Il Comitato per la difesa del territorio e delle case di Silwan ha pubblicato un rapporto in cui illustra la politica delle demolizioni, attuata da Israele contro i palestinesi allo scopo di spingerli ad abbandonare la propria città, svuotandola dai suoi abitanti originari. Il rapporto afferma che circa 22.500 abitazioni palestinesi a Gerusalemme e periferia, sono classificate dalle autorità israeliane come “case abusive da demolire” . Inoltre, il Comitato ha sottolineato che 130mila cittadini di Gerusalemme non possiedono una casa nella propria città.
Il rapporto pubblicato martedì 6 novembre riferisce che il 52 per cento del territorio di Gerusalemme è occupato da 18 insediamenti israeliani, e il 28 per cento è definito Zona Verde, cioè una riserva strategica per futuri progetti di costruzione coloniale: in quella zona, i palestinesi non hanno il diritto di costruire. Inoltre, aggiunge il rapporto palestinese, i terreni destinati alla costruzione di strade e luoghi pubblici rappresentano meno del 10 per cento del territorio della Città Santa, per cui rimangono 125 chilometri quadrati – il 10 percento del territorio di Gerusalemme -, nei quali ai palestinesi è concesso il diritto di edificare. Tuttavia, la maggior parte di questi terreni si trova all’interno di aree residenziali in cui le procedure per ottenere i permessi di costruzione sono complesse, difficili e costose.
Il capo del Comitato per la difesa del territorio e delle case di Silwan, Fakhri Abu Diab, ha dichiarato che, dal 1948, l’occupazione ha demolito almeno 2.019 case appartenenti a cittadini palestinesi di Gerusalemme, per un valore totale di 600 milioni di dollari.