Nablus / PNN. Secondo un rapporto sui diritti umani pubblicato il 1° dicembre, l’uso della tortura e dei maltrattamenti da parte delle autorità israeliane contro i palestinesi è un processo sistematico e generale.
La Coalizione contro la Tortura sistiene che Israele non ha la volontà, ma ne avrebbe la capacità di adempiere ai suoi obblighi derivanti dalla Convenzione contro la Tortura.
Il gruppo composto da 14 organizzazioni palestinesi ed israeliane per i diritti umani ha pubblicato il rapporto annuale per il 2008. Da questo emerge l’evidenza degli atti, della complicità o dell’omissione dei fatti da parte degli ufficiali di stato a tutti i livelli.
Le parti che risultano colpevoli includono membri dell’esercito, dell’intelligence, della polizia, branche giudiziare e di governo.
La coalizione sostiene che, data la cultura dell’impunità e dell’immunità prevalente in Israele, la situazione è ben lungi dal migliorare.
Nel suo rapporto annuale 2008, la Coalizione contro la Tortura – composta da 14 organizzazioni palestinesi ed israeliane per i diritti umani – ha preparato un intenso studio che include un’analisi critica sulla responsabilità di Israele rispetto la Convenzione contro la Tortuta e altri trattamenti crudeli, disumani o degradanti trattamenti o punizioni (Convenzione contro la Tortura).
Il rapporto esamina l’uso continuatico e sistematico della tortura da parte di Israele, sia nei Territori Palestinesi Occupati sia in quelli israeliani.
In base al mandato della Coalizione contro la Tortura, il rapporto annuale è stato realizzato attraverso materiale fornito dalla Coalizione al Comitato ONU contro la Tortura nel settembre 2008.
Il testo del rapporto, compilato dai membri della coalizione, comprende oltre 80 pagine di testimonianze ed estratti di testimonianze.
Nel redigere il rapporto, la Coalizione ha studato i casi di tortura e maltrattamenti da parte delle autorità israeliane contro i palestinesi sin dal momento del loro arresto per tutto il periodo dell’interrogatorio e della detenzione. Ha ripercorso le confessioni nelle corti militari ottenute sotto minaccia.
Il rapporto ha inoltre riportato le seguenti questioni:
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L’uso della tortura e maltrattamenti in condizioni insolite, comprende: le demolizioni di abitazioni e l’assedio di Gaza, il divieto da parte dei servizi di sicurezza israeliani di permettere ai malati di lasciare la Striscia di Gaza per ricevere cure mediche.
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La continua adozione della politica di isolamento e il divieto imposto ai detenuti palestinesi di avere assistenza legale nell’immediato.
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La politica discriminante applicata dalla legge è diretta ai prigionieri palestinesi e non ai cittadini israeliani.
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L’immunità di cui godono gli investogatori dello Shin Bet, gli ufficiali di polizia e i membri dell’esercito che praticano la tortura e maltrattamenti sui detenuti palestinesi, tra cui anche bambini di 12 anni d’età.
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Un’eccezione legale che permette ai membri dello Shin Bet di non rispettare leggi e regolamenti che prevedono l’uso di registrazioni audio e video durante gli interrogatori dei prigionieri palestinesi.
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Il fallimento di Israele nel bandire l’uso della tortura e maltrattamenti non rientra nella legge nazionale israeliana come invece richiede il Comitato ONU contro la Tortura, obbligazione questa per tutti gli stati firmatari della Convenzione.
Link: english.pnn.ps/index.php? option=com_content&task=view&id=4119&Itemid=28
(Traduzione di Elisa Gennaro)