Rapporto Undp: la ricostruzione di Gaza ostacolata dall’embargo israeliano

Gaza – Palestine-info. Secondo un rapporto dell'Onu pubblicato domenica, l'embargo israeliano rende vani gli sforzi della comunità internazionale diretti a ricostruire la Striscia di Gaza del dopo-conflitto: gran parte delle proprietà e delle infrastrutture danneggiate durante la guerra sono così ancora in attesa di essere ricostruite.

Nel rapporto, redatto dallo United Nations Development Program (Undp), si legge che molti dei lavori di riparazione sono stati portati avanti utilizzando il materiale da costruzione transitato dal confine egiziano.

Il milione e mezzo di persone residenti a Gaza si è infatti affidato a una rete di gallerie scavate sotto la frontiera fin da quando Israele ed Egitto hanno reso più severi i controlli, in seguito alla vittoria alle elezioni legislative del 2006 da parte del movimento palestinese islamico Hamas.

Le gallerie vengono sfruttate per importare beni fondamentali, quali cibo, elettrodomestici, materiale edile e addirittura bestiame.

A causa delle restrizioni dei due Paesi vicini, riferisce il rapporto, i tradizionali donatori internazionali trovano serie difficoltà ad assistere Gaza in modo efficiente. Inoltre, “molti membri della comunità internazionale, incluse le Nazioni Unite, si sono finora rifiutati d'impiegare i materiali 'contrabbandati' sotto i tunnel, limitando così il loro ruolo nella ricostruzione”.

“Mentre si avvertono alcuni segnali di ripresa, la realtà sul campo mostra che la comunità internazionale è nel complesso inefficiente nel soddisfare le necessità della popolazione di Gaza”.

Almeno 6.268 case, continua il rapporto, sono state distrutte o seriamente danneggiate durante l'aggressione militare israeliana alla densamente popolata – e gravemente impoverita – città di Gaza, durata dal 27 dicembre 2008 al 18 gennaio 2009.

Esaminando le attività portate avanti dalla fine dei 23 giorni di guerra israeliana al gennaio del 2010, solo il 25% dei danni risulta essere stato riparato, in gran parte riciclando macerie e detriti trovati sul posto.

Per quanto riguarda la ricostruzione delle case e delle infrastrutture agricole, le organizzazioni arabe e islamiche si sono rivelate più efficienti delle agenzie internazionali occidentali, ostacolate dal blocco israeliano all'importazione dei materiali.

Il rapporto ha citato alcune di queste organizzazioni, quali Islamic Relief, la Mezzaluna Rossa del Qatar, Qatar Charity, Human Appeal International, l'associazione di beneficenza al-Rahma e Mercy Malaysia.

Passando alle necessità finanziarie, l'Undp stima che, oltre ai 173 milioni di dollari già spesi per le riparazioni nel 2009, occorreranno altri 527 milioni solo perché Gaza ritorni alle sue condizioni materiali precedenti alla guerra.

Tra le conseguenze dell'embargo d'Israele, la compagnia per l'elettricità di Gaza ha avvertito che la crisi energetica di Gaza potrebbe peggiorare durante l'estate se la regione non riceverà rifornimenti sufficienti di carburante.

Le alte temperature estive, spiega la compagnia, ridurranno infatti la capacità produttiva dell'impianto, che funziona solo con un generatore da quando gli altri sono stati spenti.

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