Rapporto: il conflitto in Siria potrebbe dare nuova forza ad “al-Qaeda”

20.siRT. Secondo un rapporto di due statisti americani, Al-Qaeda, pronta a tutto pur di recuperare dopo le guerre in Iraq e Afghanistan e senza più la propria mente terroristica, Osama Bin Laden, in Siria potrebbe avere un’opportunità di rimettersi in carreggiata.

Il rapporto arriva mentre il Congresso americano sta considerando se approvare un attacco militare contro il regime siriano del presidente Bashar Assad, accusato dall’amministrazione Obama dell’attacco chimico del 21 agosto in un quartiere di Damasco, che ha causato centinaia di morti e feriti fra i civili.

“La guerra civile in Siria potrebbe fornire ad Al-Qaeda un’opportunità di riorganizzarsi, prepararsi e pianificare nuove operazioni”, hanno concluso l’ex membro della Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti Lee H. Hamilton e l’ex governatore del New Jersey Thomas H. Kean, in un riassunto delle scoperte del rapporto. “I combattenti stranieri, temprati in quel conflitto, potrebbero alla fine destabilizzare la regione o unire le forze per pianificare attacchi all’Occidente”.

Il rapporto, intitolato “Terrorismo jihadista: una valutazione della minaccia”, è stato pubblicato lunedì dal Bipartisan Policy Center, un gruppo di esperti di Washington.

Pur ammettendo che sia troppo presto per predire la minaccia sul lungo termine rappresentata da Al-Qaeda e altri gruppi terroristici, il documento avvisa che “la giusta successione di circostanze nell’instabile Medio Oriente” potrebbe portare nuova linfa all’interno delle reti terroristiche.

L’imprevedibilità delle forze ribelli, tra le quali notoriamente si trovano elementi terroristici, è ciò a cui Assad si riferiva quando aveva avvertito, in una recente intervista alla CBS, che gli Stati Uniti avrebbero dovuto “aspettarsi di tutto” nell’eventualità che Washington si fosse decisa a continuare un attacco.

Il rapporto ritorna sulle circostanze della guerra irachena, argomentando che l’estremamente controversa operazione militare statunitense “ha rivitalizzato la rete [di Al-Qaeda] e le ha dato nuova rilevanza”.

Allo stesso modo, il conflitto siriano potrebbe offrire un comodo e sicuro paradiso per il Fronte di Al-Nusra, affiliato di Al-Qaeda, avverte, aggiungendo che Al-Nusra “è largamente consiterata come la più efficiente forza combattente in Siria”.

Nel frattempo, sembra che il gruppo abbia imparato un paio di cose a proposito delle pubbliche relazioni, astenendosi dall’imporre una legge islamica tassativa sulla popolazione, optando invece sulla fornitura di servizi sociali nella regione martoriata dalla guerra.

“Per il momento, Al-Nusra non sta imponendo regole di stampo talebano sulla popolazione come [Al-Qaeda in Iraq] aveva fatto nella provincia di Anbar durante i primi anni della guerra in Iraq”, dice il rapporto. Invece, Al-Nusra “sta operando in modo simile a Hezbollah, come un fornitore su larga scala di servizi sociali”, quali punti per la distribuzione di cibo e ospedali.

“Questa è una specie di prima volta per un’affiliata di Al-Qaeda: sviluppare un approccio maoista, ‘popolo-centrico’, per portare a compimento un’insurrezione di successo”, aggiunge il report.

Nel frattempo, ci sono altri gruppi che combattono dalla parte dell’opposizione ribelle che sono altrettanto pericolosi quanto Al-Qaeda.

A gennaio, secondo l’Assyrian International News Agency, era trapelata una comunicazione che forniva una visione scioccante su come i funzionari sauditi avessero commutato le sentenze di 1200 prigionieri del braccio della morte, dietro la condizione che si unissero ai ribelli in Siria per combattere Assad.

La comunicazione recitava: “Abbiamo raggiunto con loro l’accordo che saranno esentati dalla pena di morte, e verrà dato uno stipendio mensile alle loro famiglie e ai loro cari, ai quali verrà impedito di viaggiare al di fuori dell’Arabia Saudita, in cambio della riabilitazione degli accusati e del loro addestramento per mandarli al jihad in Siria”.

Secondo il rapporto, i funzionari sauditi, ansiosi di vedere Assad rimosso dal potere, hanno dato una scelta ai prigionieri: la decapitazione o la partecipazione alla guerra civile siriana dalla parte delle forze ribelli.

Si dice che abbiano accettato l’offerta prigionieri dallo Yemen, dalla Palestina, dall’Arabia Saudita, dal Sudan, dalla Siria, dalla Giordania, dalla Somalia, dall’Afghanistan, dall’Egitto, dal Pakistan, dall’Iraq e dal Kuwait.

Traduzione a cura di Elisa Proserpio