Rapporto OMS: Israele nega accesso di malata gazawi alle cure mediche

Gerusalemme – WAFA. A Kafa, una paziente di 55 anni di Rafah, nel sud della Striscia di Gaza, è stata diagnosticata la leucemia linfocitica cronica (LLC) nell’agosto 2018.

Kafa è stata sottoposta a chemioterapia presso l’Ospedale Europeo di Gaza, a Khan Younis. Dopo aver inizialmente risposto bene alla chemioterapia, Kafa è stata indirizzata urgentemente all’Istishari Hospital di Ramallah, in Cisgiordania, nel gennaio del 2020, per ricevere un medicinale chiamato ibrutinib, un anticorpo monoclonale utilizzato nel trattamento della LLC, poiché i nuovi risultati mostravano che aveva una ricaduta e che la malattia non rispondeva più al suo precedente regime di trattamento.

“Ho presentato dieci richieste di permesso alle autorità israeliane per attraversare Erez (Beit Hanoun) e ricevere le cure, ma ne hanno approvato solo una”, ha affermato.

Kafa ha chiesto per la prima volta un appuntamento in ospedale a novembre del 2019. Di conseguenza, era stava convocata per un interrogatorio di sicurezza, ma ha riferito di aver aspettato tutto il giorno al checkpoint di Beit Hanoun/Erez per poi dover tornare a Gaza, senza essere ricevuta da nessuno. Tra dicembre 2019 e gennaio 2020, ha presentato altre quattro richieste, ma tutte le sono state negate o rimandate.

Infine, a febbraio del 2020, dopo un ritardo di circa tre mesi e dopo aver fatto appello alle decisioni delle autorità israeliane attraverso il Centro palestinese per i diritti umani ed il Centro per i diritti umani al-Mezan, a Kafa è stato approvato un permesso di viaggio per cure.

Commentando il permesso, ha affermato: “Sono stata convocata per un interrogatorio di sicurezza circa dieci giorni prima dell’appuntamento [per ricevere il trattamento]. Durante l’interrogatorio, l’ufficiale israeliano ha notato il mio cattivo stato di salute e mi ha detto che mi avrebbe permesso di attraversare [la frontiera] per ricevere cure. Ero così felice. Successivamente, ho raggiunto l’ospedale Istishari per le cure mediche, ma quella è stata l’unica volta in cui sono stata in grado di andare all’ospedale”. Tra febbraio ed ottobre 2020, Kafa non ha chiesto di viaggiare per ricevere trattamenti, a causa dell’epidemia di COVID-19 in Israele e in Cisgiordania. È rimasta nella Striscia di Gaza, e la sua capacità di richiedere i permessi d’uscita è stata complicata dalla fine del coordinamento per le domande di permesso dell’Autorità Palestinese durante questo periodo. A ottobre, tuttavia, dopo un’altra ricaduta, Kafa ha fatto nuovamente domanda per ricevere cure al di fuori della Striscia di Gaza, questa volta attraverso il meccanismo di coordinamento temporaneo dell’OMS per le richieste di permessi di pazienti e accompagnatori.

Dall’ottobre 2020, Kafa ha presentato quattro domande di permesso per uscire dalla Striscia di Gaza per cure, tutte negate. Le è stato chiesto di sottoporsi nuovamente a un interrogatorio di sicurezza.

Kafa lavora come donna delle pulizie in uno degli ospedali del ministero della Salute nella Striscia di Gaza. Ha una famiglia di sei figli e la sua malattia le ha reso difficile continuare il lavoro e prendersi cura dei figli.

Traduzione per InfoPal di F.H.L.