Rapporto: proseguono le violazioni israeliane a Gerusalemme

gerusalemmeGerusalemme-Quds Press. Il Centro Studi e documentazione Abdullah al-Hourani, appartenente all’Organizzazione per la liberazione della Palestina (Olp) ha pubblicato il suo rapporto mensile sulle violazioni israeliane contro il popolo palestinese nel corso del mese di settembre.

Il rapporto ha illustrato le violazioni israeliane commesse contro i palestinesi e le loro proprietà in Cisgiordania, Gerusalemme e la Striscia di Gaza.

Ebraicizzazione di Gerusalemme. Il centro ha riferito che le politiche sistematiche israeliane, atte a ebraicizzare la città Santa e cambiare la sua identità (araba, musulmana e cristiana) proseguono, affermando che “le irruzioni nella moschea di al-Aqsa sono diventate pratiche quasi quotidiane, effettuate dai coloni protetti dalla polizia israeliana”.

Ha quindi indicato le più importanti violazioni israeliane commesse a Gerusalemme nello scorso mese:

Proseguono gli scavi di due nuovi tunnel sotterranei, uno principale, parte da Ein Silwan e si estende fino all’avamposto coloniale denominato, Centro visitatori della Città di Davide, passando dalla parte sud ovest della moschea di al-Aqsa, il cui scavo è stato recentemente ripreso nell’area delle Porta dei Magrebini. Mentre un altro tunnel si estende parallelamente al primo, partendo dalla parte sud della moschea e proseguendo verso nord. Il centro ha rivelato che il primo tunnel si estende a ridosso delle fondamenta di al-Aqsa.

Il Comune di Gerusalemme ha spianato vasti terreni nel villaggio al-Issawiya per scavare un canale che separa il villaggio palestinese dall’insediamento di HaGiv’a HaTzarfatit (la Collina Francese), su richiesta degli abitanti di quest’ultimo.

Diverse crepe si sono create in una serie di edifici e appartamenti situati nel quartiere al-Qurami, di Gerusalemme, a causa degli scavi israeliani effettuati sotto alla città vecchia e alla moschea di al-Aqsa. Numerose famiglie sono state evacuate di seguito.

Nel quartiere di al- Saadia di Gerusalemme, le forze israeliane hanno notificato ai residenti una decisione che permette all’occupazione di irrompere nelle loro case, in qualsiasi momento, per appostarsi sui loro tetti, minacciandoli di arresto nel caso si rifiutassero.

Il Comitato per gli Affari interni del Knesset ha deciso che gli ebrei hanno il diritto di accedere liberamente alla moschea di al-Aqsa ed eseguire i riti religiosi al suo interno. Inoltre, esso ha sostenuto che è compito della polizia garantire la sicurezza e la protezione di tutti coloro che decidono di accedervi. Allo stesso tempo, diversi gruppi di coloni hanno assaltato, su base quotidiana, la moschea, sotto la protezione delle forze di polizia israeliana.

Le autorità di occupazione hanno anche consegnato decine di ordini di demolizione amministrativi ai proprietari gerosolimitani di case e strutture, con il pretesto dei mancati permessi edilizi.

Le demolizioni. Anche nel mese di settembre, con il pretesto dell’assenza di permessi per costruzione, le autorità di occupazione hanno proseguito nella politica di demolizione degli edifici e delle strutture palestinesi. Infatti, il villaggio di Khirbet Makhoul, situato nella Valle del Giordano settentrionale è stato demolito, mentre i suoi 120 abitanti sono stati sfollati. A Jenin invece, nel villaggio di Barta’a, diettro al Muro della separazione, decine di strutture commerciali e industriali, tra cui un complesso in costruzione, sono stati demoliti. Nel villaggio di al-Zai’im, nei pressi di Gerusalemme, le forze israeliane hanno abbattuto otto abitazioni appartenenti alla comunità beduina. Anche a Gerico, un’abitazione è stata demolita nel villaggio di Fasayel

Nello stesso contesto, una famiglia palestinese è stata costretta a demolire la propria casa, di 100 metri quadri, a Gerusalemme, nel quartiere di Jabal al-Mukabber (Monte Scopus) al fine di evitare di pagare una pesante multa. A Silwan, sud della moschea di al-Aqsa, gli addetti comunali israeliani hanno notificato ordini amministrativi di demolizione nei confronti di quattro strutture commerciali e di un campo sportivo, sempre con il pretesto del mancato permesso.