano.